SETTEMBRE 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’amministratore disonesto della parabola di Luca è ogni fedele che considera Dio come padrone piuttosto che nelle vesti di Padre misericordioso. Questi, nell’approssimarsi alla morte, sa che dovrà rendere conto a Dio della sua condotta nella consapevolezza delle enormi ricchezze spirituali ricevute. Il Padre misericordioso lo avverte che presto sarà privato dell’amministrazione del suo corpo, del quale egli giustamente non si sente proprietario. La sapiente considerazione che elabora, vivendo da schiavo piuttosto che in qualità di servo per amore e di fratello in Cristo del suo prossimo, è quella di non avere più la forza di rivangare nella sua terra corporea alla ricerca della perla preziosa, né di mendicare agli altri le Verità di fede mai interiorizzate. Allora realizza di essere stato ricco in vita di un bene inestimabile che è l’Eucarestia ma di non averne fatto ancora  dono ad alcuno. Convoca pertanto i debitori del suo Padrone, che sono le anime bisognose del Purgatorio, chiedendo a ciascuno circa il debito contratto in vita con Dio. Queste si sono indebitate in relazione al Pane che non hanno spezzato coi fratelli e in relazione alla confessione che avrebbe permesso loro, grazie alla remissione dei peccati, di poter galleggiare sul male in agguato. Il Padre misericordioso loda la sua condotta disonesta ma generosa verso il prossimo nonostante l’immaturità della sua fede e continua affermando che gli uomini sono più astuti tra loro di quanto non siano gli angeli, figli della luce e non della carne. L’invito che Gesù rivolge a quanti lo conoscono ma non lo amano in pienezza è di donare quanto hanno ricevuto al prossimo che vive sulla terra, sotto terra e nei cieli per essere accolti al momento del trapasso nelle dimore della vita eterna che costituiscono la Casa del Padre. La fedeltà di un credente è assoluta e non fa differenza tra i piccoli precetti evangelici e le grandi Verità della fede, così come chi è disonesto e infedele nelle piccole cose lo è anche nelle grandi. Il credente che non è stato onesto dinanzi al dono dell’Eucarestia che in sé ha bisognoso di essere subito comunicato agli altri come potrà ricevere la ricchezza della vita eterna e della resurrezione del proprio corpo? Nessuno schiavo potrà comprendere la misericordia di Dio se non si sarà fatto prima  servo del Suo Amore, così come nessuno potrà ascoltare un tale linguaggio se prima non sarà passato dalla condizione di creditore a quella di debitore. Infine nessun servitore dell’Amore di Cristo potrà più tradirlo per seguire il padre della menzogna con i suoi seguaci, dei quali ha in odio le loro infime e diaboliche macchinazioni. Dio si segue nella povertà donando agli altri quanto si è ricevuto senza mai accumulare ricchezze spirituali e materiali soltanto per sé. 

   

 

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