LUGLIO 2018

 


MONASTERI E SANTUARI

Sono edifici corporei umani che hanno conosciuto e continuano a sperimentare sulla Terra la gioia di avere ricevuto la vita da Gesù, nella consapevolezza giovannea di come tutto sia stato fatto per mezzo di Lui e di come senza di Lui niente sia stato fatto di tutto ciò che esiste. Il termine monastero vuole esprimere la complessità insita nel corpo e nell’anima di ciascuna persona che diviene assimilabile ad un vero e proprio complesso edilizio monastico in grado di accogliere, entro le sue mura cellulari, le anime dei numerosi viandanti e ospiti di passaggio. Ciascuna di tali strutture abbaziali ha ben radicata sin dalle profondità delle sue fondamenta la maternità di Maria, che considera madre di Dio e di ogni uomo e che riconosce quale unica e vera difesa dal male. La custodia di san Giuseppe, Suo sposo terreno e padre putativo di Gesù, diviene per Suo tramite custodia di ogni monastero. Essa è avvertita in modo particolarmente vivo nel monastero unitamente alla protezione dello Spirito Santo, Suo sposo divino, che in Maria sarà chiamato a diventare lo sposo del monastero, cresciuto sacramentalmente fino al punto di raggiungere la maternità nella fede del concepimento di Gesù. È su queste basi che si muovono ed operano i monasteri deambulanti dell’umanità, sperimentando nel quotidiano le dinamiche interne ed esterne che li caratterizzano, connessi alla Vergine al pari di figli concepiti una seconda volta nel Suo santo grembo. Maria è dunque percepita madre sin dall’eternità di Dio e del Corpo Mistico dell’Unigenito che fa dono ai Suoi figli della Sua maternità attraverso i sacramenti nella quotidianità. Per Suo tramite è stata donata all’umanità la più perfetta ed inattaccabile fratellanza universale.

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Il chiostro, il capitolo, la biblioteca, la cella, il refettorio, l’infermeria, il cimitero, la foresteria, il giardino , la cucina, il gabinetto, la scuola, il noviziato, l’azienda agricola, il laboratorio, il giardino, il magazzino, l’abate, il priore, il coadiutore, il cantore, il portinaio, il sagrestano, il cellerario, il refettorista, il cuciniere, l’infermiere, l’elemosiniere, il maestro degli ospiti, il ciamberlano, il maestro dei novizi, il settimanale, l’antifono, vivono tutti e ciascuno nel proprio ruolo entro le mura dell’edificio claustrale corporeo che ha posto la Chiesa al centro di ogni cosa. In particolare, i fedeli che si accostano al sacramento eucaristico, i cosiddetti comunicandi, sono i primi a sperimentare tale intimo livello di alta spiritualità mariana, indossando regolarmente la veste sacramentale sopra gli abiti della quotidianità. È da tale armonia tra Cielo e Terra che può difatti avere luogo, sotto le direttive divine e nella fedeltà agli impegni assunti nella vita da ciascuno, il passaggio nodale dal sacrificio di Cristo al sacramento eucaristico operante nella quotidianità. Da tale mistico transito scaturiranno e si intensificheranno l’amore e la fiducia personali verso Gesù, che porteranno il credente all’amore sincero verso il prossimo quale espressione di una comunione fraterna, non più come manifestazione di schemi o atteggiamenti correlati all’umano convitto. Il prossimo sarà allora percepito sotto una nuova luce, come distinta e preziosissima cellula al servizio di un particolare tessuto del Corpo Mistico e non più in riferimento al livello di sviluppo fisico e intellettuale raggiunto, o alle condizioni di salute in cui versa oppure all’etnia culturale, linguistica e storico-sociale di appartenenza. Su queste fondamenta si ergono i monasteri umani che irradiano al mondo l’opera e i manufatti specifici prodotti dentro le loro mura. Questa particolare percezione ecclesiale costituisce il sistema antisismico del monastero, in grado di dominare qualsiasi evento fausto e infausto della vita personale, familiare e sociale in virtù della maternità spirituale acquisita, capace di generare una rinnovata figliolanza nella relazione con Dio e una rifiorita fratellanza tra gli uomini sotto un’unica paternità divina.

