GIUGNO 2018


SANTA MESSA

BIOCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PA.PA.TRA.MA.

La Parola (PA.), la Patristica (PA.), la Tradizione (TRA.) e il Magistero (MA.) sono i quattro pilastri su cui poggia la Chiesa Cattolica. Quella che seguirà è un’illustrazione di ciascuno dei vari momenti nei quali si articola la Santa Messa. Non vuole essere una spiegazione, quanto una proiezione che sia in grado di proiettare gli avvenimenti del passato al sapere dei nostri giorni, mediante l’utilizzo di categorie linguistiche proprie della teologia e dell’arte medica.

א RITI INTRODUTTIVI O D’INGRESSO Le campane, Processione d’ingresso, Bacio dell’Altare, Incensamento dell’Altare, Segno della Croce, Atto penitenziale, Gloria, Colletta o Preghiera di apertura. Con Adamo ed Eva in cammino verso l’Altare eucaristico.
ב LITURGIA DELLA PAROLA Letture e salmo, Alleluia o canto al Vangelo, Vangelo e Omelia, Il Credo, Preghiera dei fedeli o Preghiera universale. Dalla tradizione orale ebraica della Legge alla Grazia.
ג LITURGIA EUCARISTICA Riti di offertorio, Presentazione del Pane e del Vino, Preghiera Eucaristica, Epiclesi e Consacrazione, Anamnesi e seconda Epiclesi, Intercessioni e Dossologia, Riti di Comunione (Preghiera di Gesù, Preghiera e rito della Pace, Frazione del Pane), Digiuno Eucaristico, Specie Eucaristiche, Rituale della Comunione Sacramentale, Benedictus, Magnificat. Dal nulla alla creazione del cielo, della terra e di quanto è in essi contenuto. Da Adamo ed Eva alla Pro-Creazione del corpo dell’uomo fino al suo compimento. Dall’uomo compiuto alla Ri-Creazione e Ri-Generazione del creato nel Corpo Mistico di Cristo. Il fedele sacramentato è una cellula unica e irripetibile di tale Corpo, a servizio dell’Amore Totalizzante e Trinitario di Cristo, che è tutta la sua vita da comunicare ai fratelli e alle sorelle che incontra.
ד RITI DI CONCLUSIONE Benedizione, Invio, Bacio dell’Altare. Dal Corpo Mistico alla Santa Comunione Eterna, quale incorporazione in Cristo di tutti gli uomini e di tutte le donne entrate nella Verità.
ה CENNI AD ALCUNI ELEMENTI LITURGICI E STRUTTURALI Iconografia del Crocefisso, Fonte Battesimale, Acquasantiera, Tabernacolo, Ambone, Portale, Porta Santa. Sul valore spirituale di alcuni simboli e strutture che caratterizzano gli edifici ecclesiali di tutti i tempi.

Con l’utilizzo del carattere corsivo l’autore ha voluto esprimere il suo commento personale, facendo spesso ricorso a un linguaggio non sempre convenzionale se rapportato alla terminologia ecclesiale classica, purtuttavia ritenuto idoneo a suo giudizio alla trasmissione e migliore comprensione degli importanti contenuti della Celebrazione Eucaristica.

Partecipare alla Santa Messa è l’atto più elevato che una persona possa compiere in vita. Prendere parte attiva ai suoi momenti celebrativi che culminano nella Santa Comunione significa sperimentare, nella condizione esistenziale umana della propria carne, le dinamiche divine e terrene proprie del Corpo Mistico. La frequentazione quotidiana trasforma il fedele a pensare e agire sempre più secondo l’intenzionalità di Cristo e sempre meno in ubbidienza alla propria. Si viene a instaurare un vero e proprio dialogo intimo, mediato dallo Spirito Santo, tra anima, corpo e psiche del fedele con l’intera umanità, nella comunione degli angeli e dei santi. La parte immortale della persona, costituita dall’intelletto, dalla memoria e dall’affettività della sua anima entrano, in ogni Santa Messa, in una rinnovata relazione con l’intelletto, la memoria e l’affettività della sua corporeità mortale. Tale rapporto non si fonda più soltanto sulle proprie cellule neuronali, munite di dendriti e assoni o sui miocardiociti da lavoro e specifici del cuore, ma si estende all’intero Corpo Mistico. Nella Celebrazione nulla avviene per caso e ogni cosa riveste un valore ben preciso, come i gesti, gli oggetti, i profumi, le Specie Eucaristiche, i segni, i paramenti, le ombre, i tessuti, i colori, l’architettura, i silenzi, i rosoni, i portali, le vetrate, le icone, il buio, le statue, i quadri, la musica, i canti e le luci.
Se si chiedesse a un discepolo di Cristo chi è, da dove viene e dove va, una risposta omnicomprensiva potrebbe essere la seguente: Sono un alto ufficiale dello Spirito in cammino di santità. Figlio del Dio Altissimo e di Maria Santissima, mia Madre Universale, riconosco in Gesù il mio Redentore, Salvatore e Re supremo dei Cieli e della Terra. Nel Suo Corpo e nel Suo Sangue sacramentati nel Grembo di Maria, tutti gli uomini della terra sono diventati miei consanguinei, fratelli e sorelle di un Unico Padre e di una sola Madre. A ciascun nome dato agli uomini andrebbe anteposto il Suo Nome nella versione maschile e femminile di: Natale, Emanuele, Salvatore, Cristoforo e Pasquale. Mi considero un alto ufficiale dello Spirito facente parte del grande esercito del Bene e chiamato a vivere da nomade la sua vita. Provengo difatti dalla vecchia terra degli zigoti, dal lontano paese degli azimi e sono diretto alla patria dei lieviti, verso il paese del “Corpo lievitato”. La forza sacramentale esercita su di me l’effetto di una continua e sorprendente trasformazione che, a iniziare dalla condizione di figlio di Dio, mi ha portato a sperimentare quella successiva di figlia di Dio Padre e ancora oltre quella di sposa dello Spirito Santo per consegnarmi infine il ruolo di madre nella relazione con il mio prossimo. I precedenti legami di fratellanza sono stati in quest’ultimo passaggio rafforzati da un inaspettato legame unitivo tra madre-genitrice e i suoi figli, mediato dalla Maternità che Maria nutre per il Suo Unigenito. So di essere diretto verso una Terra nuova con Cieli nuovi e un fiume di Acqua viva, dove non saranno più la fatica, il lamento e il sudore sulla fronte a qualificare il lavoro quanto la gioia di condividere l’Eternità nel Corpo di Cristo insieme ai fratelli. Tale Patria può già pregustarsi sulla Terra a iniziare dai frutti che il Sacerdote presenta e offre sull’Altare per la celebrazione del Sacrificio espiatorio di Cristo. La Sua Morte e Resurrezione sono la porta d’ingresso alla nuova Vita, dove il nutrimento necessario per vivere sarà dato dal latte purissimo che la Madre Universale distribuirà a ciascun Suo figlio e figlia nel profondo silenzio del più abissale Amore. A questa vivanda di soddisfazione la Madre associa sempre il miele, la Parola purissima di Dio, che angeli e santi trasmettono senza tregua attingendo il nettare e la melata dal Sacro Cuore del Salvatore spezzato sull’Altare. Nella nuova Patria non sono più necessari cacciagioni, allevamenti, colture, salari o bevande appetitose, poiché saranno la gloria di Dio e la lampada dell’Agnello a illuminare permanentemente dall’intimo ogni Suo abitante, mentre un fiume d’Acqua viva con alberi traboccanti di vita ai suoi bordi irrorerà per l’Eternità le loro menti e cuori.

RITI INTRODUTTIVI O DI INGRESSO

LE CAMPANE
Servono ad annunciare fuori le mura dell’edificio ecclesiale quanto a breve si svolgerà al suo interno. È il corpo della campana a vibrare ogni qualvolta il battacchio di ferro percuote internamente o esternamente le sue pareti, solitamente bronzee. Possono essere suonate a distesa o a martello o, ancora mediante un’armonica sincronizzazione dei due sistemi. Il suono delle campane scandisce il tempo che, unitamente allo spazio, costituisce un fondamentale e prezioso strumento della creazione. Fedeli e passanti sono così invitati a entrare in una dimensione inusuale dove tempo e spazio si fondono armonizzandosi con l’Eterno.

PROCESSIONE D’INGRESSO
È un tragitto dal potente valore simbolico che dalla sagrestia conduce all’Altare; dall’alba della Creazione al suo pieno compimento nella ri-Creazione, ri-Generazione e ri-Capitolazione Cosmica in Cristo di tutte le cose visibili e invisibili; dal luogo della vestizione e della preparazione degli oggetti che saranno utilizzati per la Celebrazione al luogo della Purificazione, dell’Offerta e del Sacrificio Espiatorio; dal punto d’inizio della vita all’area del Sacrificio della vita che in Cristo, il Dio della Vita, sfocerà nella Resurrezione e Ascensione al Cielo. Il Celebrante, vestito dei paramenti sacerdotali, da solo o insieme ad altri concelebranti, a seconda del rito, ripercorre ad ogni Santa Messa tale emblematica distanza dall’alto della dignità che gli è stata conferita dalla Chiesa.

BACIO DELL’ALTARE
Giunto sull’Altare il Ministro consacrato si trova, nelle diverse fasi della Celebrazione ora nel Cenacolo e ora sul Golgota e, nel baciare l’Altare, ringrazia sentitamente del ruolo che riveste in rapporto al Sacrificio divino e con la Persona di Cristo. La costruzione dell’Altare è molto rappresentativa esso, posizionato all’interno della Chiesa, si erge sul pavimento in stretta connessione e continuità con esso da risultarne pressoché irremovibile. L’Altare diventa nella Consacrazione Eucaristica delle Sacre Specie la Persona di Cristo, il Suo trofoblasto che unitamente all’embrioblasto rappresentano il fondamento e l’apice di tutte le cose create, visibili e invisibili. Il sacerdote dunque bacia anticipatamente Cristo, in previsione della piena manifestazione della Sua Venuta sulla Terra allorquando, a nome dell’intera assemblea e in Persona Christi si troverà al momento della Consacrazione nel Cenacolo a ripresentare l’ultima Cena, attualizzandola. Il Cenacolo è la stanza collocata al piano superiore della casa dove, Giovedì santo, Gesù istituì con i dodici apostoli l’Eucarestia profetizzando il Sacrificio espiatorio che da lì a breve si sarebbe consumato sul Monte del Cranio, Calvario in latino, Golgota in ebraico. La morte di Cristo abilmente congegnata dalle forze del male, avrebbe dovuto far morire ogni Volontà di Bene da parte di Dio sul Monte del Cranio, rimuovendola definitivamente dalla regione anatomica più elevata e insigne di una persona, che è la sua testa. La Resurrezione ha sventato tale diabolico e sottile disegno. In tutti gli edifici ecclesiali consacrati, la Persona di Cristo, il Cenacolo e il Golgota si identificano dunque con l’Altare e il bacio che il sacerdote dà è in onore della Vittoria di Cristo su ogni male, in una sintesi storica, metastorica e spirituale che continuano ad attualizzarsi ad ogni Celebrazione. Nella parte più interna dell’Altare viene generalmente custodita la reliquia di un santo. Il secondo gesto che il celebrante compie è il segno della Croce e, il terzo, rivolgendosi all’assemblea il saluto della Pace.

SEGNO DELLA CROCE
Ogni cosa all’interno della Celebrazione ha inizio e fine con il segno di Croce. Le origini teologiche di tale atto risalgono a Nazareth allorquando al momento dell’Incarnazione del Verbo, eternamente generato dal Padre, Gesù zigote venne al mondo assumendo la forma di un’unica cellula costituita da ventidue coppie di Croci viventi, oggi conosciute con il nome di cromosomi, che numericamente riflettono le ventidue lettere dell’alfabeto consonantico ebraico. Tale numerosa famiglia di corpi colorati scrisse il Corpo di Gesù così come le lettere dell’alfabeto ebraico il Corpo Biblico. Per loro tramite Gesù Zigote crebbe nel corpo immacolato di Maria e, moltiplicandosi di numero ad ogni divisione cellulare, diede forma a Gesù embrione, feto, bambino e adolescente, fino al Cristo del Golgota che sconfisse definitivamente la morte. A Betlemme il segno di Croce si manifestò palesandosi ai pastori e ai Magi, giunti nella grotta, sotto forma di un infante provvisto delle fisiologiche decussazioni corporee o croci anatomiche, quali il chiasma ottico, la decussazione piramidale e i legamenti crociati del ginocchio. Agli egiziani del tempo il segno di Croce apparve con le sembianze di un bambino che fu salvato dai Suoi genitori in fuga. Agli ebrei e ai palestinesi che vissero sotto la giurisdizione di Pilato si manifestò come Rabbi. Il Crocifisso si rivelò infine sul Golgota, quale manifestazione di pienezza pasquale dell’intera Opera di Redenzione e Salvezza. Il Crocefisso, oltraggiato, coronato di spine, sputato, inchiodato, insultato, innalzato e trafitto, spirò il Venerdì Santo alle tre del pomeriggio sulla Croce lignea piantata sul Monte del Cranio. Il medesimo Crocefisso continua a spirare in modo incruento, ad ogni Consacrazione Eucaristica, sugli Altari di tutto il mondo. Staccato dal patibolo e dall’asse verticale del legno, venne adagiato sul Grembo immacolato di Maria e, con la seconda Deposizione, nel Sepolcro nuovo che Giuseppe di Arimatea, un membro esimio del Sinedrio, aveva fatto scavare in una roccia poco distante. Ciascun comunicando diviene simbolo di quel sepolcro che è prefigurazione del Tabernacolo della Chiesa. Ogni uomo, in particolare il fedele sacramentato, sulla scorta di tale testimonianza storica, è invitato a scavare nella roccia coriacea del suo cuore per prepararlo a ricevere Cristo. È proprio lì che il Corpo esanime del Signore viene adagiato nella Santa Comunione per liberare dagli inferi, con il contributo del fedele, tutte le anime a lui affidate in attesa di essere Resuscitate. Il Corpo glorioso del Risorto, con impressi i segni della crocifissione, non tarderà ad apparire per i successivi quaranta giorni e a manifestarsi, confermando nella fede i discepoli e gli apostoli. La medesima Croce sarà elevata da terra, il giorno dell’Ascensione, divenendo la Croce gloriosa del Figlio Unigenito che siede alla destra del Padre Celeste nella Potenza dello Spirito Santo, in attesa che giunga a compimento la Sua ultima e gloriosa Seconda Venuta. La Croce lignea è dunque l’elemento a prima vista inanimato di questa lunga catena di eventi. Particolarmente odiata dal maligno, in quanto parte costitutiva del momento culminante dell’Opera di Redenzione e di Salvezza, la Croce vede Gesù inchiodato nelle sue fibre di cellulosa, quale sintesi mirabile d’unione di tre regni mediante i corrispettivo chiodi. Il mondo animale, vegetale e minerale, che nella prima creazione erano così diversificati e spesso in conflitto tra loro, si ritrovano adesso riunificati in Cristo per partecipare alla Resurrezione e alla Ricapitolazione Cosmica dell’intero creato. Le specifiche tipizzazione tassonomiche che caratterizzano nel linguaggio odierno ciascun dominio seguiranno tale Opera di ri-generazione universale di tutte le cose create.
Ad ogni Santa Messa si attualizza pertanto, nella breve parentesi temporo-spaziale nella quale si celebra, l’intero Sacrificio Espiatorio compiuto da Cristo sul Golgota e la totale Ricapitolazione del creato a partire dalla Sua Incarnazione per arrivare alla Sua Seconda Venuta, già in atto. Tutti gli avvenimenti presenti nella Celebrazione Eucaristica rivestono una valenza storica, metastorica e spirituale senza precedenti nel senso che, pur sottomessi alle leggi della fisica e della chimica della prima creazione, continuano a perpetuarsi misticamente in una Nuova dimensione libera da tali leggi che rende l’Amore di Dio Eternamente Presente con un “Tempo” e uno “Spazio” Eternamente Attuali. L’opera di Gesù non si è fermata all’Ascensione e alla Sua Persona Gloriosa che siede immobile alla destra del Padre ma continua, grazie all’Eucarestia, in un interminabile processo trasformante l’uomo e la creazione nel quale la Morte viene reiteratamente sconfitta dalla Resurrezione. Come sarà detto in seguito, il momento dell’immolazione di Cristo è il culmine della Celebrazione. Tale momento, che storicamente è accaduto due millenni or sono, continua ad attualizzarsi in maniera progressiva, ripercorrendo tutte le tappe della Creazione sin dalle loro origini per culminare nella Crocifissione sul Monte Calvario. Gesù ripercorre, nella Persona del Celebrante, tutte gli eventi che furono necessari per acquisire i meriti e le grazie per la Salvezza dell’umanità, al fine di donare gradualmente all’umanità e a ciascuna anima dei defunti in particolare, ad ogni Santa Messa, la Vita Eterna per la quale è venuta al mondo ed è poi tornata in Cielo. Gesù diviene a tal fine presente con la Sua gloriosa Persona, nelle Specie Eucaristiche, nella Persona del Sacerdote e nell’Altare. Si rende presente sotto questi tre differenti aspetti perché è in Lui il compimento di tutto ciò che esiste per cui, manifestandosi quale Vittima, Sacerdote e Altare, potrà riportare con il Suo Corpo Azimo spezzato tutte le anime degli uomini sin dal principio della loro corporeità redenta, nel Grembo di Sua Madre, connettendole ad esso per mezzo del cordone ombelicale sacramentale. Entrate in questa Nuova Gestazione le anime potranno crescere senza più l’ombra del peccato e, Salvate dalla morte, venire partorite nascendo dalla Porta del Cielo come descritto al dodicesimo capitolo dell’Apocalisse.  «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1, 3). L’applicazione dei meriti e la distribuzione delle grazie che hanno avuto origine e continuano a sgorgare dal Sacrificio Eucaristico, hanno avuto luogo grazie alla presenza di San Giovanni che, tra gli apostoli, fu il solo Sacerdote ad avere presenziato la Divina Liturgia che stava compiendosi ai piedi della Croce. Il servizio sacerdotale svolto dall’Apostolo del Cuore, intriso di filiale fedeltà ed eroicità, ha consacrato il Corpo Morto e Deposto di Cristo pronto per la Resurrezione, con Maria Santissima immobile al suo fianco quale Patena e Calice pietrificati per la Nuova ed Eterna Alleanza. Quanto detto si è realizzato e continua ad essere ri-presentato, ri-attualizzandosi per mezzo del Sacerdote che presiede la Celebrazione, nella più profonda ed intima Comunione degli uomini, degli angeli e dei santi, determinando la crescita prodigiosa e lo sviluppo del Corpo Mistico all’interno del Grembo dell’Assunta, Utero e Grembo Magnificato del Dio Vivente.

