MARZO 2020

L’episcopato è suffragato e concepito su un’unica radice di ulivo, a sottolineare la sostanziale unione che vige all’interno del collegio apostolico che è fondato su Gesù Zigote nell’attimo dell’Incarnazione.

 

“Il pianto degli apostoli”

Al centro della scultura posizionata, all’interno di una nicchia che simboleggia la sezione di un ovidotto, la Cellula monozigotica dell’Incarnazione.

Ciascun vescovo riconosce nell’Incarnazione la Fonte e l’Apice del suo mandato che si estende, nel Corpo e nel Sangue di Cristo, dalle Acque alla Terra sino al più alto dei Cieli.

Il volto di Giuda Iscariota, dalla fronte prominente, sovrasta in verticalità i restanti volti di cui due appaiono con lo sguardo rivolto in basso quale segno di umiltà e di profonda fedeltà al mandato ricevuto.

Pietro, il principe degli apostoli, è posizionato sul versante diametralmente opposto a Giuda, con le labbra aperte nell’atto di rassicurare il Maestro che mai si scandalizzerà di Lui né mai Lo abbandonerà.

Le singole espressioni faciali ed il pianto di ciascun vescovo hanno una valenza e una motivazione assai diverse tra loro, dipendendo dalle circostanze e dalle direttive che ciascun apostolo ha ricevuto nella guida del suo gregge.

Le lacrime del Getsemani, quelle del Golgota, la delusione dei discepoli di Emmaus, lo sguardo degli apostoli nell’incontro con il Risorto, le singole espressioni nel ricevere lo Spirito Santo a Pentecoste, unitamente all’emozione provata durante l’Ascensione e dinanzi alla Sua Seconda Venuta, trovano posto e visibilità in quest’opera.

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