È fondamentale sottolineare come ciascun monastero sorga rigorosamente sulle rovine di una preesistente struttura architettonica innalzata dal fedele sul terreno sabbioso di un’esistenza vissuta nel peccato. Chi decide di intraprendere un cammino di conversione avrà dato avvio alla ricostruzione del proprio edificio claustrale soltanto dopo averne constato il reale stato di abbandono nel confessionale e verificato il crollo delle sue mura. Nel corso dell’opera di ristrutturazione toccherà allora con mano la presenza misericordiosa di Dio realizzatasi attraverso l’intervento puntuale e fedele delle potenze celesti. La prima fase di ricostruzione alla quale il fedele sarà chiamato consisterà nel riposizionare l’altare della Chiesa al centro della sua vita e, nel realizzarla, sperimenterà come l’altare abbia fatto parte del suo essere sin dal concepimento pur mutando forma con il progredire della crescita. Realizzerà come tale altare sia stato eretto sin dalla prima fase della sua corporeità zigotica unicellulare sotto forma di una membrana nucleare che, sotto la spinta della differenziazione cellulare e passando attraverso forme intermedie, sarebbe giunta in ultimo alla struttura definitiva della volta diaframmatica. Il fedele prenderà sempre più consapevolezza di come, nel corso del suo divenire fisico, altri altari si siano materializzati e disposti lungo la navata principale della sua corporeità e lungo le navate laterali. Tra questi il diaframma pelvico, l’epiglottide, la lingua, i diaframmi iridei, le membrane del timpano, le narici e la volta cranica. Approfondendo questo tipo di conoscenza di sé, di Dio e del mondo, ciascun amministratore del proprio monastero rileverà come al suo interno fosse già stata presente, sin dalla posa della prima pietra cellulare, una vera e propria liturgia circadiana sintonizzata con la vita comunitaria, sociale e spirituale degli ospiti del proprio monastero e con la vita degli altri monasteri. Soltanto a ricostruzione avvenuta il fedele potrà realizzare pienamente che la sua persona è stata da sempre prevista e voluta da Dio Padre quale tralcio connesso alla vite eterna del Suo Unigenito, bisognosa di essere potata annualmente per fare spazio a nuovi tralci carichi di nuovi frutti. Nulla andrà sprecato del frutto della vite che è piantata nella terra immacolata mariana, nella potenza dello Spirito Santo. Anatomicamente, in un corpo compiuto, l’altare principale diaframmatico, impari e mediano, divide il piano inferiore addominale dal piano superiore toracico e offre passaggio a numerose strutture che lo attraversano verticalmente. La base dell’altare è concava ed è costituita da fasci muscolari che si irradiano in direzione delle coste, dello sterno e dei corpi vertebrali. Sulla sua convessità, in corrispondenza del centro frenico a forma di trifoglio, si adagiano il cuore al centro e i due polmoni ai suoi lati. È su questo piano in continuo movimento che gli amministratori dei monasteri ristrutturati pregano ad ogni sistole e diastole la loro liturgia personale, in memoria della stanza al piano superiore che Gesù scelse per la celebrazione della santa Cena, spiritualmente uniti al rendimento di grazie che la Chiesa universale eleva quotidianamente e ripetutamente al Padre.

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Dalle due superfici plantari, passando per il diaframma pelvico e salendo in direzione della volta diaframmatica, si compendia il primo tratto ascendente del cammino di conversione del fedele. Dalle sue estremità inferiori e più esattamente dalla lavanda dei piedi che Gesù effettuò nel Cenacolo a favore dei Suoi discepoli, ha inizio l’opera di ricostruzione di ciascun monastero che, da edificio personale, diviene progressivamente una struttura comunitaria ed infine un complesso ecclesiale. Il viaggio, difatti, è destinato a proseguire verso l’alto non solo a vantaggio di chi ha ricevuto l’amministrazione del monastero ma anche di quanti sono ospiti nelle sue mura. Il cammino di conversione procede di pari passo con il cammino di conoscenza di Gesù ed è indispensabile per fare ritorno a Casa del Padre. In quel giovedì santo tanto lontano nel tempo ma così attuale nella liturgia della celebrazione eucaristica, gli apostoli furono invitati a fare memoria, al piano superiore del cenacolo, del passaggio epocale compiuto dall’umanità nel transitare dalla condizione di vita intrauterina acquatica alla condizione extrauterina di vita aerea. Quel gesto rivolto agli apostoli voleva rappresentare un invito a riflettere attentamente sui transiti effettuati dall’umanità nel passare dalle acque intratubariche materne alla terraferma uterina e, con il parto, dalla vita intrauterina alla vita extrauterina aerea. Gesù, facendosi protagonista di tale gesto, si attesta Artefice e Signore dei tre guadi e prepara contestualmente i Suoi al quarto trapasso quando, dall’alto della Croce, affiderà l’umanità nata dalla Terra al grembo di Sua madre assunta in cielo quale madre universale. Gesù sperimenterà per primo sulla Sua Persona tale prodigio e trascinerà conseguentemente ogni singola vita umana, in virtù dell’umanità da Lui assunta, al fine di ricapitolare nella Sua carne e nel Suo divenire ontogenetico l’intera filogenesi umana. Sull’altare principale del monastero compiuto vi è difatti un piano inferiore sottodiaframmatico ed un piano superiore sopradiaframmatico. Dal momento che numerose condizioni possono arrestare anticipatamente lo sviluppo fisico di una persona, non a tutti è concesso di vedere il proprio corpo compiuto. Tuttavia, le anime di quanti non raggiungono in vita tale completezza possono comunque accedervi sacramentalmente al momento dell’offertorio, nella celebrazione eucaristica, grazie all’umanità che Cristo assume ad ogni transustanziazione che il Padre incessantemente glorifica. Nella parte sacrificale della celebrazione, quella in cui si attualizza il sacrificio di Cristo in maniera incruenta, avviene il passaggio di tali anime nel Suo Corpo transustanziato, dal piano basso dell’altare al piano toracico alto del medesimo, nell’assimilazione al mistero eucaristico del Corpo e del Sangue del Signore. I fedeli sacramentati e i comunicandi in particolare, ogniqualvolta ricevono l’Eucarestia diventano tramite di redenzione, di resurrezione e di salvezza di quelle anime che sono state loro affidate dalla divina provvidenza quali ospiti all’interno dei loro monasteri. Queste anime sono tutte passate dal crogiuolo della sofferenza e della morte in attesa di essere impastate e insaporite della conoscenza di Cristo per potere al momento opportuno prendere parte, ciascuna individualmente, ai misteri azimi della celebrazione eucaristica. È soltanto attraverso la santa Messa