INCENSAMENTO DELL’ALTARE
L’offerta del fumo e del profumo dell’incenso sono dunque in onore e in segno di adorazione di Dio Re, Dio Altare, Dio Vittima Sacrificale e Dio Sacerdote. Questi due segni rimandano alla presenza veterotestamentaria di Dio nella nuvola con il Suo profumo di Verità. L’offerta di Gesù quale Vittima sacrificale è l’unica che sia gradita al Padre Celeste. Tutte le altre offerte relative ad animali o ai prodotti della terra non furono altro che la prefigurazione di questo Unico e Perfetto Santo Sacrificio di Esplosione Trinitaria d’Amore per l’uomo. La nuvola di incenso, dovuta alla combustione di questa esilarante oleoresina dall’odore inconfondibile dà soddisfazione, con la sua sinuosa e ondeggiante salita verso l’alto, agli organi della vista e all’olfatto dei fedeli che partecipano alla Celebrazione Eucaristica, riempiendone il cuore di gioia.

ATTO PENITENZIALE
Il celebrante invita i fedeli a compiere un breve esame di coscienza e a chiedere il pentimento dei peccati veniali che non è stato possibile confessare in precedenza. Si utilizzano varie formule, al termine delle quali segue l’assoluzione generale. Quest’ultima non sostituisce giammai l’assoluzione sacramentale individuale che ogni confessando, allorquando ne sussistano le condizioni, riceverà soltanto nella parte conclusiva del Sacramento. L’atto penitenziale seguito dall’assoluzione, così com’è previsto nel rito, andrebbe considerato come un’Implorazione di perdono rivolta a Dio Padre, nella gratitudine dell’infinita Misericordia che Cristo, il Suo Unigenito, ha riversato sull’umanità e nella consapevolezza di essere tutti peccatori e dunque indistintamente tutti bisognosi di perdono per poterci accostare ai santi Misteri che si ri-attualizzano durante la Celebrazione. In vista di tale grandezza incommensurabile quanto incomprensibile, i fedeli che sanno di essere in peccato grave sono invitati a confessarsi prima o subito dopo la Celebrazione. Solo in confessionale si ha difatti la certezza di venire definitivamente liberati dai propri peccati in forza dell’assoluzione sacramentale e, soltanto con tale certezza ci si potrà accostare al Sacramento dell’Eucarestia. Questa premessa è fondamentale dal momento che il fedele comunicato diviene testimone vivente della Seconda Venuta di Gesù e cooperatore della Sua Opera di Salvezza che si concretizza liturgicamente e sacramentalmente nella Santa Comunione. Come sarà detto nel paragrafo dedicato alla “Frazione del Pane”, al momento dell’elevazione dell’Ostia spezzata, il Sacerdote proclama una particolare Beatitudine a favore dei commensali: «Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo». A questo punto l’assemblea riecheggia le parole del centurione romano: «O Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una Parola e io sarò salvato». In tale replica, unitamente al sentimento d’indegnità, v’è la consapevolezza da parte del comunicando di non essere più una semplice recluta bensì un alto ufficiale che, al servizio dello Spirito Santo, è chiamato a rivestire un ruolo di elevata responsabilità nella Grande Missione di Salvezza. Come il Centurione dell’esercito romano così il comunicando del “Corpo speciale dello Spirito” è rivestito di grandi e particolareggiate responsabilità, in quanto a capo di una centuria di anime o di un manipolo o addirittura di una coorte, se si vuole utilizzare la terminologia del tempo. Quest’ultima era composta da un numero di uomini che oscillava da 300 a 600 e le anime affidate a ciascun comunicando non sono certamente inferiori ma potrebbero essere di gran lunga maggiori. Il centurione dell’episodio evangelico non chiede a Gesù una guarigione personale o quella di un familiare stretto, bensì quella di un servo fedele che giaceva nella sua casa paralizzato e soffriva terribilmente. Il fedele che riceve il Corpo e il Sangue di Cristo deve riconoscere nella Chiesa la sua nuova famiglia e nella gravità della sofferenza dei Suoi servi la priorità nell’intercedere a favore delle anime a lui affidate. Ad ogni Santa Comunione miriadi e miriadi di anime entrano dal Purgatorio in Paradiso e cessano istantaneamente di soffrire, accedendo trionfalmente alla Vita Eterna che Cristo ha preparato, secondo i tempi fissati dal Padre, per il Parto Celeste di ciascuna. L’alto ufficiale, nel riconoscere e confessare la divina regalità di Gesù, pur avvezzo a sostenere sulla Terra incontri con le alte cariche militari dello Stato imperiale del tempo, non si ritenne tuttavia degno di ricevere il Maestro sotto il tetto della sua casa. Questa professione di fede deve aumentare nel fedele sacramentato la consapevolezza di avere beneficiato, per grazia, di questa Forza sovrannaturale che gli ha consentito di ricevere per sé e per le anime a lui affidate non più soltanto la Parola ma l’Incorporazione a Cristo. Entrato in queste sublimi dinamiche fisiche e spirituali, il comunicando potrà giungere ad amare nel prossimo i suoi stessi nemici. È con questa dignità sacramentale che il comunicando, nel suo servizio altamente graduato a favore del Grande Re, riceve sulle labbra Gesù Eucarestia accogliendone l’ingresso trionfale con l’apertura della sua bocca divenuta “Porta eucaristica” al servizio della “Porta del Cielo”. «[…] [6] Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. [7] Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. [8] Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia. [9] Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. [10] Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria». (Sal 24, 6- 10). Collocata nel superattico craniale  dell’edificio corporeo compiuto, la porta antica di ciascun comunicando fa sì che Gesù Sacramentato entri e doni la Salvezza a tutte quelle anime destinate in quel momento a passare in Paradiso, entrando in gestazione nel Grembo Immacolato dell’Assunta. Sono anime di defunti che hanno fatto il Purgatorio sulla Terra o che lo hanno completato nei Cieli ma che comunque hanno accettato la Redenzione di Cristo e si sono lasciate trebbiare e torchiare e poi passare nel setaccio e nel crogiolo.

ILGLORIA
Si proclama o si canta a seconda del periodo dell’anno liturgico in cui ci si trova, ad eccezione dei tempi d’Avvento e di Quaresima nei quali viene omesso in accordo con la tradizione della Chiesa latina che considera queste due stagioni di tipo penitenziale. Originariamente si intonava il Credo all’aurora, al termine delle veglie notturne. È una preghiera antichissima che esordisce con le medesime parole di lode che gli angeli espressero a Betlemme, la notte di Natale, quale manifestazione di giubilo nell’aver visto compiuto il travagliato percorso intrauterino che dal concepimento a Nazareth aveva portato il Dio Increato a nascere in una grotta. Nel Gloria il coro umano e il coro celeste inneggiano all’unisono in un’unica lode in onore al Dio Uno e Trino.

COLLETTA O PREGHIERA DI APERTURA
Il contenuto della colletta è una formulazione semplice che sintetizza mettendo a fuoco il cuore del messaggio evangelico. Tale enunciazione raccoglie e trasmette in modo lapidario il senso di quanto a breve si andrà a proclamare con le labbra per essere ascoltato con il cuore. In ogni caso si tratta di una preghiera arricchita da tematiche inerenti la stagione liturgica che si sta attraversando.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURE E SALMO
L’anno liturgico scandisce la sequenza con cui le letture saranno proposte ai fedeli nel corso dei dodici mesi. Sarebbe suggestivo poter dedicare ciascun mese ad un Apostolo particolare, associandolo eventualmente ad una specifica Tribù di Israele, al fine di avere sempre vivi e presenti i nomi delle pietre messe a fondamento della Chiesa. Le singole Letture non sono mai scelte a caso così come non lo sono i Salmi responsoriali che ad esse sono sapientemente abbinati. Il ciclo liturgico viene identificato dalle lettere A, B e C. L’anno A prevede che la maggior parte dei testi sia tratta dal Vangelo di Matteo, l’anno B da quello di Marco e l’anno C dal Vangelo di Luca. Il lezionario è il grande libro che raccoglie i brani della Scrittura che si leggeranno nel corso dei tre anni. Un fedele che abbia deciso di partecipare alla Santa Messa quotidiana conseguirà, alla fine del triennio, una conoscenza pressoché completa, sistematica e illuminata dei principali brani della Bibbia relativi all’Antico e al Nuovo Testamento.
Il Salmo responsoriale viene scelto sapientemente tra i centocinquanta Salmi dell’omonimo Libro che li raggruppa. A partire dal Salmo 9 si è venuta a creare, tra il testo originale ebraico masoretico e le versioni greca e latina, una differenza di numerazione. Le traduzioni moderne generalmente le indicano entrambe mettendo una delle due fra parentesi. L’intera raccolta prende il nome di Libro dei Salmi o Salterio. Il contenuto di ciascun Salmo è generalmente in linea con il tema della prima Lettura, della quale costituisce una continuazione sotto forma di preghiera personale, comunitaria, di fiducia, di ringraziamento, di ravvedimento, di adorazione, di angoscia o di insegnamento. A prescindere dalla tematica trattata ciascun Salmo sprigiona un grande coinvolgimento spirituale ed emozionale nel fedele.
Entrambi, Letture e Salmi, svolgono la delicata funzione di istruire l’assemblea, predisponendone le anime ad entrare umilmente, sia pure con l’autorità di alti funzionari dello Spirito, nel cuore della Celebrazione. Fedeli a tali premesse sarà forse possibile ricevere meno indegnamente la Santa Comunione per se stessi e per quanti, ancora sofferenti e paralitici nell’anima, saranno stati affidati alla casa corporea di ciascun comunicando. Nel Pane azimo, nell’Acque e nel Vino della Nuova ed Eterna Alleanza ha difatti inizio per tali anime in attesa la Nuova Gestazione spirituale all’interno del Grembo della Santa Vergine, Madre di Dio e di tutti gli uomini, quali cellule del Corpo di Cristo e dunque Sua Carne. 

ALLELUIA O CANTO AL VANGELO
È un inno di lode a Dio nel quale si esprime tutta la gioia e la riconoscenza del Celebrante e dell’assemblea per il dono della vita. Il canto è un invito affinché ciascun fedele sia reso capace di accogliere con l’ascolto, la preghiera e la carità, il prodigioso seme della Buona Novella che a breve esploderà in tutta la sua fecondità. Saranno i Suoi frutti a rendere la terra corporea del comunicando sempre più fertile e ricca, da renderla altrettanto umile e accogliente nel ricevere il Pane azimo che a breve le sarà offerto per sé e per gli altri.

VANGELO E OMELIA
Il Vangelo è ciascuno dei primi quattro libri del Nuovo Testamento. Nel loro insieme trattano dell’Annunciazione, della Gestazione intrauterina, della Nascita, della Crescita, della Predicazione, della Passione, della Morte, della Resurrezione, dell’Ascensione al Cielo e della Seconda Venuta di Gesù alla fine dei tempi. I quattro Vangeli sono equiparabili alle quattro camere cardiache di un cuore umano, riflesso del grande Cuore di Dio. La loro proclamazione, a motivo di tale centralità e sotto un’angolatura emodinamica spirituale, riveste un ruolo fondamentale dal momento che è il Cuore di Gesù a parlare e a pulsare in ogni singola lettera, nel Suo incessante movimento sisto-diastolico. Il cuore del fedele registra tale movimento e, nell’assumere durante l’annuncio del brano la posizione eretta, sottolinea la determinazione a intraprendere con fiducia, da subito, il cammino che l’ascolto della Parola gli suggerirà. Non appena viene annunciato il titolo del passo ci si segna sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Il triplice segno di croce rappresenta un triplice sigillo sulle regioni della fronte, della bocca e dell’emitorace sinistro, o in regione epigastrica a seconda delle consuetudini, a sancire l’origine Trinitaria corporea della persona umana.  Il fedele con tale atto conferma la sua figliolanza divina e la necessità del costante aiuto divino Paterno, Materno, Filiale e Sponsale nell’accogliere e comunicare al prossimo attraverso la mente, le labbra e il suo cuore, la Parola dell’Unigenito nella potenza dello Spirito Santo.
L’Omelia o predica, per quanto non necessaria, è un importantissimo contributo che il Celebrante può e, se prescritta, dovrà rivolgere ai fedeli nell’ufficio di Pastore nel servizio ministeriale del suo gregge affamato di Cristo. Attraverso l’Omelia, senza mai divagare, andrebbero messi in risalto i significati nascosti celati nel Brano evangelico e nelle Letture. In ogni caso si dovrebbe focalizzare l’attenzione sul messaggio dell’Amore di Dio che permea qualsivoglia contesto Vetero e Neotestamentario. La Parola, דבר in ebraico, λόγος in greco e Verbum in latino, nella traslitterazione ebraica: Dabàr realizza nell’esatto momento in cui la si pronuncia ciò che esprime, conservando in sé tutta la potenza dell’atto creativo. La Chiesa latina ha mantenuto, nel linguaggio teologico, la traduzione della Volgata di San Gerolamo indicando con Verbum la Seconda Persona della Santissima Trinità, che equivale al Logos di Dio della Chiesa greca e al Dabàr di Dio della Torah, che in Cristo, Via, Verità e Vita, riconosce il Verbo di Dio per mezzo del quale tutte le cose visibili e invisibili sono state create.

IL CREDO
Esistono due distinte formule per recitarlo, quella breve costituisce il testo più antico risalente al II° secolo, detto anche: “Simbolo apostolico”. Quella più estesa è un arricchimento teologico di questa prima formulazione, impreziosita da affermazioni Cristologiche e Dogmatiche sullo Spirito Santo emerse nel Concilio ecumenico di Nicea e nel primo concilio ecumenico di Costantinopoli. Entrambi i documenti rappresentano una dichiarazione sintetica e solenne delle principali Verità della Fede Cattolica. La recita del Credo svolge difatti una funzione di irrobustimento del fedele nella vita di tutti i giorni nel rinvigorimento della sua crescita spirituale, al fine di conformarlo ad una partecipazione più coinvolgente e consapevole durante e fuori la Celebrazione Eucaristica. È detto Simbolo perché assume il significato di patto tra la Chiesa Madre e il Fedele suo Figlio. Mediante l’adesione perfetta ai suoi contenuti, il fedele riconosce e sperimenta sulla sua persona l’integrità della Dottrina che annuncia, in quanto è egli stesso una delle due parti di questa mistica “Tessera di riconoscimento” abilmente e irregolarmente spezzata dalla Sapienza Divina. Il fedele, con il suo apostolato, potrà testimoniare e riconoscersi parte integrante della Chiesa sin dalle sue origini zigotiche nella condizione di vita particolare da lui occupata. La Chiesa Cattolica, supportata dai battezzati, dai laici, dai religiosi e dalle religiose, è organizzata nella Sua componente istituzionale, da un lato, nel Clero secolare o diocesano fondato sui tre gradi dell’Ordine:  Diaconato, Presbiterato ed Episcopato e dall’altro, nel Clero regolare o monastico, composto da Religiosi ordinati che seguono la regola dei loro fondatori. Il termine “Clero” deriva dal greco κληρος, κλάω=spezzare, a indicare questa preziosissima e vivificante “Divisione mitotica” che contraddistingue il Corpo Vivente della Chiesa Cattolica. Il Clero, sull’esempio degli Apostoli, ha assunto un ruolo di servizio primario sulla Terra e nei Cieli per la mediazione tra Dio e gli uomini, in particolare in relazione al “Dio Eucarestia” che, in tale Sacramento ha espresso la pienezza del Suo Infinito Amore Trinitario viscerale per l’uomo. Il significato di Simbolo, in riferimento al Clero, è pertanto da intendersi quale patto tra Dio e “L’uomo di Dio” che ha risposto alla chiamata facendo la sua scelta vocazionale, dopo essersi spogliato di tutti i suoi beni mettendosi al totale servizio della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. 

PREGHIERA DEI FEDELI O PREGHIERA UNIVERSALE
I fedeli che partecipano alla Celebrazione, in forza dei doni e dei compiti di cui sono investiti e rivestiti a motivo del sacerdozio battesimale comune ricevuto, offrono a Dio la loro preghiera per la salvezza di tutti gli uomini, vivi e morti. Tale attenzione è particolarmente rivolta alle anime più bisognose del Purgatorio e alle persone bisognose della Terra. V’è una successione ordinata nel presentare al Padre Celeste le suddette intenzioni. Essa inizia con la consegna dei bisogni della Chiesa Universale, procede con l’esposizione dettagliata delle necessità dei governanti della Terra, per le urgenze della Chiesa locale e infine si conclude con la richiesta d’intercessione a favore dei fratelli che versano in particolari difficoltà fisiche e spirituali. Dall’Organismo vivente nella Sua interezza che è la Chiesa Universale, tale preghiera passa dunque ai Suoi Organi e Tessuti differenziati, che sono le Chiese locali concentrandosi, infine, al singolo fedele quale Sua Preziosissima e insostituibile cellula. La Preghiera Universale è un momento solenne, unico e irripetibile, in cui tutte le suddette intenzioni sono presentate a Dio con la voce che fuoriesce dal Corpo Vivo della Chiesa.

LA PREGHIERA DEI FEDELI È LO SPARTIACQUE TRA LA LITURGIA DELLA PAROLA O PARTE ISTRUTTIVA, ANCHE DETTA MESSA DEI CATECUMENI E, LA LITURGIA EUCARISTICA O PARTE SACRIFICALE. QUEST’ULTIMA ERA RISERVATA IN ORIGINE AI SOLI BATTEZZATI IN QUANTO, DA QUESTO MOMENTO IN POI, OGNI PAROLA E SINGOLO ATTO DELLA CELEBRAZIONE SONO FINALIZZATI AL MISTERO DEL SACRIFICIO ESPIATORIO DI GESÙ CRISTO. POICHE’ L’ASSEMBLEA CONCELEBRA UNITAMENTE AL MINISTRO ORDINATO, DIVIENE INDISPENSABILE CHE I CONCELEBRANTI SIANO TUTTI BATTEZZATI E DUNQUE INVESTITI DEL SACERDOZIO COMUNE, DEL PROFETISMO E DELLA REGALITA’ CHE TALE SACRAMENTO VEICOLA.                                IN REALTA’ LA LITURGIA DELLA PAROLA E’ “COMUNIONE NELLA PAROLA DI CRISTO” E LA LITURGIA EUCARISTICA E’ “COMUNIONE NEL CORPO E NEL SANGUE DI CRISTO”. LE DUE COMUNIONI, UNIFICATE NEL SACRAMENTO, DIVENTANO “LA SANTA COMUNIONE”.

LITURGIA EUCARISTICA

RITI DI OFFERTORIO
In questa fase della Santa Messa vengono portate al Celebrante e presentate sull’Altare al Padre Celeste le primizie della Terra, quale frutto della fatica e del lavoro dell’uomo. In tale contesto è bene puntualizzare come tutte le cose siano state create dal nulla da Dio Padre, in vista dell’Incarnazione del Suo Unigenito per la Potenza dello Spirito Santo. La fatica e il lavoro dell’uomo vanno intesi in riferimento sia all’offerta dell’Altare che alla realtà fisica e spirituale che tali primizie rappresentano per l’uomo che le ha coltivate. L’uomo possiede nella sua corporeità divinizzata ed è in grado di coltivare con le sue mani l’intero creato. Il Creatore, Redentore e Salvatore di ogni uomo e dell’umanità, Eternamente generato dal Padre, viene concepito di Spirito Santo nel Grembo della Santa Vergine in onore della Creazione dal nulla. L’Ovario della Santa Vergine, senza il Polline, viene fecondato e concepisce Gesù che si svilupperà al suo interno per nascere e crescere fino all’immolazione sulla Croce. Senza Polline e nello stesso Ovario ciascun uomo sarà riconcepito quale cellula del Corpo Mistico del Salvatore per rinascere al Cielo. Sugli Altari Eucaristici viene ri-Presentato Gesù, nell’oggi della Celebrazione, in forma sacramentale e fisica sotto le sembianze delle Sacre Specie che, con le Parole e le mani Sacerdotali diventano il Suo Corpo Azimo e il Suo Sangue stratificato. È negli Azimi della Sua Corporeità Gloriosa che Gesù dona in tal modo a ciascun uomo della Terra, direttamente o indirettamente, la Redenzione e la Salvezza. Da tale condizione gloriosa ciascun’anima potrà essere ri-Concepita spiritualmente da Sua Madre nella Sua Corporeità Risuscitata dai morti e crescere in santità dagli azimi alla pluricellularità compiuta fino al Parto Celeste, che coinciderà con la  ri-Nascita particolare di ciascun uomo al Cielo. Il Calice e la Patena che accolgono le Specie Eucaristiche sono il segno della presenza di Maria sull’Altare della Celebrazione, di Colei che accolse l’Annuncio dell’Angelo a Nazareth, che diede alla luce Gesù al fianco di San Giuseppe a Betlemme e che rimase impietrita, al fianco dell’Apostolo Giovanni sul Golgota, durante l’Agonia e la Morte del Suo Unigenito. Il Pane azimo rimanda al processo di panificazione in assenza di lievito che, a sua volta, rimanda alla fecondazione del gamete femminile umano da parte di quello maschile nella formazione dello zigote. Nel genoma di questa prima forma fisica dell’uomo è contenuto l’intero organismo umano, così come in ogni minuscolo Frammento Eucaristico c’è tutto il Corpo di Cristo, da Nazareth all’immolazione del Golgota, per donare a ciascun uomo sin dal suo primo stadio esistenziale, nel Battesimo del Suo Sangue, l’Immacolatezza originaria perduta con il peccato. Saranno le primizie presentate all’Offertorio, una volta consacrate, ad accompagnare l’umanità dalla “Pienezza dei tempi” coincidente con la Prima Venuta di Gesù alla “Pienezza Redentiva e Salvifica della Fine dei tempi” che si configurerà con la Sua Seconda Venuta nella Parusia, già in atto. Grazie al potere trasformante che le Specie Eucaristiche sono in grado di produrre nei corpi, nell’anima e nella vita di relazione di ciascun fedele comunicato, l’umanità intera viene progressivamente e giornalmente introdotta all’ottavo giorno della creazione, che sarà senza più tramonto. Il termine “Pienezza dei tempi” si riferisce, in tale ottica, a quel periodo storico che ha avuto inizio dal Concepimento Verginale di Gesù nel Grembo Immacolato di Maria e che, assumendo in Sé tutta la creazione, ha dato avvio, con la Sua Nascita, Crescita, Morte e Resurrezione, ad una Nuova Era. La cosiddetta “Fine del mondo” è un processo tuttora in corso, che ha avuto inizio il Giovedì Santo con l’istituzione dell’Eucarestia e porterà alla fine del vecchio mondo aprendo la Porta, con il Parto Celeste, alla Vita Eterna. Dall’Annunciazione a Nazareth alla Domenica di Resurrezione a Gerusalemme, la dimensione del tempo e dello spazio si è arricchita di questa “Pienezza” in previsione della suddetta “Fine”, fondate entrambe nella ri-Presentazione e ri-Attualizzazione del Sacrificio Espiatorio celebrato sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo. L’espressione “Fine dei tempi” è da intendersi pertanto quale termine ultimo dell’attuale logica del mondo fondata sull’inganno satanico, sulla debolezza umana della carne dell’uomo e sulla tendenza a peccare a motivo della concupiscenza umana. Nella Ri-Creazione di Cristo esordisce la Nuova Vita incentrata tutta nel Suo Corpo e Sangue che hanno ridonato all’umanità la sua originaria libertà, in una rinnovata e illuminata capacità di discernimento e visione delle cose. Tale passaggio escatologico potrà realizzarsi in pienezza soltanto nel silenzio, nell’ascolto e nella partecipazione attiva alla Celebrazione Eucaristica di pochi fedeli per rendersi manifesto allorquando, per la maggior parte dei partecipanti al Banchetto Eucaristico le “Primizie” offerte sull’Altare saranno diventate per i loro orecchi, cuori e occhi, nonché al loro tatto e palato, delle ultimizie o tardizie che hanno perso ogni sapore e sostanza. Il progressivo e inesorabile infiacchimento dei Contenuti Essenziali presenti nella Santa Messa, unitamente alla scarsa partecipazione e coerenza alla Vita Sacramentale, segneranno lo spartiacque che dividerà i vecchi dai nuovi tempi. In quei giorni lo Sposo delle nozze di Cana nella Persona di Gesù Sacramentato, o meglio alla Presenza di Colui che ha dato Vita e continuerà a dare Nuova Vita alle sei giare della creazione in piena armonia con la Volontà del Padre, offrirà al maestro di tavola, nella persona del Celebrante, il Vino migliore dal gusto e dalla fragranza eccelsi e dalla potente funzione connettiva perché il solo in grado di riportare al Cuore di Dio tutti i cuori degli uomini. Tale bevanda s’è rivestita improvvisamente di un pregio e di una ricchezza inauditi quale profezia del Mistero di Salvezza che è in essa racchiuso e non certo per il cambiamento delle sue caratteristiche organolettiche. In essa è prefigurata la Transustanziazione del Sangue Espiatorio di Cristo che umiliato, bistrattato, sputato e crocefisso, dona ai commensali in ricerca di piaceri sensibili perché stanchi e sfiduciati dal Sacro, come gli operai dell’ultima ora della Parabola Evangelica. Quando le tardizie avranno riconquistato il ruolo di Primizie nell’Offertorio, a iniziare dall’orecchio, dal cuore, dagli occhi, dalla mente dei Sacerdoti e dei fedeli e saranno giunte nell’anima, nelle parole, nelle mani, nel cammino e nelle azioni quotidiane della vita senza più alcuna dicotomia, allora saranno proprio loro a trasformare il mondo traghettando, ad ogni Celebrazione Eucaristica, miriadi e miriadi di anime di fratelli e sorelle in Cielo e sulla Terra nel passaggio escatologico dal settimo all’ottavo giorno della creazione. Sarà in quell’istante che il vecchio Nicodemo realizzerà il significato della ri-Nascita di ogni uomo dall’alto, per quando possa essere carico di anni, e lo vedrà entrare sacramentalmente per la seconda volta in un Grembo, quello della Madre Celeste, che a tempo debito lo partorirà al Cielo. Chi è dunque il maestro di tavola se non colui che vigila attentamente sull’andamento della Festa di nozze, senza tralasciare alcun particolare? Chi è costui se non colui che pur rimanendo nell’anonimato, giungerà a dare persino indicazioni importanti affinché il Banchetto Eucaristico proceda secondo i disegni divini e non umani? Egli è la figura emblematica dei tanti Santi Dottori della Chiesa che in ogni epoca della storia hanno dato prova della loro profonda amicizia con lo Sposo della Chiesa, Gesù che con la Madre della Chiesa, Maria Santissima. Ella è Colei che rivolgendosi ai servi dice: “Fate quello che vi dirà”. I Celebranti in qualità di servi e i Santi Dottori della Chiesa, al servizio dei Celebranti, unitamente ai fedeli Comunicati potranno finalmente congratularsi per la qualità eccelsa di quel Vino transustanziato che la Chiesa-Sposa calicizzata e patenizzata continua a ricevere, su comando di Cristo nella Volontà del Padre per la Potenza dello Spirito Santo. I Santi Dottori della Chiesa sono le sentinelle dell’aurora perché hanno creduto contro ogni logica del pensiero corrente e hanno saputo vegliare e sorvegliare con somma cura ed eccelso amore ogni cosa all’interno del Tempio, a imitazione di Gesù. «Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània» (Mc 11,11).
Durante i riti di offertorio, in concomitanza con la presentazione dei doni dell’Altare, si conservava l’abitudine di raccogliere in un cestino le offerte in denaro che saranno destinate alle necessità della parrocchia, dei poveri e dei più bisognosi. Tale raccolta viene fatta oggi, subito dopo i riti di Comunione e a raccolta ultimata il cestino viene posto ai piedi dell’Altare, quale espressione comunitaria di ciò che ciascun fedele ha deliberatamente versato per le necessità dei fratelli e sorelle. Si tratta di un’usanza molto antica le cui modalità, pur cambiando nel tempo, hanno tuttavia mantenuto vivo il preziosissimo legame tra il piano alto dell’Altare e il piano basso che lo sorregge, prolungandosi nel pavimento dell’edificio ecclesiale sino a uscire  fuori dalle sue mura. Tale offerta, conosciuta con il nome di “Questua o Colletta” non va confusa con la Preghiera di apertura, indicata anch’essa con il termine di Colletta ma che, come è stato detto, sottintende un altro genere di raccolta posta all’inizio della Celebrazione.
Riprendendo i riti di Offertorio, ciò che si porta sull’Altare sono i doni del pane, dell’acqua e del vino, dopodiché il Sacerdote pronuncia le stesse Parole e compie i medesimi gesti che Gesù eseguì nell’ultima cena.
Per potere entrare nei dettagli è suggestivo notare come San Giovanni che è l’unico tra gli apostoli ad avere assistito personalmente alla Crocifissione, nonché alle fasi precedenti e successive, dedichi all’Eucarestia ben cinque dei ventuno capitoli del suo Vangelo. Più precisamente, l’Apostolo del Cuore affronta tale argomento dal capitolo tredicesimo al capitolo diciassettesimo, facendo ricorso a categorie linguistiche totalmente differenti da quelle utilizzate dai tre Sinottici. Difatti, le argomentazioni e i segni di cui si avvale per estrinsecare il Mistero Eucaristico sono del tutto originali quali: la lavanda dei piedi; la predizione del tradimento di Giuda; la predizione del rinnegamento di Pietro; la Fede e i suoi effetti; il rapporto di Gesù con il Padre; la Vite e i tralci; l’amore degli uomini bisognoso di essere conformato all’Amore Trinitario; l’Odio del mondo; la necessità della testimonianza; il tema del Paraclito; la seconda Venuta di Gesù; la Preghiera per la Sua glorificazione e infine: la Preghiera per i discepoli e per la Chiesa. Questi contenuti non sembrerebbero avere, di primo acchito, una reale attinenza con la Consacrazione delle Specie Eucaristiche sebbene, allorquando li si esamini in profondità, costituiscano di fatto un preziosissimo e dettagliato materiale informativo assolutamente pertinente ed estremamente chiarificatore sul tema.