che si ha accesso al grembo immacolato dell’Assunta, all’interno del quale si cresce e si lievita misticamente come cellule del Corpo Mistico di Cristo. Nella parte sacrificale della celebrazione, alla quale i comunicandi sono invitati a partecipare in veste di tralci portatori dei frutti sacramentali, il celebrante consacra le specie eucaristiche perché, una volta consumate dai fedeli, servano da nutrimento a loro e alle anime di quanti sono ospiti dei monasteri. Al momento della consacrazione il sacrificio di Cristo, nell’Agnello immolato il cui Sangue espiatorio viene raccolto nel calice, ripristina l’immagine e la somiglianza con Dio che l’umanità intera aveva perso per via del peccato, avendone pagato il prezzo del riscatto con la Sua immolazione. Nella comunione Gesù prosegue l’opera di redenzione e offre per intercessione del comunicando, a lui e ai suoi ospiti, la resurrezione e la salvezza. Gesù garantisce a chi vive i Suoi insegnamenti, mettendosi alla sequela del vangelo, il centuplo di quanto ricevuto fino a quel momento insieme a persecuzioni da parte dei Suoi nemici e alla vita eterna quale premio finale. Alla fine del libro, Giobbe pregherà per i suoi amici, Dio accetterà la preghiera di intercessione e lo ristabilirà nella condizione precedente alle prove, rendendogli il doppio di quanto aveva ricevuto. L’autore del libro sottolineerà la rara bellezza delle tre figlie quasi a volere prefigurare la bellezza particolare di ciascuna delle tre staia di farina, impastate da Colei che ne avrebbe fatto un unico Pane. La manna che Dio concesse al popolo eletto per sostenerlo durante la lunga peregrinazione nel deserto fu la prima prefigurazione del sacramento eucaristico attraverso cui Dio volle sottolinearne la provenienza celeste, sotto le sembianze vegetali, di quella sostanza. Nel duplice episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, prefigurazioni del medesimo sacramento, la pedagogia divina ha voluto evidenziare il legame con la Terra mediante i pani e con le sue acque attraverso i pesci. La presenza simultanea del regno vegetale e del regno animale è anticipatoria di quanto accadrà al momento della transustanziazione con il pane trasformato nell’Agnello e l’acqua ed il vino nel Suo Sangue. Gesù, nel compiere il duplice miracolo, chiede alla folla di sedere sull’erba verde a gruppi di cento e di cinquanta persone. Tale postura amplia la superficie corporea a contatto con la Terra e costituisce un invito a riflettere sulle radici filogenetiche e ontogenetiche dell’uomo. Il Maestro, ancor prima di istituire il sacramento, prepara così gli apostoli a sviluppare una visione profonda ed ecclesiale del divenire di ciascun uomo sfamando la moltitudine dei presenti per loro tramite. La Sua intenzionalità redentiva, rigenerativa e salvifica è sempre indirizzata verso l’intera umanità, senza esclusione alcuna e sin dalla fase zigotica del concepimento dell’uomo. Donne e bambini non sono inclusi nel novero di quanti mangiano i pani e i pesci sia per ragioni storiche, coerenti con la mentalità del tempo la quale riteneva entrambe le categorie prive di diritti, sia per una ragione di ordine spirituale e profetico che nelle donne e nei bambini invitava a vedere le anime di quanti, divenuti ospiti nel monastero del comunicando, avrebbero potuto mangiare soltanto attraverso lui il sacramento eucaristico e beneficarne. Le anime dei defunti appartengono alla categoria umana più indifesa e più cara al Cuore di Dio, la Scrittura fa riferimento ad essa ogniqualvolta parla di donne, di vedove, di orfani e di bambini. Il defunto, avendo perso con la morte ogni diritto precedentemente acquisito in vita, disponendo nella sua nuova condizione di un corpo inanimato non può più essere conteggiato tra i presenti. È Dio che, attraverso il comunicando, provvede alle anime dei defunti donando loro, nel sacramento eucaristico, quel nutrimento vitale che non le farà venire meno lungo il cammino di ritorno verso la Casa del Padre. La sensibilità del fedele e in particolare di ciascun comunicando dovrà, dunque, crescere in direzione dell’intenzionalità redentiva, rigenerativa e salvifica di Gesù fino al punto da eleggerlo abate del suo monastero, che potrà continuare ad amministrare nelle vesti di priore. Qualora un credente sia chiamato ad un’esperienza di vita eremitica avrà la grande opportunità di spalancare le porte del suo monastero a tante anime di defunti e di rendere la sua solitudine riccamente popolata. Ogni fedele è comunque invitato ad interiorizzare nella sua corporeità monastica qualsiasi ospite bussi alla porta, accogliendolo come fosse un bambino o una donna perché è, in Cristo, un suo fratello. Per poter offrire una sana ospitalità è opportuno affidarsi preliminarmente alla maternità universale di Maria, alla paternità putativa e difensiva di san Giuseppe e restare in ascolto del sussurro del proprio angelo custode, nel ritmo pulsante del cuore e nel rispetto dei tempi di maturazione di ciascuno, in conformità alle direttive della Chiesa universale. Quando lungo il cammino di conversione si avrà la percezione della convessità diaframmatica dell’altare principale, solo allora si potrà accedere spiritualmente nelle camere interne del proprio cuore e attraversarle dall’atrio di destra al ventricolo omolaterale. Usciti dalla circolazione cardiaca e dopo aver visitato i due polmoni, si farà ritorno nuovamente al cuore entrando dall’atrio di sinistra per scendere da questi al ventricolo dello stesso lato. Il cuore è il motore pulsante che distribuisce, ad ogni sistole, il sangue che riceve dalla diastole, in maniera cadenzata e ritmica, dal centro fino alla periferia del corpo. Trascinati nel suo flusso ematico è nei cieli polmonari che la componente sanguigna nata dalla Terra incontra e sposa gli elementi gassosi che aleggiano nell’aria. Negli alveoli polmonari inspirazione ed espirazione, catabolismo e anabolismo, vita e morte si affrontano in un prodigioso scambio molecolare tra il triatomico diossido di carbonio e il diatomico diossido di ossigeno. Sei sono i vasi venosi diretti al cuore, due i fiumi arteriosi che da esso si dipartono, due le arterie che lo irrorano e molto personalizzato è il numero delle vene che ne drenano il sangue refluo. Un suggestivo solco crociforme, detto “Crux cordis” o “Croce del cuore” si disegna sul versante interno del suo calice pericardico, sulla faccia diaframmatica che si adagia sull’altare del piano superiore. Le dodici tribù d’Israele, in continuità con le dodici tribù della Chiesa apostolica per sua natura missionaria, si identificano ciascuna con il proprio stendardo venoso e arterioso in ognuno dei vasi sanguigni che entrano, escono e provvedono alla vascolarizzazione del cuore.

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Il secondo tratto del cammino ascetico è molto breve, si estende dall’arco aortico alla laringe, dal fiume aortico in uscita dal cuore, che è il giardino interno del monastero, alla regione del collo o della gola. È grazie al linguaggio parlato e al dono della memoria che è stata affidato da Dio al popolo eletto il compito di trasmettere ai posteri, di generazione in generazione, la Sua Parola nella configurazione originaria orale. La trasmissione perseverante e puntuale della Torah, giunta alla forma masoretica scritta, ha così espresso le note più alte nel dialogo tra Dio e l’uomo, raggiungendo con gli scritti neotestamentari il suo compimento definitivo. Attraverso la Parola e gli scritti è stata data all’uomo degli ultimi tempi la facoltà di confermare, tramandare o rinnegare la sua alleanza con Dio e di leggere nel cammino emblematico e travagliato del popolo ebraico il proprio cammino. La prima alleanza tra Dio Creatore e uomo creatura ebbe inizio con l’uomo adamico, proseguì con l’uomo Adamo-evitico, si perfezionò nell’uomo noetico, continuò nella fede coriacea di Abramo e culminò infine, con il «» di Maria, nell’Incarnazione di Dio fatto uomo che ha fatto di ogni uomo un figlio di Dio. Fu a Nazareth che ebbe luogo il mistico passaggio dalla Torah scritta sul rotolo alla Torah redatta nella carne. Il Verbo Incarnato, avendo preso la fisicità di un corpo mortale, ha dato inizio al cammino di Dio nella corporeità umana assunta sin dalla fase zigotica. Soltanto assumendo tale fisicità sin dal principio avrebbe, difatti, potuto redimere l’umanità intera dall’inizio e, solo offrendo la Sua Carne e il Suo Sangue di uomo compiuto avrebbe potuto riscattarla fino all’ultimo uomo. L’intera storia dell’alleanza, dunque, partendo da Adamo plasmato dal fango della Terra, giunge a Maria Immacolata che avrebbe cambiato il cammino della storia, concependo verginalmente Dio nel Suo grembo come madre e quale sposa dello Spirito Santo, divenendo ai piedi della Croce il calice della nuova ed eterna alleanza. Il piccolo diaframma mobile della glottide, conosciuto con il nome di epiglottide, è un elemento vitale per questo secondo tratto di cammino. In forza dell’azione meccanica vigile e attenta da lui svolta, la via respiratoria viene opportunamente chiusa o aperta per separare il flusso aereo riservato alla respirazione dal tratto gastro-enterico preposto al nutrimento. Per suo tramite, la Parola di Dio in uscita dal monastero non va confusa con il sacrificio eucaristico in entrata dalla sua porta, pena il riflesso della tosse e il rischio di morte per soffocamento. Chi non entra nel recinto cutaneo delle pecore per la porta ma vi sale da un’altra parte è un ladro e un brigante perché viola le finestre dei sensi. La ristrutturazione del complesso monastico del fedele è stata realizzata seguendo le indicazioni progettuali scritte nei quattro vangeli da una parte, utilizzando i materiali incomparabili e preziosissimi dei sacramenti dall’altra. Al momento della Comunione è il corpo del comunicando la sede viva della nuova ed eterna alleanza fondata sulla morte e resurrezione di Cristo. Nel ricevere il Santissimo Sacramento completo del Corpo, del Sangue, dell’Anima e della Divinità di Cristo, il monastero si lascia trasformare da una struttura abbaziale restaurata in un santuario nuovo e sede di colossali pellegrinaggi. Nell’Ostia consacrata e in ogni Sua più piccola parte si cela difatti la forza onnipotente, onnisciente e rinnovatrice di Gesù Zigote che, proprio a partire dal momento della Sua Incarnazione Zigotica Monocellulare avvenuta a Nazareth, riconsegna all’umanità pre-pasquale, pasquale e post-pasquale l’immacolatezza originaria che aveva perduto. La paternità del male e la sua propaggine concupiscente che fino a quel momento avevano agito indisturbate, vengono repentinamente neutralizzate dall’entrata prodigiosa della santa Comunione nelle mura abbaziali. L’Eucarestia scende verticalmente lungo la navata principale del monastero e una volta digerita, assorbita e assimilata raggiunge orizzontalmente ogni singolo mattone cellulare della struttura, trasformando l’intero edificio in un santuario vivente. La convocazione all’”Ultima Cena” ha per ciascun invitato al banchetto un seguito nel “Dopo Cena Eucaristico”. Il celebrante subito dopo la consacrazione del Corpo di Cristo offre difatti al Padre celeste, nel dopo Cena, a nome dell’intera assemblea il Sangue versato e raccolto da Maria Santissima nel calice dell’eterna alleanza. Il Sangue di Cristo di cui è intrisa la Carne della Cena, unito al Sangue sedimentato nel calice del dopo Cena, masticati e bevuti dal comunicando rimuovono le pietre sepolcrali delle anime ospitate all’interno di quel santuario in quella specifica celebrazione eucaristica. Le anime pellegrine appartenenti alla chiesa purgante, una volta rigenerate a Sua immagine e somiglianza, risuscitano e prendono parte alla cellularità redenta sin dalla condizione monocellulare di zigote del Corpo di Cristo in attesa di riprendere i propri corpi glorificati. Per ciascuna di queste anime quella specifica celebrazione ha rappresentato un’Ultima Cena per la potenza misericordiosa della quale è stata spalancata loro la porta del Paradiso. La piccola e numericamente