PRESENTAZIONE DEL PANE E DEL VINO
Prima di procedere ad un’analisi particolareggiata circa la presentazione dei doni offerti sull’Altare, ci soffermeremo su un cerimoniale antico e solenne conosciuto come: Lavabo. Esso consiste nel lavare le quattro dita di entrambe le mani e, più precisamente l’indice e il pollice che toccheranno direttamente le Sacre Specie subito dopo la Consacrazione. Quattro dita alle quali l’arte sacra iconografica, pittorica e statuaria, ha dato nei secoli un particolare rilievo e che serviranno al Celebrante per elevare e adagiare l’Ostia, unitamente al Calice, intervenendo direttamente nella Frazione dell’Ostia e nella distribuzione delle Particole Consacrate. Il Celebrante durante il lavabo rinnova l’atto penitenziale del Rito d’ingresso che, in tale contesto sacrificale, assume il significato di un secondo atto penitenziale e di purificazione ancora più intensi del precedente. Sui quattro polpastrelli della faccia anteriore dell’ultima falange dell’indice e del pollice di entrambe le mani vi sono difatti particolari strutture cutanee, presenti pure negli altri polpastrelli delle dita, caratterizzate da rilievi paragonabili a creste alternati a depressioni simili a solchi, chiamati dermatoglifi. A motivo della loro immutabilità nel corso della vita, tali strutture cutanee permettono di identificare la singola persona a motivo della loro tipizzazione individuale, essendo unici e non uguagliabili o sovrapponibili da individuo a individuo. Il Celebrante, nell’asciugare le quattro dita inumidite delle mani appone, per mezzo delle acque, la propria firma sul manutergio e, così come Gesù scriveva sulla sabbia, vi lascia le sue impronte digitali quale sigillo di fedeltà nei riguardi della solenne Transustanziazione che sta per avere luogo. I dermatoglifi di cui s’è detto sono peraltro presenti sia sui polpastrelli come anche sul palmo delle mani e sui polpastrelli e sulla pianta dei piedi. Nel Vangelo di Giovanni Gesù compie il gesto della lavanda dei piedi anche quale segno della Sua costante protezione nei riguardi del cammino e delle azioni di ogni Suo Ministro Ordinato, le cui impronte digitali, palmari e plantari conosce alla perfezione per essere stato Lui a crearle in unione al Padre e allo Spirito Santo. Nell’asciugare i piedi, Gesù utilizza l’asciugamano col quale si era cinto al girovita a sottolineare l’Amore viscerale, fraterno, paterno, materno e filiale che Dio dall’Eternità nutre per ciascuno dei Suoi Ministri. Nella Consacrazione il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Il termine Corpo, tradotto in italiano con carne, in ebraico bâśâr= בּשׂר e in greco sarx= σάρξ, assume un significato teologico molto particolare. Il Corpo di Cristo, in senso estensivo rappresenta la Sua Corporeità compiuta, costituita da tutte le cellule uomo indifferenziate e differenziate di tutti i tempi e dunque delle persone che vivono oggi con la loro carne e anima, dei defunti privati della carne ma non dell’anima e dei venienti di domani. Ciascun uomo, in quanto Sua cellula, è Carne del Suo Corpo e scelto in Tale Corpo prima della Creazione del mondo, come affermato dall’Apostolo Paolo al primo capitolo della lettera agli Efesini (Ef 1,4). Il termine Carne indica nei tre casi suddetti la corporeità che ciascun uomo assume dallo stadio di zigote fino all’ultima mitosi e meiosi che compirà nella sua esistenza terrena. Il medesimo termine non rimanda al tessuto muscolare, che è uno dei quattro tessuti fondamentali dell’organismo congiuntamente ai tessuti epiteliale, connettivo e nervoso ma alla fisicità in divenire dell’uomo dal concepimento in poi. Nell’Offertorio, in relazione al Pane, il Sacerdote benedice Dio Padre per averlo ricevuto dalla Sua bontà quale frutto della terra e del lavoro dell’uomo e Glielo presenta perché diventi Cibo di Vita eterna. In questa prima parte v’è il rimando alla Creazione dal nulla, dal primo giorno al sesto giorno che ha dato alla luce l’umanità zigotica maschile e femminile. L’umanità zigotica si è formata ed è germogliata quale Frutto Speciale che la Terra ha partorito al sesto giorno avendolo in gestazione sin dal primo. Una volta infusa l’anima ha inizio il lavoro dell’uomo, quale amministratore della crescita fisica e spirituale della sua persona. La benedizione continua con la presentazione del Vino, cui viene aggiunto un po’ d’Acqua ed è rivolta a Dio per averli ricevuti entrambi dalla Sua bontà, quale frutto della Vite e del lavoro dell’uomo perché diventino Bevanda di salvezza. In questa seconda parte v’è il passaggio dall’uomo acqua all’uomo sangue, dallo zigote alla blastocisti, dal momento della fecondazione e simultanea infusione dell’anima nell’embrione alla formazione delle prime cellule ematiche che, una volta canalizzate, inizieranno a scorrere all’interno dell’organismo e al di fuori di esso mediante la placentazione. Il frutto della Vite rimanda altresì al Sacrificio Espiatorio di Cristo, Vera Vite, e alla Sua Salvezza operata a Cuore fermo e Sangue stratificato con Maria ai piedi della Croce. Il Pane va pertanto messo in relazione sia con la Terra fisica a partire dal grano, che con la terra corporea dell’uomo, a partire dallo zigote umano che da essa è stato tratto e modellato dallo Spirito Santo, quest’ultimo in dialogo con le anime, gli angeli e tutti i santi. Il Vino e l’Acqua, trattati come un’unica Bevanda, rimandano anch’essi alla Vite vinaria piantata nella Terra fisica e alla Vite miocardica interrata nel mediastino che nel suo albero vascolare riconosce i suoi tralci. La presentazione del Pane viene prima dell’offerta del Vino dal momento che, l’alimento solido rimanda alla creazione della persona umana da una singola cellula mentre l’Acqua, unita al Vino, richiama gli stadi successivi del suo sviluppo filo e ontogenetico, fino al Sacrificio Espiatorio del Dio Incarnato e al Fiume d’Acqua Viva che ne sgorga dal Suo Costato.
In questa fase dell’Offertorio si svolgono dunque gli atti della presentazione delle Offerte, ciascuno preceduto dalla specifica Benedizione rivolta dal Sacerdote al Dio Uno e Trino.
Riesaminando le Parole pronunciate da Gesù nell’ultima Cena, il termine “Terra” da Lui utilizzato rimanda dunque primariamente al conseguimento dello stadio “monocellulare stabile” che l’uomo raggiunse a un determinato momento del suo divenire fisico. Il medesimo termine rimanda altresì al “Pianeta” e, in particolare, a quella parte di crosta terrestre emersa dalle acque che si riempì di vita e di materia organica e inorganica, nelle sue varie forme, fino ad essere coltivata dalle mani di un uomo orami in grado di pro-creare. Solo quando si formò all’interno della prima cellula uomo il primo nucleo cellulare provvisto di un corredo cromosomico definitivo e tipico della specie, fu possibile passare da questa prima fase della creazione dal nulla agli ulteriori stadi di sviluppo filo e ontogenetico per giungere fino ai nostri giorni. La Vite Vinifera, trasformata nel sistema Cardiocircolatorio, diverrà sul Golgota lo strumento di elezione dell’Intera Opera di Redenzione e Salvezza realizzata a Cuore fermo e a Respiro ultimato.
Prima dell’insorgenza del peccato originale non vi erano sulla Terra né sofferenza, né malattia, né ombra di morte. Non esistevano le anomalie cromosomiche, né di numero né di struttura e non vi era la presenza di alcuna malattia congenita o acquisita. Quando spuntò la Vite Vinifera essa divenne, nel contesto filogenetico ed ontogenetico di crescita corporea dell’uomo, l’espressione metaforica dello sviluppo embriologico e della successiva formazione definitiva dell’apparato cardio-circolatorio. Tale apparato, potenziandosi sempre più, si sarebbe esteso a dismisura fino a bagnare, irrorare, nutrire e dissetare da dentro l’intero organismo che, inizialmente, era stato alimentato dall’esterno, per diffusione.
La descrizione sotto un profilo squisitamente botanico dei vari organi della Vite Vinifera enumera in modo molto succinto: una radice; il tronco principale, anche detto fusto o ceppo; le branche o cordoni permanenti e infine i tralci, corredati da complessi gemmari, foglie, fiori, grappoli e viticci di sostegno. Gesù fa riferimento nei quattro Vangeli al tronco, spiegandone l’intimo ed eterno legame che Lo connette a ciascun uomo, considerato Suo tralcio unico e irripetibile. Per definire la relazione che lega il Creatore alla Sua creatura, il Dio incarnato fa dunque ricorso alla Vite Vinifera germogliata dalla Terra Mariana e ai suoi Tralci. Pertanto, ciascun uomo, pur concepito individualmente secondo un legame ereditario specifico che lo incatena al tronco della propria storia e, sebbene sia cresciuto nella terra uterina di una madre biologica e dunque connesso geneticamente ad una specifica discendenza, una volta concepito rappresenta sul piano sovrannaturale, sempre e comunque, un Tralcio del Ceppo di Cristo. È questa la condizione che permette a ciascun uomo di potere acquisire “Sacramentalmente”, mediante il Battesimo, la Fratellanza di Gesù divenendo per Suo tramite un Figlio adottivo di Dio Padre nella Potenza dello Spirito Santo, quale Carne preziosissima della Sua divina Corporeità. Per tali ragioni il Battezzato assume una rinnovata umanità “divinizzata” che, in senso botanico, lo “trapianta” letteralmente nella Terra Mariana del Grembo Universale di Maria Santissima. Il Battezzato viene immerso nelle stesse Acque di Morte che sgorgarono dal Costato trafitto di Cristo. Acque che sconfissero il peccato, che furono accolte da Maria ai piedi della Croce una prima volta dalla trafittura, una seconda volta con la prima deposizione e una terza nella seconda deposizione. È in virtù della ri-Presentazione di tali dinamiche che ciascun battezzato viene reso capace di ricevere il dono supremo della “Figliolanza Regale Divina”, ancor prima del dono della Fede e unitamente ai doni del “Sacerdozio comune” e del “Profetismo”. Dal momento che Gesù è il solo Tronco Vinifero che il Padre Celeste ha inviato nella Terra Mariana, con tutti gli uomini creati e procreati quali Suoi Tralci, è di vitale importanza non staccarsi mai da tale umana e divina connessione per non venire tagliati e separati dalle mani del maligno dal Ceppo della Vera Vita. Il senso di ogni vita è tutto condensato nel portare frutto in abbondanza mediante i grappoli che dal proprio tralcio hanno annualmente origine, in conformità al proprio stato di vita. Separati da Gesù e sradicati dalla Terra Mariana si diventa sarmenti, utili soltanto a essere gettati nel fuoco della confusione, della disperazione, della separazione, della discordia, della solitudine e della ribellione, per bruciare impietosamente senza alcun senso né un perché. È questa la sorte scelta da quegli uomini che deliberatamente hanno voluto perdere la connessione vitale e vivificante con il Cuore di Cristo. Tali fratelli e sorelle, nonostante sia stata data loro la piena avvertenza, con il loro deliberato consenso al peccato mortale perseverano nel rendere le loro persone da splendidi tralci pieni di vita in miseri sarmenti destinati alla morte. Una tale scelta esistenziale di vita fa sì che l’intelletto, la memoria, l’affettività, le passioni, i sentimenti e le intenzioni siano consegnati a fastelli al maligno, il grande piromane per eccellenza, padre della menzogna e omicida sin dal principio, noto anche con i titoli di serpente, satana, separatore, accusatore, lucifero, drago e falso profeta. La Sapienza Divina, che non priva mai dei doni che ha elargito ai Suoi figli, ha permesso al maligno, Suo figlio degenere, di continuare a beneficare dell’intelletto superiore che gli fu conferito all’atto della sua genesi, unitamente ad una straordinaria abilità operativa. Nonostante la Sapienza Divina ricevette il tradimento in risposta, continua a permettergli di tentare l’uomo a patto di non violarne mai il bene più alto che è il libero arbitrio. Il padre della menzogna ha ottenuto da Dio la permissione di ottenebrare gli intelletti degli uomini fino a giungere a “Scristianizzare” l’umanità intensificandone la concupiscenza, intorpidendone gli affetti e confondendone la memoria. Il punto di forza per uscire da questa condizione disastrata è riscoprire l’Eucarestia quale fonte e apice della Redenzione e della Salvezza nella vita di ogni uomo. Dio Padre ha infinita fiducia in ogni uomo, che considera Suo figlio nell’Unigenito, da permettere gli attacchi del maligno nei suoi confronti in quanto in grado di sventarne qualsiasi complotto e Glorificare il Suo Nome in Terra e nei Cieli. L’Amore Divino Paterno diviene però “Morboso”, “Protettivo” e addirittura “Geloso” nei riguardi dei figli più piccoli e indifesi, in particolare verso gli zigoti. La Sua “Vicinanza” a favore di questi figli che popolano le “Periferie esistenziali” del Corpo Mistico è massima, estendendosi agli embrioni, ai feti di chi  deve ancora venire alla luce, unitamente alla condizione esistenziale delle categorie fragili e indifese di chi è già nato. Vi sono poi le schiere invisibili dei figli del Padre Celeste, caratterizzate dai puri spiriti conosciuti anche con il nome di angeli ciascuno facente capo ad un ben determinato coro angelico, similmente a quanto accade per la differenziazione dei tessuti corporei. Gli angeli sono i “Fratelli maggiori” degli uomini. Da sempre l’Amore Trinitario di Dio manifesta la Sua infinita grandezza fondandola sulle piccole cose e realizzando per loro tramite le grandi.
La Spiga di grano che la Terra Mariana ha generato a partire dal Chicco di Frumento dell’Unigenito, concepito di Spirito Santo, ha dato origine ad un campo di grano tripartito che è il corpo di ogni uomo. La Vite Vinifera il cui succo è “sgorgato” dal Corpo trafitto di Cristo nell’effusione ematica del Suo Cuore spezzato, ha dato origine ad un immenso Vigneto umano, Redento, Salvato e reso capace di sfuggire dalle grinfie del maligno per portare Redenzione e Salvezza agli altri Tralci. Di grande supporto a tale proposito risulta l’enigma e la parabola proposti agli Israeliti da Ezechiele, al capitolo diciassettesimo dell’omonimo libro. Il profeta, dinanzi ai fratelli deportati a Babilonia, ricorre in questo inciso letterario a delle immagini insolite di due aquile, due cedri, un monte alto e ad un’unica pianta di vite. Le due aquile sono figurazione del bene e del male; le cime dei due cedri sono i frutti dell’uno e dell’altro; la Vite piantata nel campo di seme è l’umanità connessa a Cristo e piantata nella Terra Mariana con il Battesimo; mentre il monte alto d’Israele, luogo dove il Signore Dio pianterà la cima del cedro, quale frutto del Sommo Bene, diviene figurazione dell’Unigenito Crocefisso sul monte del Cranio, quest’ultimo quale luogo paradigmatico di convergenza delle intenzionalità perverse degli uomini. L’offerta del Pane, se da un lato rimanda all’uomo plasmato dal fango della Terra, dall’altro apre all’Incarnazione che, dopo avere ricapitolato l’intero creato nel Corpo Mistico di Cristo, fa sì che il Chicco di grano cada dalla Croce piantata sul Golgota nella Terra Mariana sottostante. Come l’Incarnazione del Verbo prese avvio a Nazareth e la Sua Nascita ebbe luogo a Betlemme, così la gestazione del Corpo Mistico ebbe inizio sul Golgota e vide la Sua Nascita nel Sepolcro vuoto, poco distante. Il fango della Terra prevede una maternità di natura minerale, il fango del Battesimo vede all’opera una Maternità biologica e altamente spirituale con Maria, “Madre di Dio Figlio” che ai piedi della Croce offre il Suo “Grembo Universale a Dio Padre” per divenire “Madre di tutti i viventi” e Sposa dello Spirito Santo. V’è dunque in questa fase del Rito d’offertorio un implicito riferimento alla Spiga di grano che nel Chicco morto dell’Unigenito, riconcepisce, rigenera e ricapitola tutti i chicchi di grano dei defunti di ieri di oggi e di domani in un solo Pane Eucaristico Azimo Spezzato. Il ruolo generante della Madre è preminente in questa parte della Celebrazione, detta Sacrificale, perché il Chicco di grano divino e umano che è morto cadendo nella Terra materna impietrita dal dolore, mediante l’effusione del Sangue e con la prima e seconda Deposizione, ha dato vita con la Sua Resurrezione a tutti i chicchi azimi morti e sepolti dell’umanità da Lui assunta, facendoli aderire al Grande Progetto Divino della Salvezza Universale in un solo Pane. Questa la sintesi del Sacrificio Espiatorio pagato dalla Persona di Cristo per il riscatto del peccato di ogni singolo uomo, Redento sin dalla condizione zigotica azima della sua persona e fatto entrare in Gestazione spirituale nel Grembo Magnificato di Maria, Sua e Nostra Madre e Porta del cielo.
Tale Sacrificio ha avuto bisogno per la Sua realizzazione: 1) del legno della Croce che, sotto le sembianze della cima del cedro, diviene figurazione dell’Altare Eucaristico dove viene ri-Presentata e ri-Attualizzata ad ogni Celebrazione l’Immolazione di Cristo; 2) del Grembo straziato e Immacolato di Sua Madre, Calice e Patene dello Stravaso ematico e della prima e seconda Deposizione ed infine; 3) del Sepolcro nuovo, prima tenuto chiuso quale dimora provvisoria della discesa agli inferi e poi definitivamente aperto, quale trampolino glorioso della Resurrezione Domenicale. Il Pane Consacrato e Transustanziato nel Corpo di Cristo potrà ora essere distribuito e mangiato quale Cibo di Vita Eterna, dal momento che ad ogni Eucarestia v’è il Rendimento di Grazie per quanto si riceve e che prontamente deve essere comunicato al prossimo, realizzando in sequenza i tre passaggi suddetti. La Resurrezione, la cui forza dirompente sposta per mano angelica la grande pietra del Sepolcro, lasciandolo aperto e vuoto, permette al Pane della Vita di compiere l’ultima tappa del Suo lungo percorso creaturale, filogenetico e ontogenetico che, dalla prima cellula uomo plasmata dalla Terra lo vedrà trionfare sull’ultima cellula uomo Redenta e Salvata. Attraverso il rito della Comunione Sacramentale il Fedele Comunicato è chiamato dunque ad attingere in pienezza dalle Grazie divine in modo che, mangiando il Pane della Vita e bevendo il Vino della Salvezza, nutrito egli stesso, potrà nutrire i fratelli vicini e lontani di ogni età, luogo, razza ed epoca che ad ogni Eucarestia gli verranno consegnati.
In riferimento all’Acqua è bene sottolineare come essa sia presente in piccole percentuali nel Pane Azimo mentre costituisce la componente principale del Vino. Approfondendo il significato delle Parole che Gesù pronuncia nell’ultima Cena si evince come Egli abbia voluto ricondurre al Padre Celeste tutti gli uomini che indistintamente e sin dall’Eternità considera Suoi fratelli e cellule del Suo Corpo Mistico. La Salvezza operata da Gesù è difatti Universale, estendendosi con le sue ali d’aquila dalle fasi iniziali del divenire corporeo e spirituale dell’uomo fino ai confini estremi della sua anima nei Cieli. L’Universalità di tale Salvezza è preesistente alla Creazione stessa, in quanto è insita nell’Amore Infinito intra-Trinitario di Dio che travalica ogni limite di tempo e spazio e gli stessi confini della morte.
Il corpo umano, all’inizio della sua parentesi terrena, nel passare dalla condizione esistenziale monocellulare di zigote allo stadio pluricellulare di blastula, risulta totalmente privo di vasi sanguigni e di cellule ematiche proprie. La sua struttura è del tutto assimilabile al Pane Azimo che si prepara con farina e acqua, senza aggiunta di lievito. Tale condizione esistenziale lo rende ancora assimilabile a quel “Qualcosa di granuloso e minuto”, fine come la brina e ricoperto da un sottile strato di rugiada che, nel deserto, in prossimità del monte Sinai, il Glorioso Popolo d’Israele ricevette da Dio sotto il nome di manna. Dalla fase di gastrulazione in poi, il corpo dell’uomo vede germinare progressivamente, dal suo interno, un piccolissimo Tralcio cardiovascolare volto ad estendersi fino agli estremi confini della terra corporea ed, esternamente, l’organo placentare volto a sviluppare l’impianto intra-parietale di ancoraggio all’utero. Con lo scorrere del tempo quel minuscolo Tralcio sarà in grado di saturare l’organismo in rapida crescita, grazie all’enorme rete di vasi capillari, arteriosi, linfatici e venosi che l’accompagneranno per l’intera sua esistenza, bagnando direttamente o indirettamente ogni singola cellula, struttura anatomica, organo, apparato e distretto del corpo. Analogamente, l’abbozzo placentare assumerà le funzioni di un vero e proprio Altare Vivente, capace di ridurre al minimo la distanza tra sangue materno e fetale tramite i villi coriali, impegnandosi nelle sue funzioni di scambio metabolico, di filtro, di produzione di ormoni e di fonte di nuove cellule staminali.
Alla luce delle conoscenze odierne circa l’angiogenesi e la vasculogenesi embrio-fetali umane, diventano illuminanti i collegamenti con il racconto biblico della prima piaga d’Egitto che vide le acque del fiume Nilo trasformarsi in sangue, e con gli episodi Evangelici delle nozze di Cana e della sudorazione di Sangue, o ematoidrosi, di Gesù nel Getsemani. Tre contesti differenti che rimandano al passaggio dall’uomo Acqua all’uomo Sangue, legati da un’invisibile Catena di Rosario che dagli Azimi dell’Incarnazione connette ciascuna vita umana, di grano in grano, agli Azimi dell’Espiazione nella pienezza della Redenzione. Nell’episodio di Cana di Galilea, associato da san Giovanni al primo miracolo o primo segno compiuto dal Maestro, Gesù, sollecitato da Sua Madre che chiama “Donna”, aveva trasformato in Vino pregiatissimo l’intero contenuto Acquifero delle sei giare adibite ai riti di purificazione degli ebrei. Gesù chiama Sua Madre con il medesimo nome di Donna dall’alto della Croce, in presenza dello stesso Evangelista che è il solo a narrare l’episodio di Cana. Le sei giare sono simbolo dei sei giorni della Creazione durante i quali ogni cosa viene fatta in progressione su comando divino di Gesù, nella potenza dello Spirito Santo. L’Acqua è il segno dell’umanità delle origini, mentre le giare per i riti di purificazione prefigurano l’imprescindibilità del confessionale nella vita di ciascun uomo. Tali Acque, accuratamente versate dai servi nelle singole giare, contenenti ciascuna al suo interno due o tre barili, sottolineano il lavoro meticoloso degli angeli di Dio nell’Opera della Creazione. I due o tre barili rimandano ai tabernacoli anatomici del corpo umano: capo, torace e addome dei quali gli ultimi due possono essere intesi come un unico tabernacolo toraco-addominale. L’uomo dell’ultima giara o del sesto giorno della Creazione è in diretta successione mitotica e meiotica e, dunque, in continuità filogenetica e ontogenetica con i suoi simili e fratelli d’Acqua e di Sangue della prima giara e dunque con l’intera creazione dal Principio alla Fine. L’uomo del primo giorno, all’alba primordiale della sua esistenza monocellulare e l’uomo del sesto giorno, crepuscolare e oramai in grado di procreare e visibilmente ricco del suo patrimonio pluricellulare compiuto, rivestono entrambi, al cospetto di Dio Padre, il medesimo valore e la stessa consistenza dell’Azimo zigotico Redento e Salvato dal Suo Unigenito. Il Vino pregiatissimo con il quale Cristo trasformerà l’intero volume di Acqua presente nelle sei giare senza prediligerne alcuna, profetizza lo stravaso ematico del Suo Sangue Salvifico dall’alto della Croce per la Salvezza universale dell’intera umanità. La trasformazione dell’acqua in Vino pregiato, di qualità addirittura superiore a quella bevuta fino ad allora dai commensali, prefigura infine la Trafittura toracica del Golgota che si ri-Attualizza e si ri-Presenta in modo incruento sugli Altari eucaristici di tutto il mondo ad ogni Celebrazione. L’episodio delle nozze di Cana offre una sintesi mirabile della Creazione e il suo compimento nel Figlio di Dio fatto uomo, che traghetterà nella Sua Corporeità l’umanità dal settimo all’ottavo giorno della creazione senza più morte, santificandola e divinizzandola interamente. Il Venerdì Santo Dio muore per aprire e spalancare la porta del Paradiso a chi crede in Lui. Il Sabato Santo Dio Redime e Salva tutte le Sue creature in attesa di essere Salvate prelevandole dagli inferi, dove scende avvolto dal Manto della Madre quale Vittima Immolata con il Suo Corpo morto e incorrotto. La Santa Domenica risuscita e, nella Sua Corporeità Gloriosa, risuscita tutto ciò che era irreversibilmente morto e decomposto.
Il Sabato Santo, “lo Shabat (שבת)” è il giorno del Silenzio di Dio che precede la Domenica di Resurrezione. È il giorno dedicato al riposo dell’uomo, perché ciascuna persona possa contemplare il Sepolcro Nuovo scavato nel suo cuore di pietra e trovarvi il Corpo esanime del Figlio di Dio da Comunicare agli altri. È il giorno dell’abbandono, da parte del Padre Celeste e dello Spirito Santo, del Verbo Incarnato alla Morte sebbene la Morte della Seconda Persona della Santissima Trinità è priva di qualsiasi processo di disfacimento e totalmente scevra da qualsivoglia fenomeno di autolisi o putrefazione. Purtuttavia si tratta di un reale abbandono del Dio della Vita alla Morte che ha fatto seguito al Peccato dell’umanità. Durante le 40 ore di Morte reale v’è dunque il silenzio abissale di Dio, nel quale si racchiude tutta la sacralità del Sabato Santo che, come un’enorme rete, ridesterà le anime prigioniere degli inferi ridonando loro la Vita Eterna. È il Manto della Madonna, emblema dell’Infinito Amore Incondizionato che Lei nutre per ciascun figlio, l’unica realtà fisica che abbia potuto raggiungere con il Figlio avvolto al Suo interno gli abissi insondabili del tramonto dell’esistenza, quale anticipo dell’Alba di Resurrezione. In questo giorno memorabile, che sin dall’Antico Testamento prefigura la vigilia della Pasqua, l’anima di ogni Fedele del Popolo Ebraico era invitata con la propria corporeità a smettere di compiere qualsiasi azione, cessando da qualsiasi lavoro che Dio, creando, gli aveva affidato. La presente lettura non intende togliere né modificare nulla in relazione alla ricca tradizione rabbinica tramandata nei secoli, intende semplicemente sottolineare l’Incommensurabile Verità di Cristo-Dio, Morto e Deposto nel Sepolcro nuovo di Giuseppe di Arimatea membro illustre del Sinedrio, che Risuscita nel cuore di ogni uomo.
Quando si attacca o si demolisce materialmente una Chiesa abbattendone il suo Altare principale e i suoi Altari secondari, distruggendone il Tabernacolo e disperdendone le Ostie consacrate è il maligno che manifesta primariamente, attraverso la mano dell’uomo reso sordo e cieco, l’Odio viscerale e dissacrante che nutre verso Dio, il creato e tute le sue creature. È lui il committente e il mandante che, con l’inganno, fa dell’uomo debole e zelante un suo sicario fedele. In tali atti si rivela tutta la furia omicida del Male che accecato dalla fiamma perpetua dell’Odio rivela la sua lontananza abissale, definitiva e irrevocabile da Dio. La morte dell’attentatore, unitamente alle morti dei fedeli e al dolore delle famiglie, dei cari e della Chiesa Universale costituiscono per lo spirito diabolico agonizzante, consapevole della sua imminente sconfitta, un ignobile e transitorio refrigerio dalle fiamme inestinguibili che lo consumeranno per l’Eternità. Non si intende con tali riflessioni deresponsabilizzare gli artefici materiali di queste azioni disumane e sacrileghe, i cui cuori si sono talmente pietrificati da scagliarsi contro i propri fratelli e nei riguardi di Dio. 
Ritornando alla scansione Liturgica Sacrificale si evidenzia come il Sacerdote faccia una doppia Offerta cui segue una doppia Consacrazione. La Redenzione e la Salvezza sono state previste da Dio Padre sia per l’uomo-Acqua che per l’uomo-Sangue, vale a dire sia per le persone che vivono la sola parentesi embrionale terrena, dallo stadio di zigote fino e non oltre quello di blastula e sia per le persone che raggiungeranno, a vari livelli di sviluppo, la condizione pluricellulare di sviluppo compiuta intrauterina fetale o extrauterina, che li vedrà nascere, crescere e diventare anziani e carichi di anni. Il rito della doppia Offerta e della doppia Consacrazione conferisce la perfetta aderenza del Sacrificio di Cristo ad ogni singola fase di sviluppo dell’uomo. Il Pane e il Vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo hanno in realtà già l’Acqua nei composti biochimici e nei miscugli biologici che li costituiscono. A un certo punto del Rito il Sacerdote versa un po’ di Acqua nel Calice del Vino, quale segno della nostra unione con la Vita Divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana. La valenza Universale della Celebrazione Eucaristica fa sì che essa stenda la sua azione di Grazia all’intero Creato, il cui vertice è rappresentato da Adamo tratto e plasmato dalla terra fisica e da Eva, modellata e plasmata dalla terra biologica del Suo osso costale. Ogni uomo della Terra viene concepito nell’unione del genoma paterno che ha ereditato dal padre con quello materno che ha ereditato dalla madre ed in virtù di tale fusione può essere considerato individualmente maschio e femmina, a prescindere dall’aspetto fenotipico ricevuto e che potrà cambiare. A ciascun uomo viene data Eva in dono da Dio, Ella è prefigura della donna che nella Maternità Universale di Maria Santissima lo accompagnerà per tutta la sua esistenza terrena e celeste. L’uomo potrà realizzare tale Verità soltanto al risveglio della sua anima dormiente con il Sacramento Battesimale. L’Acqua unita al Vino ri-Unisce in Cristo la componente maschile e femminile che erano state separate dal Peccato Originale, reintegrando l’uomo nella sua interezza all’interno del Calice Mariano. Tale fusione resterà salda a partire dagli azimi dell’uni-cellula provvista di sola Acqua per arrivare alla realtà umana pluricellulare compiuta, Redenta e Salvata. Il Pane diviene Cibo di Vita eterna e il Sangue Bevanda di Salvezza di questa Nuova ed Eterna Alleanza. La Consacrazione trasforma il Pane nel Corpo Azimo e Zigotico di Gesù mentre, il Vino e l’Acqua, vengono Transustanziati nel Sangue del Signore non più Stratificato ma ri-Unificato nelle Sue componenti corpuscolata e liquida, quale Patto della Nuova ed Eterna Alleanza. Il Vino, rispetto al Pane, è la Sostanza che si allontana materialmente dal Corpo del Crocefisso a motivo dello stato liquido in cui si trova. L’allontanamento della componente corpuscolata prima e di quella plasmatica a seguire, quale esito della Sedimentazione ematica realizzatasi all’interno del Pericardio trafitto di Cristo, nella Transustanziazione riprende l’originaria composizione che aveva in Vita per ricondurre al Cuore di Dio ogni figlio disperso nel mondo. È in virtù di tale Prodigio che le periferie dell’umanità più lontane da Dio possono, da questo momento in poi, venire raggiunte e bagnate dai rivoli della Salvezza fuoriusciti dal Costato trafitto dell’Unigenito e fare ritorno al Corpo di Cristo cui appartengono. Con la Doppia Offerta del Corpo e del Sangue presentati sull’Altare, il Padre Celeste svela dunque nell’Immolazione del Suo Unigenito per la Potenza dello Spirito Santo, l’Amore Trinitario fuoriuscito da Se stesso per Vivificare l’intero Creato che era morto. La Doppia Consacrazione Sacralizza e Ricapitola l’arco di tempo e di spazio che intercorre tra la Prima Venuta di Gesù a Nazareth e la Sua Seconda Venuta nel Corpo Sacramentato del Fedele Comunicato. Tutto è orami Espiato, Redento, Ricapitolato e Salvato, dal primo Adamo maschio e femmina, tratto dalla Terra rossa, alla Seconda Eva, Maria, confermata “Donna” e “Madre Universale” dall’alto della Croce da Cristo Morente.
Il Dio Uno e Trino ha così manifestato ai tanti figli dispersi sulla Terra e nei Cieli il Suo vertiginoso Amore al fine di lasciare a ciascuna cellula uomo la libertà individuale di riconoscere o disconoscere la sua vera origine e il senso ultimo della sua esistenza terrena. Pur essendo Dio Padre Spirito e Verità, a ogni Celebrazione Eucaristica si rende tangibile nel Suo Unigenito Sacramentato, facendosi vedere, ascoltare, odorare, toccare e gustare con i sensi fisici e spirituali di cui sono dotati i Suoi figli. Gesù Sacramentato è il più sublime evento mai realizzatosi nella Storia. Le riflessioni riguardanti  l’altare, il lavabo, il pane, il vino, l’acqua, la terra, la vite, il calice, la patena, la spiga, gli azimi e quant’altro richiamato, rappresentano la riflessione personale dell’autore che crede nella crescita individuale e collettiva continua di ciascun uomo, che considera fraternamente un “Portatore di Verità e confida nell’approfondimento ininterrotto teologico, scientifico, esegetico, ermeneutico, razionale, intuitivo e intellettuale circa il Mistero relativo alla Vita e alla Morte.