insignificante confraternita dei comunicandi è realmente quel piccolo resto d’Israele che, nel nascondimento più profondo, affonda le sue radici sacramentali nella Gerusalemme celeste nutrendo dalla Terra il Corpo Mistico nei cieli. Ed è così che lo Zigote primigenio della creazione, Cristo Sacramentato, attraverso ogni santa celebrazione eucaristica al momento della Comunione, riconduce tutti i figli dispersi nella Casa del Padre. Analogamente all’attività svolta dalle cellule placentari questo circoscritto tessuto ecclesiale di fedeli sacramentati rappresenta il sale e il lievito della Terra, permettendo a Maria di impastare le tre staia di farina perché tutta fermenti in un solo Corpo. La massa tripartita del Corpo Mistico costituisce la Chiesa nella Sua totalità di Chiesa pellegrina, purgante e trionfante, quale prodotto del concepimento sacramentale all’interno del grembo materno, laddove il Pane azimo, l’Acqua e il Vino transustanziati sull’Altare dalle mani e con la Parola del sacerdote vengono arricchiti con il sale della rivelazione e il lievito della fede. Ad ogni celebrazione la santa Vergine è dunque impegnata ad impastare e rimpastare le tre staia di farina, disponendole opportunamente in ciascuno dei tre tabernacoli dell’addome, del torace e del capo del Corpo Mistico in crescita nel Suo Grembo, mentre Cristo-Sacerdote beve ancora una volta il Sangue e l’Acqua dell’espiazione. Riservatezza, semplicità e sobrietà sono le caratteristiche distintive nella vita del comunicando che, al pari di un minuscolo granellino di sale, dà sapore a ogni relazione umana conferendole un caratteristico e delicato retrogusto ecclesiale. La sua vita ha senso unicamente nella vita di Cristo e la sua esistenza è racchiusa tutta in quel tralcio annuale connesso al fusto della vite, provvisto di un esteso apparato radicolare. Dal momento che la sua funzione è quella di rimanere unito alla vite, non spetta al fedele raccogliere né lavorare i frutti germinati dal tralcio, saranno gli angeli a occuparsi della raccolta e delle singole fasi inerenti alla fermentazione del Pane della convivenza e del Vino della connettività, perché tutti ne mangino e ne bevano. La loro opera è in tal senso assimilabile a quella svolta dalle invisibili quanto efficientissime cellule eucariote della famiglia dei funghi, responsabili dei processi di fermentazione. In ciascun comunicando a iniziare dal celebrante vi è dunque una fervida vita spirituale, inspiegabile ad un osservatore esterno che vive tutt’altre dinamiche e riflessioni di ordine spirituale. Tramite ogni singolo comunicando miriadi e miriadi di anime, un attimo prima prigioniere della morte, passano a ogni santa Comunione per la potenza dello Spirito Santo, dal carcere a vita nel quale giacevano alla totale libertà nella vita del Corpo Mistico del Risorto. Tutte queste anime, accogliendo la salvezza di Cristo, saranno chiamate a risuscitare alla vita eterna. Ogni santa Messa è un prodigio sconfinato di grazie celesti che poggiano e si avvalgono della compartecipazione umana e angelica per la realizzazione dei suoi misteri. Esclusivamente per Suo tramite le anime pellegrine del Purgatorio possono fare ritorno alla “Casa del Padre” dove regnano sovrane la misericordia ed il perdono per ogni figlio vicino e lontano dal Suo Amore. Qualsiasi incontro interpersonale nella vita di un comunicando diviene un’occasione imperdibile e irripetibile per testimoniare la carità, nella sacralità di Cristo, all’interno del proprio monastero. Ai riti conclusivi della celebrazione eucaristica che fanno seguito alla parte sacrificale della santa Messa, segue l’attualizzazione pratica relativa a ciascun fedele di quanto ha ascoltato ed è stato proclamato nella celebrazione. Tale riscontro inizia concretamente quando finisce la celebrazione laddove il fedele, una volta sciolta l’assemblea, è invitato ad attualizzarne i contenuti accettando fiducioso e nella gioia le prove fauste e infauste che la vita gli presenterà, consapevole di come sia Cristo che vive in lui a fargliele superare. In virtù dell’alternanza che caratterizza la contemplazione mistica della celebrazione eucaristica e la sua realizzazione pratica nella quotidianità, ogni nuovo seme contenente l’embrione zigotico dell’immacolatezza originaria potrà germogliare e liberare le anime pellegrine del monastero, quale frutto benedetto generato da Cristo sposo e dalla Chiesa Sua sposa. La fecondità di tale mistico rapportocontratto da Cristo con la Sua Chiesa è assimilabile all’unione intima che disciplina i rapporti intra-matrimoniali di coppia. Ed è da tale fecondità che ha preso avvio la ricostruzione delle mura diroccate della Gerusalemme Celeste, città dotata di un unico Tempio, le cui pietre delle mura e del Tempio sono figurazione dei corpi redenti e risuscitati di tutti i defunti, dalle origini alla fine del mondo. Le mura perimetrali, diroccate e ridotte al muro del pianto sul versante occidentale, sono le prime ad essere state redente, risuscitate e riposizionate grazie all’Acqua e al Sangue vivificanti della trafittura del costato di Cristo. Tali mura rimandano al doppio strato fosfolipidico della membrana cellulare dello zigote umano che, a motivo del peccato, non ha più avvolto come un manto la sua persona fisica. Il male, con il suo agire violento e spietato, ha esordito lacerando come una tenda il periplo fosfolipidico dell’umanità monocellulare nell’intento di sterminarla sul nascere. Quest’ultimo è andato oltre, riducendo a veri e propri scarti le stesse realtà umane pluricellulari, intrauterine ed extrauterine, che costituiscono i mattoni del Tempio. Con i suoi piani diabolici ha dato origine ad un’umanità piagata, sanguinante, denutrita, mutilata, in coma, manipolata e congelata fino a renderla difficilmente riconoscibile anche per i suoi stessi fratelli, come accadde a Giuseppe, prima abbandonato nella cisterna senz’acqua e poi venduto agli ismaeliti di passaggio per venti pezzi d’argento. Il male ha sin dal principio indicato in Dio la causa di ogni male e il solo responsabile dell’accaduto e della perdita dei diritti e della dignità di persone da parte di questa umanità fisicamente e giuridicamente debole e indifesa. Fino a quando non sarà ultimato il lavoro di restaurazione delle mura perimetrali del Tempio e non sarà stato redento, risuscitato e posizionato al suo legittimo posto ogni singolo mattone cellulare umano, non potrà dirsi conclusa la seconda venuta di Gesù già operante in ogni singola santa Messa. Gesù è presente nell’Eucarestia, assimilabile alle nubi sospese tra Terra e Cielo, su cui siede in quanto, a loro volta, costituite da piccole particelle zigotiche del Suo Corpo. Unitamente alla liturgia della Parola e quale suo compimento, la liturgia Eucaristica rappresenta il punto nodale dell’intera opera di redenzione, la sola in grado di offrire la resurrezione del corpo e la salvezza dell’anima a quanti hanno creduto in Cristo. Ogni cammino di conversione procede sempre dal basso verso l’alto, dalle acque mortifere del diluvio descritte in Genesi ai cieli limpidi e tersi tratteggiati nell’Apocalisse, presso i cui argini l’acqua viva della vita eterna scorrerà senza più fine. Il cammino di conversione di un fedele ha inizio con il battesimo, il primo dei sette sacramenti laddove la lavanda dei piedi rimanda a esso, nello scorrere ritmico del sangue che sostiene da dentro ogni uomo conducendolo sul monte del cranio da dove, durante la celebrazione eucaristica con la Comunione sarà immerso interamente nel battesimo di Sangue sgorgato dalla trafittura di Cristo. Gesù, dal concepimento a Nazareth al sacrificio espiatorio del Golgota ha incorporato nella Sua Persona tutte le popolazioni passate, presenti e future della Terra, compresi i concepimenti naturali, le fecondazioni assistite e artificiali dei nostri giorni. Il Sangue che è fuoriuscito dal Suo Corpo durante la Passione, unitamente al Sangue sedimentato e sgorgato dal costato trafitto dopo la Sua morte, sono confluiti in un unico calice di raccolta che si identifica con la presenza materna sull’altare. Maria, durante ogni celebrazione, continua misticamente tale minuziosa opera di aggregazione e di incorporazione riempendo il calice fino all’ultima goccia del Sangue versato dal Suo Unigenito. È a partire dal chicco di grano morto, separato dalla pula, macinato, impastato con acqua e cotto sul fuoco fino a diventare Ostia consacrata, che può avere inizio per ciascuna anima umana la seconda creazione fisica e spirituale nel grembo immacolato di Maria, fondata sulla morte e resurrezione di Cristo Suo Unigenito. Maria riconcepisce nel Suo grembo materno, nella morte del Signore deposto dalla Croce tra le Sue braccia, la morte di ogni figlio che riceve quale carne inanimata del Corpo di Cristo, carne della Sua carne che nel Suo grembo immacolato riprende vita, quale cellula viva e immortale del Corpo Mistico del Signore. L’Acqua e il Sangue che sgorgarono dal costato trafitto e che si separarono a testimonianza della divisione che il peccato aveva prodotto e che continuava a produrre anche dopo la morte, sono adesso riuniti nel calice della celebrazione e ingeriti, digeriti e assimilati dal comunicando al fine di battezzare nel Sangue di Cristo le anime pellegrine da lui ospitate. Solo così sarà possibile raggiungere e rimuovere nelle profondità tissutali del corpo abbaziale ogni singola pietra che era stata posta dal male a sigillo di un sepolcro. È la rimozione di tutte queste pietre sepolcrali nell’onnipotenza rigeneratrice del Sangue Preziosissimo di Cristo a trasformare il monastero del comunicando in un santuario. Ogni divisione è stata unificata, sanata e immersa nell’amore misericordioso del Corpo, dell’Anima, del Sangue e della Divinità di Cristo e da tale riunificazione avrà luogo la resurrezione della totalità di ciascuna persona nella resurrezione della Seconda Persona della Santissima Trinità, a iniziare dalla prima popolazione unicellulare zigotica fino all’ultima pluricellulare mitotica. Con il parto celeste del Mistico Nascituro, la placenta eucaristica formatasi in modo graduale nel grembo dell’Assunta con il diffondersi del ministero presbiterale, quale organo materno-fetale determinante negli scambi metabolicisacramentali tra madre e Corpo Mistico del figlio, dovrà andare incontro al secondamento. Attraverso essa erano confluite a costituire un’unica realtà ecclesiale tutte le celebrazioni eucaristiche della Terra, così vitali per la crescita e lo sviluppo del Corpo Mistico, tramite il cordone ombelicale mai reciso cui aveva fatto riferimento il profeta Ezechiele. Nell’offertorio viene