PREGHIERA EUCARISTICA
Costituisce la preghiera centrale della Celebrazione. Nel rito romano è anche detta “Canone romano”, in essa si realizza la transustanziazione del Pane nel Corpo di Cristo e dell’Acqua e del Vino nel Suo Sangue. È la preghiera Trinitaria per eccellenza che il Celebrante rivolge al Padre Celeste invocando lo Spirito Santo per rendere realmente presente sull’Altare e in mezzo all’assemblea Gesù Eucaristia.

Il prefazio è la prima parte di tale preghiera dove il sacerdote rende grazie a Dio per le meraviglie operate e che continua a realizzare nella storia della Salvezza. Lo stile è solenne e in questa prima parte, che può essere recitata o cantata a seconda del tempo liturgico, il Celebrante  invita i fedeli a tenere in alto i loro cuori con l’assemblea che Lo rassicura che sono protesi al Signore. Non è con la sola ragione che il fedele è invitato a partecipare al Sacrificio Espiatorio ma con un rinnovato cuore giovanneo, convertito e totalmente rivolto al Signore, per non fuggire impaurito nelle grandi prove della vita come fecero gli Apostoli dinanzi alla Croce di Cristo oppure, pressato da tante preoccupazioni, allontanarsi con il cuore e la mente dal Mistero dell’Eucarestia che prende Corpo sull’Altare. Tutti, in questo momento solenne, sono invitati a mettere da parte inquietudini e a tralasciare le cose del mondo che usualmente occupano le menti, per poter partecipare individualmente al Sacrificio Supremo che Cristo, Immolandosi, ri-Presenta sull’Altare.
Il Sanctus è la seconda parte della Preghiera eucaristica. Viene cantato o recitato ad alta voce dal Sacerdote, unitamente all’assemblea. Inizia con la lode a Dio e riprende le medesime parole dell’Inno che i Serafini elevarono a Dio che il profeta Isaia, udendolo, riferisce nel descrivere la visione inaugurale del suo ministero profetico nel Tempio di Gerusalemme. Le medesime parole saranno utilizzate dalle quattro Creature dell’Apocalisse, ciascuna provvista di sei ali e costellata di occhi intorno e dentro. In questa orazione si configura al sommo grado l’esultanza della Chiesa Universale e dei Cori Angelici, inneggianti in un unico inno di lode la Santità di Gesù Redentore e Salvatore del mondo. La preghiera prosegue e riprende l’episodio descritto nel Vangelo di Matteo relativo all’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, tra le grida esultanti delle folle. Il Signore fu in tale circostanza osannato, benedetto e proclamato “Figlio di Davide” per essere subito dopo condannato e crocefisso dalla stessa folla. Tali acclamazioni si concludono con la più elevata e solenne dichiarazione di santità e di trascendenza di Gesù che sia stata mai proclamata: «Osanna nel più alto dei cieli». Il Sanctus, con i suddetti passi vetero e neotestamentari costituisce l’Anamnesi, vale a dire l’atto della memoria che riscalda il cuore del fedele di contenuti spirituali profondi e intramontabili.

EPICLESI E CONSACRAZIONE
Poco prima della Consacrazione v’è un momento particolare e solenne chiamato Epiclesi nel quale il sacerdote, agendo in Persona Christi ovvero operando nella Persona di Cristo, invoca Dio Padre affinché mandi lo Spirito Santo a operare la Transustanziazione o Transubstanziazione delle Offerte presentate sull’Altare. L’invocazione allo Spirito Santo e alla Sua divina azione vivificante e trasformante non si limita alle sole Specie Eucaristiche ma è estesa a ciascun fedele e comunicando, affinché sia trasformato e reso idoneo a prendere parte agli inestimabili benefici e servizi che il Sacramento veicola. In questo momento sull’Altare si sta ri-Attualizzando la Crocefissione del Golgota, ri-Presentata e non rappresentata in senso teatrale dal Celebrante, così come essa avvenne duemila anni fa.
La Consacrazione che segue l’Epiclesi è il momento supremo della Messa. Per suo tramite si realizza il prodigioso passaggio del Pane e del Vino nelle Sostanze del Corpo e del Sangue di Cristo Crocefisso che a breve sarà deposto con la Comunione nel corpo del Fedele Sacramentato per la Resurrezione. Tale transito è la sintesi di tutti i passaggi che, a partire dagli elementi chimici fondamentali presenti sulla terra, in virtù dell’Opera dello Spirito Santo e grazie alla fatica e al lavoro dell’uomo, hanno portato alla formazione dell’umanità compiuta di cui Cristo Crocefisso è Fondamento, Tramite, Fine e Culmine. La Transustanziazione ripercorre tutte le singole tappe che, ad iniziare dagli elementi primordiali presenti nelle primizie dell’Offertorio, culminano nella Carne e nel Sangue salvifici di Cristo morto e risorto. Tale mistero ha luogo in qualsiasi condizione ambientale ordinaria e/o straordinaria, ri-Attualizzandosi e rendendosi Presente nelle mani del Celebrante al cospetto del miscuglio di sostanze aeriformi, costituito da gas e vapori, che caratterizzano l’atmosfera nella quale l’umanità vive sulla Terra. L’aria rimanda alla Chiesa Celeste degli Angeli e dei Santi del Paradiso e Purgatorio che partecipa compatta alla Celebrazione. La Transustanziazione, definita incruenta in riferimento alla composizione chimico-fisica delle Sacre Specie che rimangono tali, è in realtà sul piano mistico-spirituale cruenta e conseguenza dell’immane disumanità che l’uomo ha purtroppo testimoniato in ogni tempo. Il prodigioso risultato sarà la reale trasformazione delle Sacre Specie nel Corpo e nel Sangue del Signore Gesù Cristo. In tali umane e celestiali dinamiche è possibile assistere e partecipare, in accordo con le Parole e i Gesti del Celebrate, allo stravaso ematico delle componenti liquida e corpuscolata del Sangue di Cristo che, dal Calice Pericardico innalzato sulla Croce si versa nel Calice Materno sottostante. L’Elevazione delle due Specie Consacrate e la loro Ostensione tra le dita purificate delle mani sacerdotali evidenziano tale intimo dialogo Materno-Filiale, dal Calice delle alture che si svuota al Calice della valle di lacrime che si riempie. In forza delle Parole e delle Azioni che il Sacerdote compie rivolto al Padre Celeste, prende dunque Sostanza Corporea il Sacramento Eucaristico con il Plasma e l’Ematocrito di Cristo che, allontanandosi dal Suo Corpo Inanimato e dal Calice dell’Espiazione, si versano nel Calice della Distribuzione immobile ai piedi cella Croce. La vista, il tatto, il gusto e l’olfatto del fedele riconoscono nel Pane Azzimo Consacrato il tradizionale prodotto alimentare fatto di farina di frumento e acqua e, nel Vino Sacramentato, la bevanda alcolica ottenuta dal frutto della vite. Le Parole della Consacrazione sono quelle che Gesù pronunciò nell’ultima Cena e che il Sacerdote proclama fedelmente genuflettendosi in adorazione, dinanzi alla Sua Divina Maestà. Le Specie appena consacrate vengono innalzate permettendo ai fedeli la medesima Adorazione mediante i sensi dell’anima. Il Sacerdote, rivolto al Padre Celeste con l’Ostia tra le dita, agendo in Persona Christi Proclama le seguenti Parole: «Nella notte in cui fu tradito, Egli prese il Pane, Ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai Suoi discepoli e disse: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il Mio Corpo offerto in sacrificio per voi». Il sacerdote prendendo successivamente tra le Sue mani il Calice del Vino prosegue: «Dopo la cena, allo stesso modo, prese il Calice, Ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai Suoi discepoli e disse: “Prendete e bevetene tutti, questo è il Calice del Mio Sangue, per la nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”». All’elevazione del Calice fa seguito un profondo silenzio, talvolta interrotto dal suono di un campanello e seguito dalla genuflessione del Celebrante e dell’assemblea. Il gesto della genuflessione sottolinea l’intima partecipazione e l’abissale gratitudine dei partecipanti per l’avvenuta Consacrazione, nella Comunione degli Angeli e dei Santi. Gli elementi primordiali della creazione, l’ossigeno, il carbonio e l’idrogeno, in natura così diversamente combinati tra loro, partecipano ancora una volta al Mistero della Transustanziazione del Corpo e del Sangue di Cristo, Signore e Salvatore del mondo.

ANAMNESI E SECONDA EPICLESI
Dopo la Transustanziazione il Sacerdote si rivolge ancora una volta al Padre Celeste perché riunisca nel Suo Unigenito, in Un Solo Corpo e in Un Solo Spirito, la Sua Chiesa. È questa una condizione indispensabile perché possa realizzarsi, nella Potenza dello Spirito Santo, la Seconda Venuta di Gesù. Per ciascun uomo divenire Carne e Cellula del Corpo di Cristo è il primo e l’ultimo passo del cammino di Fede. Così come ogni cellula di un corpo possiede nel suo nucleo l’intera sequenza di DNA, macromolecola depositaria dell’intera informazione genetica di quell’organismo, il fedele sa di possedere l’intero progetto passato, presente e in divenire del Corpo di Cristo, che è la Sua Chiesa Vivente. Sa di doverne specificare, mediante la biosintesi di RNA  e proteine che si traduce nelle azioni compiute e nei comportamenti assunti durante la sua vita, soltanto quella piccolissima ma insostituibile porzione che gli compete e che nessun altro potrà supplire. Tale Seconda Epiclesi, la cui realizzazione è profeticamente Icona della Seconda Venuta di Cristo nella Gloria, presuppone la libera volontà di ciascun uomo a essere trasformato nell’anima e nel corpo in uno strumento fedele e perseverante al totale servizio del Corpo Mistico di Cristo, così come le funzioni di una cellula sana e differenziata lo sono per il corpo al quale appartiene. Allorquando ciascun uomo della Terra e le anime di quanti sono nei Cieli avranno riconosciuto la loro piena appartenenza alla Chiesa Universale, e avranno deciso di mettere le proprie funzioni di mantenimento e di lusso a completa disposizione di Cristo, potrà finalmente realizzarsi in pienezza la Seconda Venuta di Gesù nella Gloria. Il comunicando, assimilato al sale della Terra e al tralcio che connette intimamente il tronco della Vite di Cristo ai fratelli, diviene in tal modo un preziosissimo tramite per la produzione di frutti saporiti e copiosi, materiali e spirituali che si raccoglieranno nei grappoli d’uva della ramificazione cui appartiene. Nel contempo darà gusto, sapore e senso alla Pianta Universale della Vite, promuovendone la conoscenza e contribuendo alla produzione del Buon Vino Salvifico della Nuova ed Eterna Alleanza. Nel Canone romano la Preghiera prosegue e si sofferma sui frutti dell’Eucarestia mentre l’Anamnesi ricorda e menziona le offerte fatte da Abele, Abramo e Melchisedek a Dio e da Dio gradite in prefigurazione dell’Incarnazione del Suo Unigenito e dei Doni che, nella Pienezza dei tempi, sarebbero stati Presentati e Transustanziati sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo. A questo punto il Sacerdote invoca nuovamente lo Spirito Santo perché plasmi, senza mai stancarsi, i fedeli della Terra affinché non si scoraggino mai di comunicare ai loro fratelli il sapore, la custodia, la bellezza e la difesa della Verità di Cristo, che la Chiesa Universale da sempre proclama per la santificazione del mondo. Abele fu il secondogenito di Adamo ed Eva. È il figlio concepito dopo Caino che simboleggia, in modo paradigmatico, quanti continuano a venire concepiti dopo qualcuno che li ha preceduti nel divenire corporeo sulla Terra. Caino è il “Primogenito”, o meglio colui che è stato concepito e comunque è nato per primo, crescendo quale figurazione di quanti continuano nel mondo a venire alla luce in maniera “Naturale e inconscia”, quasi scontata o dovuta, sentendosi e assumendo un atteggiamento da privilegiati che li porta ad anteporre le ragioni dei propri neuroni a quelle del cuore. Caino diverrà un abile coltivatore della terra fisica e di quella corporea, sempre pronto a difendere la sua persona e il suo ingegno unitamente al proprio nome e al casato di provenienza. Vivrà da proprietario terriero e sarà il geloso custode del suo albero genealogico ignorando pressoché in toto il servizio che avrebbe dovuto tributare al Corpo Unico dell’umanità, cui tutte le altre genealogie afferiscono. Pur abitando in mezzo agli altri uomini Caino non sarà mai in grado di poterli considerare suoi veri fratelli e resterà nel profondo della sua intimità sostanzialmente separato dai loro bisogni e dalle loro diverse esigenze biologiche ed esistenziali di vita. In tale condizione di egoistico isolamento, spesso velato sotto l’alone di un’ostentata e frivola vita sociale, Caino offrirà agli idoli della sua religiosità, che chiamerà Dio, i prodotti della terra con il pane della sua felicità e il vino della sua ebrezza. Rimane questa, purtroppo, l’offerta immutata nel tempo che il Caino di oggi e di sempre porge al suo Dio, nella mummificata convinzione di avere ottenuto tutto ciò che possiede esclusivamente dal lavoro delle sue mani e con la fatica e il sudore della sua fronte. Abele rimane ai suoi occhi miopi un incompiuto prodotto della Natura neppure meritevole di ricevere la dignità di Persona. Con il trascorrere del tempo il primo Caino è divenuto un esercito di Caini che, nella “Pienezza dei tempi”, si sono addirittura arrogati il diritto di ridefinire sui piani giuridico e scientifico innanzitutto la fragile condizione di Abele, giungendo a paragonarla ad un semplice “Agglomerato di cellule”. Caino, che è sia maschio che femmina, ignora come al momento del suo trapasso al Cielo sarà giudicato proprio dallo sterminato esercito di Abele i cui soldati e condottieri, fragili nella carne, si riveleranno potentissimi nell’anima e nello Spirito. Non immagina lontanamente come agli occhi di Dio sia proprio Abele ad avere ricevuto il posto d’onore di giudice, non sempre buono verso i fratelli e sempre libero di potersi trasformare in un implacabile giudicatore del suo prossimo. Il Buon Abele ha vinto infatti, in pre-Visione della Venuta di Cristo, i sentimenti di rancore e condanna nei riguardi dei suoi uccisori. L’Abele giudice, invece, non avendo conosciuto la Misericordia di Dio è divenuto l’artefice preminente delle tante prove che sino ad oggi vengono inflitte all’umanità. Sarà la Santissima Trinità a trasformare ogni sofferenza, dolore e malattia in Grazia, mediante il Sì di Maria e Il Sacrificio Espiatorio pagato per ciascun uomo da Cristo. Dio gradirà sin dal Libro della Genesi l’offerta presentata da Abele che, pascendo nella verdeggiante campagna uterina del grembo materno il gregge cellulare della sua corporeità, gioisce con l’anima dinanzi alla visione profetica del progetto di Redenzione e Salvezza che Cristo avrebbe operato. Dio gradirà altresì l’offerta di Abele, giudice intransigente, che ha ritenuto la sofferenza, il dolore e la malattia propedeutici per la Conversione dell’umanità, unendosi con la sua condotta alla Redenzione Dolorosa di Cristo. Caino ignora il fatto che il fratello minore, impalpabile ed etereo come l’aria e il fumo, è già prefigurazione dell’Icona Evangelica del Buon Pastore che, non avendo altro da offrire a Dio Padre, gli dona la sua anima unitamente a tutto se stesso, dalle primizie citologiche della sua vita embrionale sino alla produzione del grasso sottocutaneo, a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova. Caino ignora come tale offerta sia inestimabile agli occhi di Dio, dal momento che proprio quel grasso, apparentemente insignificante, costituirà un preziosissimo e potente elemento per lo svolgimento delle molteplici funzioni vitali, materiali e spirituali che saranno proprie del Corpo Mistico, quali ad esempio: la funzione meccanica, di riserva, termoisolante, di regolazione metabolica e di difesa immunitaria contro le potenze del maligno. Caino ignora come suo fratello Abele, nella fragilissima condizione esistenziale di indigenza cellulare in cui versa, sia anche pre-Figurazione e Icona della povera vedova descritta nel Vangelo che getterà nel tesoro del Tempio i due spiccioli che aveva per vivere, ovvero la sua anima e la sua grama fisicità che sono la parte spirituale e materiale di sé. La povera vedova Evangelica sarà anche pre-Figurazione della Vedovanza dello Spirito Santo che grazie all’Offerta sarà trasformata in Sponsalità con lo Spirito Santo, per quanto il Paraclito non sia stato ancora rivelato in tutta la Sua Pienezza. Caino ignora, in ultimo, come al momento del suo trapasso in Cielo vedrà Abele con gli occhi dell’anima e lo ascolterà con le orecchiette del cuore e grande sarà la sorpresa nel sentirsi chiamare fratello, sorella, papà o mamma in funzione della relazione di parentela. L’anima del primo Caino, non appena intuì che il secondogenito che stava per venire al mondo avrebbe potuto minacciare la sua scelta esistenziale di coltivatore dei campi, alzò le mani al Cielo uccidendo Abele con un delitto di omissione. Il campo in questione è il grembo materno, luogo dove nel primo mese è molto bassa la densità della popolazione cellulare, al punto che l’embrione viene paragonato ad una campagna, mentre la popolazione cellulare di chi è già nato viene paragonata ad una città. Il Caino di oggi ha imparato a uccidere Abele in tanti altri modi, a crioconservarlo e a tormentarlo con la manipolazione genetica pur di soddisfare i suoi bisogni personali che è in grao di giustificare prontamente sia sul piano scientifico che legale. Melchisedek, re di Salem, da Shalom (שָׁלוֹם) che significa Pace, è un personaggio biblico molto misterioso che appare e scompare all’improvviso di scena per divenire l’Icona perfetta vetero e neotestamentaria del Sacerdozio Eterno di Cristo. Sorprendentemente sprovvisto di una genealogia che lo leghi ad una famiglia o ad un popolo di quei tempi, tale figura non lascerà alcuna traccia di sé, se non il peso delle parole e dei gesti profetici promulgati al momento dell’offerta del Pane e del Vino al Dio Altissimo. Questo paradigmatico re dell’antichità benedisse infatti Abramo con il Pane della Terra ed il Vino della Vite, al rientro vittorioso del grande Patriarca e Padre della Fede dalla battaglia contro Chedorlaòmer, insieme ai suoi trecentodiciotto uomini. L’esercito d’Abramo era costituito da uomini dediti prevalentemente alla pastorizia, che si erano improvvisati dei validissimi soldati e degli abili strateghi in campo militare. fu in quella circostanza che Abramo, abbandonata la veste di Capo-pastore acquisì quella di Generale liberando il nipote Lot, figlio di suo fratello Haran, dalle mani dei nemici e recuperando tutti i beni che aveva con sé, le sue donne, unitamente alla moltitudine di quanti erano stati fatti prigionieri. Il Comunicando, nelle vesti di un novello Abramo, diviene “L’uomo della liberazione delle anime prigioniere del maligno”, non solo per quelle degli amici e dei parenti più stretti ma anche per una moltitudine di anime rese libere nella fratellanza in Cristo, unitamente alle donne, ai bambini e ai loro beni spirituali che erano stati trafugati. Il fedele comunicato è predestinato a riportare Vittoria sempre, comunque e in qualsiasi circostanza della vita perché, nella battaglia contro il nemico, sugli esempi di Abele e del padre Abramo, egli non confiderà più sulle proprie forze quanto sull’alleanza stretta con l’esercito invisibile e invincibile degli Angeli e dei Santi del Paradiso, capitanato dall’Arcangelo Michele, Generale supremo nella difesa dell’Amore, della Pace e dell’Unione con Dio Trinità. Il Fedele Comunicato, quale alto Ufficiale della fede al servizio della Santa Chiesa Universale, avrà sempre in mano la vittoria nel Nome delle tre Persone della Santissima Trinità (3) che sono un solo Dio (1). Con tale certezza conseguirà vittorioso con il suo esercito di valorosi Pastori-soldato, i Vescovi della Chiesa, il passaggio dal settimo all’ottavo giorno della Creazione (8), schierando il potenziale bellico Sacramentale di cui dispone. Abramo darà a Melchisedek in segno di gratitudine la decima di tutto ciò che possedeva, così come il Fedele Comunicato dà a Dio il suo apostolato di servizio nella Carità verso tutti i fratelli, mediante le azioni che scaturiscono dalle dieci dita delle sue mani lungo il suo cammino di Fede, supportato dalle dieci dita dei suoi piedi. Cammino e azione sono la “decima” che ciascun Fedele offre a Dio, in forza del Sacerdozio Comune Battesimale di cui è stato investito, attraverso la Carità che esprime nella Vita.

INTERCESSIONE E DOSSOLOGIA
La Preghiera Eucaristica Sacerdotale prosegue con le intercessioni rivolte a Maria Santissima, Madre di ogni intercessione e di ogni Grazia e a San Giuseppe, Suo castissimo Sposo e Patrono della Chiesa Universale. L’inizio delle intercessioni è a sostegno dei vivi: per la Chiesa Universale, per il Vescovo di Roma, per tutti i Vescovi e per il popolo di Dio pellegrino sulla Terra. E’ bene precisare come ogni Sacerdote che celebra una Santa Messa, in virtù di questa particolare Preghiera di intercessione a suffragio del Papa non potrà che essergli sempre amico, manifestandogli e testimoniando la sua fedeltà in ogni circostanza di vita. Così i Fedeli che partecipano ad una Santa Messa saranno i primi Testimoni di tale fedeltà al Papa e giammai i Suoi traditori nelle varie occasioni che il tentatore offrirà loro. Testimoni veraci di come il cammino della Chiesa Universale proceda imperterrito verso la vetta del Monte di Dio, in ubbidienza a un Solo Pastore riconosciuto universalmente nel Santo Padre quale Vicario di Cristo in Terra. La parte conclusiva della Preghiera è rivolta ai defunti, le cui anime vengono presentate a Dio nella Comunione degli Angeli e dei Santi del Paradiso. La Chiesa Pellegrina, la Chiesa Purgante e la Chiesa Trionfante innalzano, in tale contesto, il loro unico e grandioso coro di intercessione alla Santissima Trinità.
Dossologia significa: Glorificazione di Dio. V’è in questa formula il sapore antico di un Rituale eterno che l’Assemblea e il Sacerdote rivolgono dall’intimo dei loro cuori al Trono dell’Altissimo. L’intero Universo con tutto ciò che contiene è stato Creato, Redento e Salvato da Cristo, da tale assunto scaturiscono le Parole proclamate dal Celebrante: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo a Te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli». L’assemblea risponde: «Amen», che significa «Certamente», «In Verità», «Così è!». Fa seguito la seconda elevazione in contemporanea del Calice e della Patena, laddove sono il Calice e la Patena materni ai piedi della Croce ad accogliere dal Calice Pericardico Trafitto di Cristo, il Sangue con  i Frammenti del Suo Cuore spezzato, ricevendoli per mano del Sacerdote al cospetto di Dio Padre. Da questo momento l’Agnello Pasquale con il Suo Sangue è adagiato sull’Altare Eucaristico Placentare, pronto a raggiungere nella Potenza dello Spirito Santo, attraverso i Riti di Comunione, ogni realtà umana in Terra e nei Cieli, sino alle più estreme periferie esistenziali.

RITI DI COMUNIONE La Celebrazione Eucaristica sperimenta il Suo culmine nel Convito Pasquale dove ha luogo il Banchetto Nuziale. Le peculiarità di tale Divino e Umano Ricevimento sono: 1) l’Ora serale, che rimanda all’ora della trafittura sul Golgota; 2) le Pietanze, costituite dal Corpo dell’Agnello Immolato e dal Suo Sangue; 3) gli Invitati al Banchetto, che sono i commensali della Terra nella forma visibile dei Fedeli che si Comunicano e quelli del Cielo, nella forma invisibile delle anime Sante del Purgatorio. Queste ultime, mediante l’assunzione dell’Eucarestia da parte dei fedeli, ne assimilano i Benefici Spirituali e Corporali a partire dagli Azimi della Redenzione. Passato e futuro sono compresenti nella Celebrazione Eucaristica e i fedeli che ricevono la Comunione vengono resi degni dalla Divina Misericordia di poter toccare, mangiare e bere tali Divine Pietanze di ri-Generazione. Tale Cibo Celeste, una volta assunto, da avvio tramite la persona del Fedele Comunicato ad un vero e proprio metabolismo di ordine fisico e spirituale che nutre, da una parte Colui che si è Comunicato unitamente alla Chiesa Pellegrina e, dall’altra, l’Anima con la Carne resa Gloriosa dagli Azimi della Deposizione dei fratelli che dal Purgatorio passano istantaneamente in Paradiso. Ad ogni Banchetto Eucaristico partecipa puntualmente l’intera Comunione degli Angeli e dei Santi, che innalzano inni e canti di lode all’Altissimo. Il Corpo e il Sangue di Cristo è omnicomprensivo in ciascuna Particola e in ogni minuscolo Frammento Azimo di Essa, dell’esordio Zigotico di tutti gli uomini che sono vissuti e che vivranno sulla Terra dai suoi primordi sino all’Eternità. Il Pane Azimo indica la Spremitura e la Trebbiatura fisica e spirituale alle quali ogni Persona, volente o nolente, deve essere sottoposta per Giustizia a seguito del Peccato. Per poter ricevere la Redenzione Totale la carne di ciascuna persona defunta viene ri-Condotta, mediante il Sacrificio Espiatorio del Battesimo di Sangue Offerto da Cristo, nella condizione originale di Immacolatezza Zigotica e assimilata al Suo Corpo Mistico. Ad ogni Celebrazione Eucaristica le anime di tali nostri fratelli sono senza sosta innalzate, quali Cellule Preziosissime del Corpo Mistico di Cristo, ed elevate agli Onori degli Altari, in un inarrestabile processo di mitosi e meiosi fisiche e spirituali che rendono ciascuna Eucarestia unica e irripetibile, al pari della diastole e della sistole cardiache, dell’espirazione e dell’inspirazione polmonari e delle Ave Maria nella Catena del Rosario. Quest’enorme e incalcolabile schiera di invitati e di invisibili commensali vivrà, dal momento dell’Assunzione delle Sacre Specie da parte del Fedele Comunicato, la Resurrezione della Carne di ciascun partecipante nel Corpo del Signore per entrare a far parte, ognuno in accordo con la sua individuale collocazione tissutale, del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa Universale. Le città sulle quali queste anime elette eserciteranno la loro opera dal Cielo saranno i tessuti, gli organi e le cellule del Corpo Mistico che vivono sulla Terra. (Lc 19, 12-27) La Banca della Parabola è l’Istituto di Credito della Misericordia di Dio, che fa Credito ad ogni Debitore insolvente che si rivolga allo sportello del Confessionale, pagandone i debiti con il Bonifico dell’Assoluzione mediante la Moneta Sacrificale dell’Unigenito. Tale enorme schiera di Fedeli Comunicati continua a dare al mondo, ai loro congiunti e consanguinei e ad ogni persona che stima sin dal suo concepimento quale Carne del Corpo di Cristo, nel Suo Preziosissimo Sangue, quanto ha ricevuto in vita. “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro” (Ap 21,1). I riti preparatori del Padre nostro, della Pace e della Frazione del Pane servono a ben disporre il fedele a ricevere tale straordinaria Pietanza per sé e  per gli altri.