concentrata e presentata al Padre l’intera creazione, comprensiva della fatica e del lavoro dell’uomo e, di tutto il male assunto ed espiato da Cristo a iniziare dal regno minerale dell’acqua fino a quello vegetale di cui sono figurazione il vino e il pane. Entrambi i regni saranno difatti ricapitolati nella parte sacrificale espiatoria della santa Messa per venire transustanziati nel regno animale dell’Agnello immolato. Tutte le anime presentate al Padre quali pregiate primizie gelosamente custodite nell’offertorio, non temono più le mancanze, le involuzioni e le regressioni spirituali che avevano caratterizzato le loro esistenze nella vita terrena perché hanno una nuova consapevolezza, quella di essere nelle mani sacerdotali di Dio, raccolte e accolte dalla grande assemblea degli angeli e dei santi perché redente, risuscitate e salvate da Cristo. La Gerusalemme celeste è il riflesso nei cieli di quanto sacramentalmente si attua e si sta svolgendo sulla Terra. Il Padre celeste nella potenza dello Spirito Santo ha così esaudito la preghiera che l’Unigenito Gli aveva rivolto nel Getsemani, quella di poter diventare altare, sacerdote e vittima per la salvezza dell’umanità. Altare di pietra della celebrazione eucaristica per le anime dai cuori pietrificati che fanno da supporto ai Sacri Misteri; altare di carne, quale membrana nucleare mono e pluri-cellulare interposta tra la parte codificata del patrimonio genetico e la componente esecutiva citoplasmatica del medesimo; altare muscolare diaframmatico intra ed extra-uterino interposto tra l’addome e il torace di una persona; altare eucaristico placentare quale organo comune di scambi metabolici e sacramentali tra figli e Madre. Sacerdote della Chiesa, per mangiare con le labbra e la bocca del celebrante l’Ostia consacrata e spezzata dalle sue mani. Sacerdote della Chiesa, per bere dal calice con le labbra e la bocca del celebrante il Sangue dell’espiazione. Vittimapasquale per accogliere nella Sua morte la morte dell’umanità redenta e poterla così risuscitare. Vittima pasquale, per ridare la vita eterna dell’Agnello a ogni pecora e pecorella ricondotti all’ovile mariano della Chiesa universale. La Seconda Persona della Santissima Trinità nel corso della Sua vita terrena, dall’attimo del Suo concepimento verginale sino alla morte violenta della Croce è stata irrorata da un Cuore che, fino all’ultimo istante di vita, ha percepito ogni uomo quale Sua proprietà, quale cellula del Suo corpo e carne della Sua carne. Il susseguirsi delle popolazioni cellulari nei trentatré anni della Sua vita terrena ha legato sostanzialmente l’intera umanità alla Sua Persona di vero uomo e vero Dio. Ad ogni battito cardiaco e a ciascun atto respiratorio il tessuto connettivo caldo e fluido del Suo sangue fuoriusciva dal Suo cuore ad alta pressione sotto forma di sangue arterioso ricco di O2 e, dopo essersi ossigenato e rinvigorito nel circolo polmonare faceva ritorno allo stesso cuore, questa volta a bassa pressione, quale sangue venoso carico di CO2. Da quel medesimo Cuore crocefisso, spezzato, tradito e umiliato, Gesù ha ricevuto dal Padre celeste nel Getsemani la conferma che il Suo Sangue vivificante sarebbe straripato fuori dagli argini mucosi e cutanei del Suo corpo e, raccolto da Sua Madre, avrebbe ridato vita nella Sua morte e resurrezione alla morte nel peccato dell’umanità. Il Padre celeste ha così esaudito la preghiera che il Figlio Gli aveva rivolto, quella di far passare dall’apertura toracica che di lì a poco Gli sarebbe stata inflitta, il calice celato all’interno del Suo pericardio pieno di passione d’amore per l’umanità intera. Il calice eucaristico di Maria, poggiato ed elevato dal celebrante durante la celebrazione, si riempie puntualmente del Sangue espiatorio versato misticamente dal corpo esanime dell’Unigenito al momento della trafittura, facendo da tramite alla Sua successiva distribuzione capillare nella compagine tissutale del Corpo Mistico. Il consenso del Padre alla richiesta del Figlio ha fatto sì che qualsiasi persona sfigurata e divisa in se stessa dal peccato, potesse venire concepita una seconda volta nella morte del Suo Unigenito e nella Sua morte e resurrezione rinascere nella gloria dall’alto del grembo dell’Assunta. L’intera filogenesi umana, nella ricapitolazione ontogenetica operata dall’Incarnazione di Cristo, ha così potuto fare ritorno alla Casa del Padre senza lasciare fuori dalla porta neanche uno dei suoi figli. È all’interno della Casa Trinitaria nel presente eterno di Dio che si concretizzano prodigiosamente, come in un solo corpo, tutti i passaggi mistici e creaturali che dal grano coltivato nei campi dagli agricoltori hanno portato al pesce dentro le barche dei pescatori e all’Agnello immolato e innalzato al Cielo per il gregge, di cui è l’Unico Pastore. I monasteri restaurati dei comunicandi sono le sole oasi di pace per le moltitudini di anime di fratelli esiliate dai loro corpi, costrette a vagare raminghe da una struttura diroccata all’altra nel deserto della desolazione, dell’ignoranza e della distorta conoscenza di Dio. È la mano del sacerdozio battesimale e ministeriale ad alleviare le loro pene indicando nei sacramenti la strada maestra del ritorno alla Casa del Padre, rendendole finalmente libere da ogni schiavitù, prigionia e ricatto malefici.

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Il terzo tratto del cammino ascetico si dispiega dalla laringe al monte del cranio, la regione più alta di un corpo umano compiuto in posizione eretta. Su tale altura pervengono tutte le afferenze neurali dopo essere state vagliate, elaborate e trasformate in impulsi elettrici e alla medesima sommità afferiscono le intuizioni angeliche del bene e del male. Dallo stesso monte procedono lungo la valle verso la periferia le risposte che vi sono dirette. La scatola cranica è il tabernacolo settentrionale dell’uomo, è la Galilea delle genti che confina con la terra toracica di Samaria a sua volta adiacente, in basso, alla regione della Giudea identificabile con il territorio addominale. La Galilea contiene l’encefalo di un uomo, vale a dire quella centrale bioelettrica del suo corpo deputata a elaborare i dati fisici e metafisici che diventano pensieri, azioni, omissioni e scelte personali realizzate nel bene e nel male. Dalla volta cranica di Cristo, in particolare dal Suo cuoio capelluto coronato di spine, è traboccato quel Preziosissimo Sangue della vita che, unitamente a tutto il Sangue da Lui versato nel corso della Sua esistenza terrena, dalla circoncisione alla trafittura del costato, ha vinto e vivificato la morte per quanti erano morti a cuore battente donando redenzione, resurrezione e salvezza a quanti sono vivi a cuore fermo. Tramite le finestre oculari e i relativi diaframmi iridei del Suo capo reclinato, attraverso le finestre acustiche e i corrispettivi diaframmi timpanici e le due finestre nasali, il capo di Cristo agonizzante è stato raggiunto bilateralmente dalla violenza fisica e verbale dei tradimenti, degli insulti e delle provocazioni, uniti al vento, alla polvere, al pianto e al sussulto della Terra. La porta antica e mediana della Sua bocca, un tempo preposta al nutrimento e alla predicazione della Parola, ha aperto per l’ultima volta i suoi battenti alla spugna intrisa d’aceto che l’umanità armata gli porgeva esalando subito dopo l’ultimo respiro. Quelle stesse labbra avevano un attimo prima invocato la Misericordia del Padre e offerto Sua Madre, all’umanità armata e disarmata, consegnandola all’apostolo del cuore quale Donna Eucaristica e Periplo della Chiesa universale. La Chiesa trionfante degli angeli e dei santi accoglierà Maria come Regina e la Chiesa purgante e pellegrina come loro Madre. La Vergine resterà sempre unita sacramentalmente, misticamente e fisicamente al Suo Unigenito, mediante il cordone ombelicale non reciso di cui parla Ezechiele, così come lo è ogni contenitore con il suo contenuto e come lo sono il calice e la patena con il Vino e il Pane nella consacrazione. Il fedele che si accosta all’Eucarestia ha già compiuto il suddetto cammino verticale di “Ascensione interna”, ha già i lavori in corso nel suo monastero e ha eletto Gesù quale abate e Pastore. La vetta del Cranio, conosciuta anche come monte del Golgota dagli ebrei e dai greci o come monte Calvario dai latini, potrà essere raggiunta soltanto a partire da questi presupposti, laddove lo scoraggiamento e la fiducia saranno fedeli compagni lungo il cammino alternato da salite e discese. Solo quando il fedele avrà realizzato di essere stato marianizzato per poter essere cristificato, allora osannerà Maria quale artefice nel silenzio di una nuova figliolanza, sponsalità e maternità da Lei ricevute indicandola ai fratelli quale: Materno contenente del filiale e divino contenutoPeriplo della creazione; Ovile del gregge dell’Agnello, Ostensorio del Santissimo Sacramento, Tabernacolo di ogni riserva eucaristica; Manto nella deposizione; Grembo di ogni grazia; Acquedotto sacramentale; Terra santa per la custodia dei semi della resurrezione; Volta plantare per immobilizzare i pensieri e i progetti del male; Rosa mistica contenente il Sangue delle cinque piaghe; Figlia e gloria del Padre; Sposa dei due Sposi; Madre nell’Unigenito della famiglia umana; Donna Eucaristica che ha dato forma all’Acqua, al Vino e al Pane.

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«NEI MESI DI AGOSTO, SETTEMBRE E OTTOBRE PROSEGUIRANNO LE RIFLESSIONI SUL TEMA: “LA SACRALITÀ DI DIO NELLA SACRALITÀ DELL’UOMO”. PER UNA PIÙ AGEVOLE COMPRENSIONE DEGLI SCRITTI È STATA PROPEDEUTICAMENTE INSERITA NEL COMPARTO RISERVATO ALLA GALLERIA UNA SECONDA RACCOLTA «LE VIE DEL SANGUE» DAL TITOLO: “DAL SEGRETO UNICELLULARE ALLA REALTÀ PLURICELLULARE” CONTENENTE 41 IMMAGINI. FARÀ SEGUITO LA PUBBLICAZIONE DEI TESTI, CHE AL MOMENTO ANDREBBERO CONSIDERATE DELLE “BOZZE DI LAVORO”, DUNQUE RICHIEDENTI ULTERIORI INTERVENTI CORRETTIVI A VARI LIVELLI. LA PUBBLICAZIONE SARÀ SUDDIVISA IN TRE SEZIONI ALL’INTERNO DELLE QUALI, CIASCUN CAPITOLO INIZIERÀ CON UNA DELLE VENTIDUE LETTERE DELL’ALFABETO EBRAICO, COLORATE DI ROSSO E DI BLU IN MODO ALTERNATO A FORMARE DUE SERIE COMPLETE, UNA CRESCENTE E L’ALTRA DECRESCENTE, CON I SUOI CARATTERI CONSONANTICI».

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