PREGHIERA DI GESU’
Nel Rito romano il Padre Nostro è considerato parte integrante della Preghiera Eucaristica Sacerdotale e pertanto, a differenza di altri Riti presenti nella Chiesa Universale, viene pregato prima della Frazione del Pane. Si tratta di un gesto molto antico ereditato dalla Cena Ebraica e compiuto da Gesù almeno due volte nella Sua manifestazione pubblica e più precisamente, nel duplice episodio della moltiplicazione dei Pani e dei Pesci e, dopo la Resurrezione, nella casa dei Discepoli di Emmaus. La Frazione del Pane che il Sacerdote compie con le mani non divide la Corporeità di Cristo, che rimane presente in tutta la Sua Integrità e Pienezza Zigotica in ogni singola parte macroscopica e microscopica del Pane Consacrato, divenendo il Suo Corpo Eucaristico. Con tale atto il sacerdote, in Persona Christi, spezza il Corpo dell’umanità scelta in Cristo prima della Creazione del mondo nello spezzare l’organo simbolo della Corporeità di Cristo, che è il Suo Cuore. Tale Centro motore e propulsore del Sangue e della Linfa, Fonte e Pienezza di ogni forma di Vita, ha tanto amato l’uomo da spezzarsi completamente sulla Croce vuotando il Suo Contenuto Ematico d’Amore Infinito Trinitario nel Calice materno.
La causa principale della morte di Gesù è stata la rottura del Suo Cuore Santo e Immacolato, che ne ha drasticamente accelerato il decesso rispetto a quello dei due ladroni condannati alla medesima pena, ma non alla medesima prova. Pilato si stupì che fosse già morto, chiamato il Centurione gli domandò se davvero fosse deceduto e udito il rapporto concesse il cadavere a Giuseppe di Arimatea. La rottura del Cuore di Dio si è verosimilmente sviluppata in due tempi, lungo la via del Calvario. Tale evento letale si è con ogni probabilità consumato in un lasso ristretto di tempo, quale conseguenza delle tre cadute devastanti che Gesù ha dovuto subire sotto il peso del patibolo portato sulle spalle. La rottura definitiva deve essersi realizzata sulla Croce al momento dell’alto Grido. In tal caso, la prima delle tre cadute avrebbe determinato una prima breccia nel miocardio all’attaccatura dei grossi vasi, per quanto un’iniziale sofferenza miocardica abbia già potuto esordire nel Getsemani, aggravandosi successivamente per il duro supplizio patito nella flagellazione. Tale catena di eventi avrebbe portato, in ultima analisi, al graduale versamento del Sangue nel Cavo Pericardico, determinando un Emopericardio responsabile a sua volta dell’arresto cardiocircolatorio conseguente a “Tamponamento Cardiaco”. Il Cuore di Gesù si è fermato non appena il muscolo cardiaco, a motivo dell’aumentata pressione esterna, non è stato più in grado di rilassare le sue fibre muscolari, impedendo di conseguenza il riempimento diastolico delle quattro cavità. Con l’alto grido Gesù dalla Croce ha donato al mondo lo Spirito Santo.
Lo stesso Spirito che aleggiava sulle acque sin dai tempi più remoti in cui l’uomo aveva appena iniziato a formarsi all’interno di una singola cellula, guidandone sapientemente lo sviluppo progressivo, filo ed ontogenetico, sino al passaggio epocale dalla vita acquatica alla vita aerea sulla terraferma. Tale transito dovette coincidere con il primo atto respiratorio polmonare di espirazione ed inspirazione compiuto dall’uomo. L’atto espiratorio emesso da Gesù sulla Croce sarà il segno d’apertura dell’ulteriore guado che l’umanità dovrà compiere per passare dalla Vita terrena alla Vita Eterna Celeste. Gesù Zigote, l’Unto e l’Inviato del Padre Celeste, agli albori della Sua esistenza terrena si era Incarnato nelle Acque Amniotiche del Grembo Santo e Immacolato di Maria ed aveva iniziato a respirare, al pari di ogni creatura umana, grazie ai numerosissimi e microscopici “Polmoni mitocondriali” citoplasmatici formatisi nel Suo microscopico Corpicino di circa cento-centocinquanta micron di diametro, concepito di Spirito Santo. Nell’esalare l’Ultimo respiro sulla Croce ha dato Testimonianza di come la cessazione definitiva della Respirazione polmonare abbia determinato la conseguente cessazione definitiva della Respirazione intracellulare. Dalla Sua testimonianza s’evince come la morte di una persona non coincida affatto, né sul piano biologico né su quello teologico, con la cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali che risiedono nel suo encefalo e documentabili con un elettroencefalogramma piatto, quanto con l’arresto definitivo e irreversibile della Respirazione cellulare aerobica e anaerobica che ne manteneva vivi tutti i suoi tessuti. Soltanto nel preciso istante in cui l’ultima cellula vivente avrà smesso di respirare, vale a dire che avrà cessato definitivamente di ottenere e produrre energia, l’anima di una persona sarà libera di lasciare il corpo nel quale era stata infusa al momento del concepimento e potrà fare ritorno alla Casa del Padre Celeste. La Casa del Padre si identifica con il Corpo Mistico di Cristo in gestazione nel Grembo Immacolato di Maria, Madre della Chiesa. Nel libro della Genesi, il Dio della Vita soffia nelle “Narici mitocondriali” dell’Uomo Unicellulare infondendovi l’anima che gli permetterà, sul piano biologico, di iniziare a immagazzinare energia sotto forma di ATP mediante le reazioni di ossidoriduzione specifiche e proprie dei vari processi cellulari. Con quel Soffio di Vita Dio mise l’uomo, sin dalla condizione Zigotica, a Fondamento, Centro e Apice dell’Intero Universo, dotandolo di un’anima immortale in una carne mortale in vista della Venuta di Cristo, il Suo Unigenito. Sul Calvario, Cristo, esalando l’ultimo Respiro dall’alto della Croce, avendo assunto l’Intera Umanità nella Sua Santa Corporeità, l’ha ri-Confermata all’Apice dell’Intero Universo sulla Terra e nei Cieli. All’esordio della Vita Terrena e dunque all’inizio di ogni concepimento, è di importanza vitale per una Cellula Zigotica Umana iniziare la Respirazione cellulare in concomitanza con l’infusione, da parte di Dio, della sua anima. Per accedere alla Vita Eterna, nel difficile transito dell’Oltre Vita, è altresì necessario che ci sia l’arresto definitivo e irreversibile di tutte le funzioni biochimiche dell’organismo e di ogni attività respiratoria cellulare, affinché possa realizzarsi la separazione dell’anima dalla sua corporeità. Conformemente a tali premesse, l’anima potrà fare ritorno alla Casa del Padre riconoscendo o disconoscendo in Cristo il Suo Redentore e Salvatore. Tutto ciò rende ancora più esplicativa la Discesa agli Inferi di Gesù in Anima e Corpo, realizzatasi nell’incorruttibilità del Suo Corpo che, nelle quaranta ore che seguirono il Suo decesso, assumerà la forma zigotica per Redimere e Salvare sin dal principio ogni sua singola cellula costitutiva. Negli episodi Evangelici relativi alla Resurrezione, Gesù assumerà sotto il profilo fenotipico un aspetto diverso rispetto a come appariva la Sua Persona prima di tale evento, pur conservando la Voce del Verbo Incarnato. Queste 40 ore sono il tempo della Misericordia che l’Amore Infinito Trinitario di Dio ha voluto donare all’Umanità per risuscitarla dalla morte, affinché ciascun “Figlio dell’uomo” potesse realizzare di essere innanzitutto “Figlio di Dio” nell’Unigenito. Ogni uomo, giunto al termine della sua parabola esistenziale, potrà in tal modo ricevere gratuitamente quale ultima Ancora di Salvezza, la sa Nuova, Iniziale, Zigotica e Individuale Corporeità Redenta, entrando in Gestazione Spirituale all’interno del Grembo di Maria quale cellula costitutiva del Corpo Mistico. In questo Misericordioso lasso di Tempo viene data la possibilità all’anima di ciascun defunto, di chiedere e ricevere il Perdono del Padre Celeste mediante la re-Infusione della sua anima nella Nuova Condizione di Vita Sacramentata, Transustanziata ed Azima della sua Fisicità Redenta da Cristo sin dal Principio. Si tratta di 40 ore di Misericordia come 40 furono i giorni della prima Quaresima, 40 i giorni del lungo digiuno di Gesù nel deserto, 40 i giorni che il Maestro trascorse con i Discepoli da Risorto, 40 i giorni del Diluvio Universale, 40 i giorni che Mosè passò sul Sinai, 40 i giorni che Caleb e Giosuè impiegarono per esplorare la Terra Promessa, 40 i giorni e le notti impiegati dal profeta Elia per raggiungere l’Oreb, 40 i giorni della predicazione di Giona a Ninive e 40 infine gli anni del Popolo di Israele errante nel deserto. La Vita dell’intera umanità è scandita da tale suggestivo Ritmo Quaresimale in attesa di conseguire la Gioia Pentecostale quale primizia della Resurrezione.
Riprendendo le dinamiche fisiopatologiche della rottura del Sacro Cuore di Gesù, il versamento di Sangue verificatosi all’interno del Calice Pericardico, denominato Emopericardio, ha avuto bisogno per potersi configurare che tale tessuto connettivo abbia iniziato a fluire dall’interno delle camere cardiache e dei grossi vasi del Cuore verso l’esterno. Dalle quattro cavità del Cuore di Dio rivestite dall’endocardio e dal lume dei grossi vasi rivestiti di endotelio, il Sangue ha inondando il Calice Pericardico facendosi spazio attraverso le lesioni miocardiche e della tonaca muscolare dei grossi vasi. Il Pericardio è un sacco sieroso che avvolge il Cuore estendendosi fino alle radici dei grossi vasi: aorta, arteria polmonare, vena cava superiore e inferiore. La Membrana Pericardica di Cristo s’è dunque trasformata in un Calice colmo di Sangue. All’interno di tale voluminosa raccolta ematica intratoracica ha avuto luogo progressivamente la sedimentazione e stratificazione dei componenti corpuscolati più pesanti – globuli rossi, globuli bianchi e piastrine – nel punto più declive di tale Calice. I suddetti elementi, stratificandosi in basso, hanno assunto la tipica colorazione rossa per la presenza del gruppo eme cromoforo dell’emoglobina mentre la componente plasmatica più leggera, disponendosi in alto e galleggiando sulle cellule ematiche, assumeva una colorazione acquosa giallo-paglierino. Nessuno al mondo, ad eccezione di Maria Santissima e San Giovanni, impietriti e immobili ai piedi della Croce, avrebbe potuto mai immaginare l’immane prodigio d’Amore che stava per compiersi. L’azione cruenta e provvidenziale della lancia del soldato romano, trafiggendo il Costato di Cristo, ha permesso al Sangue sedimentato di fluire all’esterno del Calice Pericardico per versarsi nel Calice materno sottostante. La frazione del Pane eseguita dalle mani del Celebrante sull’Altare è l’evocazione e la ri-Attualizzazione della rottura del Miocardio, il Vino e l’acqua versati nel Calice costituiscono la ri-Presentazione del riempimento Pericardico, mentre la Seconda Elevazione del Calice rimanda al Calice di Cristo innalzato sulla Croce che versa il Suo Divino Contenuto nel Calice di Maria sottostante. In accordo con la testimonianza dell’apostolo Giovanni che attesta di avere visto sgorgare Sangue e Acqua dal Costato Trafitto, la frazione del Pane rappresenta un grande Segno Sacramentale mediante il quale Il Padre Celeste ha realizzato letteralmente, su esplicita richiesta del Suo Unigenito, la Ricapitolazione Finale del creato nel Suo Cuore spezzato e nel Suo Torace Trafitto. «Padre, se vuoi, allontana da me questo Calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua Volontà». Il Padre ha esaudito tale Preghiera, vuotando e allontanando, nella Potenza dello Spirito Santo, l’intero contenuto ematico sedimentato nel Calice delle altezze del suo Unigenito. Tale Divino contenuto continua a versarsi “Incruentemente”, ad ogni Consacrazione sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo, nel Calice materno della Valle di lacrime sottostante, ubbidendo alla forza di gravità. La Ricapitolazione del Creato è stata compiuta in pienezza da Cristo che, avendo preso su di Sé tutte le conseguenze del peccato fino a sperimentarne sulla Sua Persona la tenebrosa separazione ematica della componente corpuscolata da quella acquosa, ha voluto in tal modo ri-Edificare l’intera creazione attraverso la Sua Incarnazione, Dolorosa Passione, Morte, Resurrezione, Ascensione e Seconda Venuta sulla Terra. Grazie alla Sua Incarnazione, Passione e Morte Gesù ha difatti riscattato l’umanità intera che aveva assunto dall’uomo Acqua all’uomo Sangue; mediante la Resurrezione ha donato nel Suo Pane Azimo alle anime dei defunti, un nuovo domicilio all’interno del Suo Corpo Mistico in Gestazione Spirituale; in forza della Sua Gloriosa Ascensione ri-Presenta al Padre tutti i figli che erano stati dispersi sulla Terra dopo essere usciti dalla Sua Casa e, infine, al compimento della Sua Seconda Venuta, che è già in atto in quella che potremmo definire “La Parusia Sacramentale Eucaristica”, separerà nel giorno del Giudizio Universale, le anime di coloro che avranno liberamente e reiteratamente deciso di separarsi definitivamente dal Suo Amore dalle anime degli eletti, che riceveranno, nella Beatitudine Eterna del Paradiso, i loro corpi risuscitati e glorificati per l’Eternità.
Nel Rito Romano la Liturgia evidenzia il momento cruciale della rottura definitiva del Cuore di Cristo mentre negli altri riti, compreso l’Ambrosiano, viene evidenziata la rottura in due tempi del Cuore di Dio lungo la via della Croce. Nel Rito Romano l’atto della Frazione del Pane segue e non precede la recita del Padre Nostro. Non v’è peraltro alcuna incoerenza tra i diversi Riti presenti nella Chiesa, quanto una grande ricchezza nell’espressione dei diversi contenuti teologici e anatomo-patologici volti a focalizzare aspetti differenti del medesimo enorme Sacrificio d’Amore per la Redenzione e Salvezza dell’Umanità. La preghiera si conclude con le Parole che il Celebrante e l’assemblea rivolgono a Cristo: «Tuo è il Regno, Tua la Potenza e la Gloria nei secoli».

PREGHIERA E RITO DELLA PACE
Il segno della Pace è in riferimento alla Pace data da Cristo che affonda le Sue radici nel Corpo Mistico, all’interno del quale ciascun uomo è Sua Carne e Sua Cellula Vivente. Ciò che si comunica con il Rito della Pace non sono pertanto i buoni sentimenti o i pii desideri e, ancor meno, l’augurio di venire esentati dai grossi problemi che colpiscono l’umanità, magari con l’auspicio che le guerre siano sempre lontane dai nostri confini. Ciò che si comunica è in realtà la Pace Speciale che si irradia dalla Persona di Gesù che, avendo adempiuto in pienezza la Volontà del Padre Celeste, può comunicarla all’umanità facendole pregustare già sulla Terra un anticipo di quella che sarà la Vita Eterna di Relazione in Paradiso. Il Segno della Pace è dunque fondamentalmente Segno della Pace Eucaristica, post-Pasquale, nel Trionfo definitivo di Cristo sulla morte e sul peccato con il Dono dell’Immacolatezza Originaria. Una Pace ottenuta a prezzo del Suo Sangue da trasmettere da persona a persona poco prima della Santa Comunione, al fine di preparare interiormente il fedele che ricevendola la ridona, alla Gioia senza fine della Nuova Vita. È dunque la Pace del Risorto, la medesima che nel Cenacolo fu comunicata agli Apostoli a porte chiuse e, ai due discepoli di Emmaus, lungo il cammino e nella frazione del Pane. In riferimento al primo episodio, Gesù mangia il Pesce arrostito che i Suoi avevano già preparato. L’acronimo della parola Pesce, in greco antico Ἰχθύς, rimanda ad una moltitudine di uomini concepiti e morti prematuramente nel grembo delle loro madri e che ora vivono nel fuoco ardente dello Spirito Santo, riponendo tutta la loro fiducia e il loro amore in “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Sono anime che potrebbero avere bisogno di Preghiere, di Sante Messe, di Buone Intenzioni, di Opere di Carità e di Indulgenze da parte dei fratelli, vicini e lontani, che vivono sulla Terra. La Pace che viene espressa nel Rito ha inizio nella Veglia Pasquale, laddove la Luce attinta dal Cero Pasquale è Cristo che illumina ogni cosa ed è la medesima Pace che illuminerà la Seconda Venuta di Cristo nella Gloria degli Angeli e dei Santi. È la Pace Sovrana che pacificherà ogni cosa separando definitivamente i capri dalle pecore, il grano dalla zizzania, i chicchi dalla pula, i pesci buoni dai pesci cattivi, i falsi frutti dai veri frutti, l’uomo che si trova sulla terrazza dall’uomo che scende in casa, l’uomo che si trova nel campo dall’uomo che torna indietro, la donna che macina il grano per farne un Pane di Vita dalla donna che macina il grano per farne un cibo perituro, l’uomo che sul letto di morte confida in Dio dall’uomo che sul medesimo letto confida nell’uomo. La trasmissione della Pace di Gesù da fedele a fedele sia pure attraverso uno sguardo, con o senza conferma vocale, con o senza stretta di mano, rimane pur sempre un Segno Potentissimo che apre i cuori alla Comunione secondo la logica di Dio e non dell’uomo.

FRAZIONE DEL PANE
L’Ostia che il sacerdote spezza sull’Altare prima o dopo la preghiera del Padre Nostro è dunque il Corpo di Cristo che, nel dare al mondo tutto ciò che ha ricevuto dal Padre, spezza il Suo Cuore per effonderne all’esterno il Suo Sangue. La componente muscolare del Suo Cuore si spezza unitamente all’endotelio e al mesotelio di rivestimento, fino a rompersi definitivamente sulla Croce con l’ultimo Grido. Il Sacerdote, prima di comunicarsi al Corpo e al Sangue di Cristo, subito dopo la genuflessione innalza per l’ultima volta l’Ostia Consacrata invitando i fedeli a prendere parte al Banchetto Eucaristico con le seguenti Parole che sono tratte dalla Nuova Edizione del Messale Romano: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello».
In quest’ultima elevazione delle Sacre Specie viene soddisfatto in pienezza dal Padre Celeste il desiderio espresso dall’Unigenito nel Getsemani di “Svuotare” Se Stesso facendosi Cibo e Bevanda di Salvezza per tutti gli uomini. La Prima Elevazione del Calice e della Patena rimanda all’Offerta delle Primizie della Terra che, dopo la Consacrazione, diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. La Seconda Elevazione evidenzia la provenienza dal Calice Pericardico dell’Unigenito di entrambe le Specie del Sacrificio Espiatorio. La Terza Elevazione Presenta al Padre Celeste il Calice Materno che ha raccolto il Divino Contenuto del Figlio, quale Acquedotto di Grazie per distribuirlo all’intera umanità. L’intero Corpo di Gesù è stato massacrato durante la Passione, soltanto le Sue Ossa non furono spezzate per quanto ogni cellula di quel Santo Corpo abbia severamente sofferto le sofferenze delle crudeli torture inflittegli dal Getsemani al Monte del Cranio. La Frazione del Pane non divide Cristo che rimane “Integralmente” presente in ciascuna delle Sue parti e in ogni singolo macroscopico e microscopico frammento liquido o corpuscolato rinvenibile sull’Altare. Il Suo Corpo ed il Suo Sacro Cuore continuano a lasciarsi lacerare dalle ferite e dai tradimenti inflitti dall’uomo impegnato nelle prove della vita, per poterlo Raggiungere, Redimere e pagare per lui il prezzo del tradimento e poterlo così Salvare individualmente. Gesù continua a operare tale Prodigio a Cuore fermo e spezzato, avendo preso su di Sé tutte le conseguenze del peccato, testimoniando di avere vinto la morte.
In ogni frammento di quel Cuore innamorato v’è dunque la Totalità di Cristo che, nella parentesi spazio-temporale della Celebrazione, dall’alto della Sua infinita Misericordia, continua a donare a ciascuna anima il Fiume in piena della Vita dagli azimi acquiferi della condizione umana al tempio pluricellulare ematico della sua compiutezza. Al pari dello scorrere impetuoso di una cascata, tale Sorgente impetuosa e vivificante ha preso a scorrere dall’alto della Croce, per donare Speranza e Vita lungo la sua corsa gravitazionale ad un’umanità che giaceva nella Valle di lacrime, sommersa dal suo immane peccato. Le mani e le Parole che il Sacerdote proclama ad ogni Celebrazione, servono a donare al mondo questo Divino Contenuto che il Cuore della Madre raccoglie puntualmente distribuendolo ai Suoi figli, senza che mai si consumi. Le stesse mani sacerdotali perseverano imperterrite nell’Elevare e nell’abbassare quel Calice Materno in direzione del Pericardico squarciato del Figlio Crocifisso e dell’Altare della Sua Immolazione, in segno di Onore, Lode e Grazia da tributare ora e sempre all’Autore e Sorgente della vita. Ogni santità di ieri, di oggi e domani potrà attingere unicamente da questa Fonte di purissimo Amore tutta la sua eroicità manifesta o tenuta nascosta nel segreto.

DIGIUNO EUCARISTICO
Privarsi dall’assumere alimenti solidi e/o liquidi almeno un’ora prima di ricevere la Comunione Sacramentale, in accordo con le modalità vigenti preposte dalla Chiesa, ha un valore preminente ai fini del metabolismo fisiologico e spirituale che sta per compiersi nella carne del comunicando. Tale astensione permette difatti, sul piano fisiologico, un assorbimento pressoché completo delle Sacre Specie a livello cellulare consentendo ai parenchimi nobili dell’organismo che sono: il cuore, il cervello e i reni, di poter essere raggiunti e nutriti in brevissimo tempo dalla Santa Comunione. Il periodo di astensione dagli alimenti liquidi e/o solidi consentirà inoltre di velocizzare, a livello gastroenterico, il transito intestinale favorendone l’assorbimento una volta che il Santissimo Sacramento avrà attraversato la parete intestinale. Le Sacre Specie, passate in circolo nei capillari venosi, raggiungeranno più in fretta i parenchimi degli organi nobili summenzionati e, in piccola parte, i restanti tessuti dell’Organismo che è ora in Comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo. Nel rispetto di tale norma bisogna assolutamente evitare la tragica evenienza che una parte dell’Eucarestia possa essere eliminata con i materiali di rifiuto ingeriti in precedenza, finendo conseguentemente all’esterno dell’Organismo piuttosto che al suo interno quale Divino Nutrimento. Tutta la Legge Ebraica relativa al nutrimento e alle norme igieniche che fanno da corollario è finalizzata al Sacramento Eucaristico. Le Sacre Specie assunte in maniera appropriato sia sul piano spirituale che temporale esprimono, da un lato, l’Assimilazione della Carne del Fedele al Corpo del Risorto con la sua conseguente e invisibile “Deificazione” nella Comunione degli angeli e dei santi e, dall’altro, l’Assimilazione del Corpo del Risorto nella Carne del fedele. Nello stesso tempo in cui la Carne del fedele si nutre del Corpo di Cristo e del Suo Sangue, il Medesimo Corpo cresce e viene nutrito dal Fedele, così come mentre la Chiesa Celebra l’Eucarestia è in realtà l’Eucarestia a fare la Chiesa. Le Sacre Specie, una volta “ridotte” dai processi digestivi in componenti più elementari, che sono gli zuccheri semplici e ulteriormente “demolite” in molecole ancora più ridotte, passano nel circolo sanguigno sotto forma di minuscoli frammenti fornendo non più soltanto l’energia utilizzabile sotto forma di ATP, quanto la Fonte Incommensurabile di Energia Trinitaria veicolata dallo Spirito Santo. Il Fedele Sacramentato viene così reso capace di un Amore fuori dal comune nel servizio verso tutti i fratelle d’esilio, a iniziare da quanti hanno purtroppo perso l’Appetito Sacramentale fino a trovarsi a volte nel deserto patologico “dell’Anoressia Eucaristica”.

SPECIE EUCARISTICHE
Il Corpo di Gesù e il Suo Sangue sono le Vivande della Santa Cena. La Prima Portata che Dio offre all’uomo è l’Agnello Pasquale, cui fa seguito il Suo Sangue. Nella Chiesa Ortodossa le due Specie sono costituite da Pane fermentato e Vino rosso che, mescolate insieme con Acqua tiepida nel Calice, vengono distribuite ai Comunicandi.  Nella Chiesa Cattolica e nel Rito Romano molto spesso la Comunione è data nella Specie del Pane Azimo, che rimanda al Corpo Esangue di Cristo. La Specie del Vino che diventa Sangue viene generalmente assunta dal solo Celebrante. Il Sangue svolge in realtà funzioni fisiologiche che gli altri tessuti corporei non possiedono. La funzione connettiva del Sangue di Cristo, in particolare, sancisce il Passaggio dal Battesimo di Penitenza nelle Acque del Giordano al Battesimo di Sangue compiutosi sul Golgota e sgorgato, dall’alto della Croce, a Cuore fermo nelle due componenti liquida e corpuscolata che si erano stratificate. In tal senso il Celebrante aggiunge un piccolo quantitativo di Acqua, quale segno dell’Immersione di Gesù nelle acque del fiume Giordano, che dal lago di Tiberiade pieno di vita scorre verso il mar Morto emblema di morte. Il Fedele nel Comunicarsi diviene pertanto, grazie alla sua fisicità, il riflesso corporeo di una Geografia della Rivelazione più grande di lui, laddove è l’Eucarestia Fonte di Vita, a discendere fisiologicamente dall’alto della cavità orale lungo la verticale serpeggiante dei tratti faringeo, esofageo, gastrico, duodenale e ileale, similmente alla discesa sinuosa del fiume Giordano, per venire tutta assimilata nel circolo ematico. L’Eucarestia offrirà a ciascun Fedele, nel passaggio orizzontale che compirà attraverso i processi d’assorbimento intestinale all’interno dei vasi sanguigni prima e all’interno delle cellule dei parenchimi nobili poi, la Sua Onnipotenza Misericordiosa che sarà in grado di nutrire, mediante un singolo Fedele l’Intero Organismo Vivente della Chiesa Universale. Il Sangue del Signore, Transustanziato nel Calice Pericardico che si è versato nel Calice Materno, gode la peculiarità di essere un Sangue Cadaverico Sedimentato. Sia il Sangue che il Corpo di Cristo, pur avendo conosciuto la morte, non conoscono tuttavia la corruzione che ad essa normalmente fa seguito, in quanto generati per la Resurrezione. Nella Morte Espiatoria e non decomposta di Cristo viene assunta dunque tutta la morte putrefatta e in disfacimento biologico e spirituale che il peccato aveva prodotto e continua a produrre sulla Terra e nei Cieli. Soltanto morendo in Cristo, per Cristo e con Cristo si potrà Risuscitare in Lui del Cui Corpo ciascun uomo è cellula. Il Fedele che si Comunica viene in tal modo trasformato per Grazia da Sepolcro nuovo in Tabernacolo Vivente ed è nella sua Nuova Corporeità che ha luogo la Resurrezione a partire dagli Azimi. Le opere di carità, la non omissione, la cura del prossimo, i buoni pensieri e le rette intenzioni che il Fedele Sacramentato compirà nella sua vita quotidiana, vivificheranno le anime e i corpi dei fratelli e delle sorelle morti in Cristo. Nel Corpo Azimo Consacrato di Cristo non v’è ancora il Suo Sangue se non nella forma codificata all’interno della sequenza del Suo genoma. Siamo difatti dinanzi al Pane Azimo del Concepimento di Spirito Santo di Nazareth, non ancora lievitato e non fermentato, mentre nel Suo Sangue Sedimentato del Golgota, oltre agli elementi corpuscolati della serie bianca e rossa vi sono anche, in esso disperse, le cellule somatiche del Suo Cuore spezzato. L’Eucarestia comprende Tutta la Corporeità del Signore Gesù dal concepimento alla Trafittura e alla Sua Deposizione sino alla Resurrezione. Il gesto antico della “Commistione”, Commixtio o Immixtio che il Sacerdote compie nell’aggiungere al Vino versato un piccolo frammento di Ostia Consacrata, avvalora l’Origine intra-toracica di quel minuscolo e imprescindibile frammento di Cuore che viene immerso nel Calice della Salvezza. Da questo piccolo Frammento, come da un minuscolo embrione, ha avuto inizio la Gestazione Fisica e Spirituale di tutta la Chiesa Universale, che nel Calice della Nuova ed Eterna Alleanza, fondata su Maria Santissima, riporterà sin dagli azimi cellulari zigotici ogni figlio dell’uomo al Padre Celeste. L’Ostia Azima sottolinea il momento del concepimento in Cristo di ogni vita umana e il punto d’inizio dell’Incarnazione del Verbo, in grado di redimere ciascun uomo dall’inizio alla fine della parabola esistenziale donandogli una Salvezza Totale. La crescita nel tempo e nello spazio della Chiesa Cattolica è dunque Santa, Immacolata e Universale nella Santità, nell’Immacolatezza e nella Cattolicità di Cristo Redentore e Salvatore del mondo. Ad ogni Celebrazione Eucaristica Nuovi Azimi del Corpo di Cristo, quali Cellule riconcepite spiritualmente nella Sua Corporeità Immolata sulla Croce, iniziano la Nuova Gestazione Spirituale nel Grembo Verginale di Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa e di ogni figlio dell’uomo.
L’espressione: “Mea Domina” da cui hanno avuto origine i titoli di “Madonna” e quello di “Mia Signora” nella formula mirabilmente espressa da San Giovanni Paolo II nel “Totus Tuus”, rappresentano la naturale e filiale esternazione dell’anima profondamente innamorata che, nella consapevolezza di essere stabilmente nutrita dal Suo Amore riflettente l’Amore dell’Unigenito, desidera con tali attributi, ringraziare la Madre di Dio per il continuo Sacrificio di Sé nel donare il Suo Grembo Immacolato al Padre Celeste per la Redenzione e Salvezza di tutti i Suoi figli nell’Unigenito. Il destino comune di tutte queste anime “spasimanti” d’Amore è quello di indicare in Maria, sino alla noia, a tutti i suoi fratelli d’esilio la Strada Maestra per fare ritorno nella Casa del Padre. Grazie all’impetuoso fluire del Fiume di Morte e di Vita che continua a versarsi dal Costato Trafitto di Cristo nel Calice Materno, la Chiesa viene continuamente rigenerata rigenerando a Sua volta le anime e la carne dei Suoi figli nel Corpo Morto e Risorto di Cristo. Questa Divina e Umana Realtà Ecclesiale, definita “Teandrica”, non è dunque opera dell’uomo che vive secondo una logica umana corredata di una visione orizzontale delle cose, ma è un Autentico Capolavoro di Verticalità Divina in grado di accogliere Sacramentalmente tutti i Suoi figli peccatori, quali cellule della Corporeità di Cristo in gestazione nel Grembo Santo di Maria. Ciascun figlio, una volta conseguita l’Immacolatezza Zigotica della sua carne lasciandosi assimilare al Corpo Eucaristico dell’Unigenito, ne risulterà totalmente Rigenerato e, crescendo in Santità nel Grembo Materno, per la Potenza dello Spirito Santo, al momento del Parto Celeste conoscerà la Santità Sovrana del Padre in Spirito e Verità. La Chiesa Universale, Cattolica, Apostolica, Missionaria, Romana, Santa e Martire, è il Ponte fisico e metafisico che Dio ha acquistato con il Suo Sangue per donarlo agli uomini di ogni tempo al fine di ri-Unificare nel Suo Corpo, vivi, morti, angeli e santi nel Trionfo Definitivo sul maligno e sulla morte. I Suoi Presbiteri Celebrano senza tregua e rendono Sacra sugli Altari Eucaristici l’umanità che lo stesso Pietro ritenne in un primo momento profana e impura, perché Dio Padre l’ha purificata in Cristo Gesù ridonandole la dignità che aveva perso nel Suo Unigenito (At 10, 9- 16). Il Dio della Vita ha così ucciso nel Sacrificio Espiatorio dell’Unigenito ogni sorta di quadrupedi e rettili spirituali della terra e uccelli del cielo che, Consacrati nelle Specie Eucaristiche, vengono al ogni Celebrazione elevati per tre volte nel Calice e nella Patena per essere altrettante volte adagiati sulla Grande Tovaglia Quadrangolare del Corporale di Nostro Signore che, come una Sindone, porta indelebili i Segni della Sua Dolorosa Passione. È in questo contesto che san Giovanni Apostolo continua ad accogliere Maria Santissima nella sua Casa, che è la Chiesa, in ubbidienza al comando che il Maestro proferisce dall’alto della Croce.
In tutti i Riti della Chiesa Universale, la Santa Comunione è sempre Comunione nelle due Specie Consacrate, anche qualora venga somministrata sotto le sembianze del solo Pane, perché l’Eucarestia è il Rendimento di Grazia rivolto al Padre per avere dato all’uomo il Cristo Totale, da Nazareth al Golgota. Un Cuore senza sangue non ha vita e non può dare vita, in quanto contraendosi e rilasciandosi senza alcun contenuto ematico sarebbe impossibilitato a connettere a sé le cellule dei tessuti corporei cui appartiene, mediante la Sua implacabile azione ritmico-propulsiva sisto-diastolica. Analogamente il Sangue senza la forza propulsiva del Cuore, non potrebbe scorrere lungo i vasi e i capillari sanguigni dell’organismo irrorandone, al pari delle acque che defluiscono all’interno di un Acquedotto, tutte le regioni corporee. Cristo con il Suo Pericardio colmo di Sangue stratificato ha dato al mondo la Vita Eterna, versandola nell’Acquedotto Materno della Grazia. Tali dinamiche ed emodinamiche antropologiche, spirituali, fisiche e metafisiche, costituiscono un invito a soffermarsi sul valore inestimabile che ciascuna Particola riveste per il singolo Fedele che l’ha ricevuta in “Rendimento di Grazia”. L’Eucarestia individua nella Consacrazione del Pane Azimo e del Vino unito all’Acqua, l’esordio della Vita Nuova finalizzato al Suo pieno compimento mitotico e meiotico di crescita fisica e spirituale all’interno del Corpo Mistico, in maniera del tutto analoga a quanto avviene per le mitosi e le meiosi che si compiono in modo impercettibile in un organismo umano normale. Ne consegue che Ogni Singola Consacrazione non sarà mai identica alla precedente e neppure alla successiva poiché arricchita di continuo, nella dimensione spazio-temporale propria della Celebrazione Eucaristica, dei Nuovi Azimi che vengono innalzati agli Onori dell’Altare in quell’Irripetibile Istante. Tale Discreto Processo di inarrestabile “Canonizzazione” all’interno di Tutte le Celebrazioni, impreziosisce e arricchisce il Corpo Mistico di Cristo di Nuove Cellule Ri-Generate di Anime Sante, molte delle quali anonime, rese degne di prendere parte a questa Prima Resurrezione nel Mistero di Redenzione e Salvezza Universale. La provata eroicità nelle virtù di tali Santi irrompe senza far rumore nella Carne del Fedele Sacramentato, donandogli quella Forza Sovrannaturale e le giuste Intuizioni per affrontare le prove e i momenti più disparati della vita di ogni giorno. A quanti non è dato di poter ricevere la Comunione sotto la forma Sacramentale viene in soccorso la Comunione Spirituale, grazie alla quale è possibile partecipare ugualmente alle suddette dinamiche fisiche, metafisiche e spirituali, quale espressione dell’Infinito Amore Trinitario che Dio nutre per ciascun Figlio.

RITUALE DELLA COMUNIONE SACRAMENTALE
La Santa Comunione, Epicentro di ogni forma di vita visibile e invisibile sulla Terra e in Cielo, è il Viatico mediante il quale il Cuore Pulsante di Dio Padre, attraverso il Miocardio spezzato e il Sangue versato di Cristo, trasporta e distribuisce l’Amore Trinitario a tutti i Suoi Figli, nella Potenza dello Spirito Santo Sposo di Maria. La funzione primaria della Santa Comunione consiste nel donare gratuitamente ad ogni cellula visibile e invisibile della Terra e dei Cieli il Dono supremo della Connessione al Corpo Mistico di Cristo. Gli effetti benefici di ogni Eucarestia oltrepassano i confini di spazio e di tempo fondendo in un’Unica Realtà la Terra e il Cielo. Al momento dell’Assunzione delle Sacre Specie, la Carne del Fedele Sacramentato entra in Dialogo con gli azimi dei santi di questa ed altre generazioni. Questi, ricevendo il Corpo di Cristo Sacramentato non è più assimilabile ad una goccia dell’Oceano quanto all’Oceano riversato nella goccia della sua corporeità. Rimanendo immobili al proprio posto o muovendosi allineati in fila indiana, a seconda delle direttive ecclesiastiche, si assume fisicamente e spiritualmente la medesima disposizione che gli eritrociti assumono procedendo uno dietro l’altro all’interno dei capillari alveolari, nell’interfaccia aria-sangue dei due polmoni. Nell’Eucarestia, culmine di ogni Preghiera e Apice di ogni Dialogo tra l’uomo e Dio, il Cielo incontra la Terra donandole i nutrienti di cui ha bisogno mediante le Pietanze Pasquali e, nello scambio gassoso che avviene attraverso l’epitelio alveolare, le Parole del Celebrante e dell’Assemblea sono assimilabili, da un lato, all’ossigeno che si fissa sull’eritrocita in uscita dal Cuore e, dall’altro, all”anidride carbonica rilasciata negli alveoli dagli eritrociti presenti nel Sangue refluo di ritorno al cuore. La possibilità di somministrare la Santa Comunione sotto forma di Viatico ai moribondi, la Sua distribuzione agli infermi e l’Adorazione Eucaristica, rappresentano ulteriori elargizioni di Grazia che la Chiesa Universale ha voluto offrire sin dalle origini ai Suoi amatissimi figli. Il Corpo Mistico di Cristo, quale immagine viva dell’Organismo Ecclesiastico Universale, cresce all’interno del Corpo Immacolato dell’Assunta, nel Suo Grembo verginale di Madre divenuto Calice della Nuova ed Eterna Alleanza. L’antichissima consuetudine di conservare le Ostie Consacrate all’interno del Tabernacolo, rimanda alla realtà anatomo-topografica del Fedele che con i suoi tre Tabernacoli Corporei Deambulanti del capo, del torace e dell’addome fusi in un unico grande Tabernacolo d’Amore, è caldamente invitato a continuare la distribuzione delle Grazie Eucaristiche, senza dicotomia,  al di fuori delle mura dove si svolge la Celebrazione, con i suoi pensieri, le parole e le opere di Carità. Il Celebrante, dopo essersi per primo Comunicato e avere distribuito la Santa Comunione riponendo le Particole avanzate nella Pisside, versa nel Calice oramai vuoto dell’Acqua attinta dall’ampollina. Con opportune manovre rotatorie, ripetute più volte, deterge accuratamente le pareti della Coppa al fine di rimuoverne ogni minimo residuo di Vino e di Pane Consacrati, bevendone in ultimo l’intero contenuto. Nello stesso Calice è stata precedentemente detersa minuziosamente anche la Patena e, infine, con un apposito fazzoletto denominato Purificatoio vengono asciugate con accuratezza le pareti interne e il fondo della Coppa, perché non vada perduta neppure una microscopica Cellula dell’Agnello Sacrificale. Il Calice e la Patena sono il segno tangibile della presenza di Maria sull’Altare, vale a dire di Colei che sin dall’Eternità è stata scelta dal Padre Celeste quale Contenente prediletto del Suo Unigenito a Nazareth, nel momento dell’Incarnazione; sul Golgota, nel momento della Sua Immolazione e sull’Altare Eucaristico, nel momento della Sua Consacrazione. L’impiego del Purificatoio Testimonia la Magnanimità di Maria, Donna Eucaristica, che non trattiene nulla per Sé del Sacrificio compiuto da Cristo Suo Figlio sulla Croce, neppure una minuscola goccia di Sangue o un piccolo frammento di Pane. La Santa Vergine si lascia tutta attraversare e poi detergere con il Purificatoio dalle mani del Celebrante, perché l’intera Cena Pasquale sia portata a valle a beneficio dei Suoi amatissimi Figli, della cui Salvezza Ella è il Solo Tramite sotto il titolo di “Santa Maria delle Grazie”.

BENEDICTUS
L’inno di Zaccaria è un Cantico parabolico che connette il Vecchio al Nuovo Testamento unificando: 1) Tutto ciò che precedette l’Incarnazione del Verbo alla Sua Immolazione sulla Croce, 2) il Battesimo d’Immersione nelle Acque del Giordano al Battesimo di Effusione di Sangue e Acqua scaturito dal Costato, 3) Quanto era stato profeticamente annunciato con il Sacrificio Espiatorio attuato.

MAGNIFICAT
L’inno che Maria eleva a Dio è intriso di Parole che fuoriescono dal profondo del Suo Cuore di Madre, è la prefigurazione della Maternità Universale che riceverà da Cristo ai piedi della Croce. In esso sono espressi la Figliolanza di Maria in relazione al Padre Celeste, la Sponsalità divina che la lega allo Spirito Santo e la Maternità della Chiesa per la ri-Generazione dell’umanità. Le Sue Parole sovrastano in spessore e contenuto qualsiasi altro componimento mai scritto o pensato prima o dopo da uomini o angeli. Tutte le Generazioni della Terra, a iniziare dalla popolazione dell’uomo Acqua, La chiameranno Beata, dal momento che ciascun’anima la riconoscerà Madre della Nuova Vita ri-Generata ricevuta in Cristo Suo Figlio, così come ogni Angelo la proclamerà Regina.

RITI DI CONCLUSIONE

BENEDIZIONE E INVIO
La Benedizione finale e l’Invio sono esortazioni a spostare la Pietra sepolcrale del proprio Io nel Comunicare Gesù agli altri fratelli d’esilio mediante i pensieri, le parole e le opere di carità quotidiani. Entrambe le esortazioni svolgono la funzione di confermare il credente nel servizio ai fratelli, sollecitandolo a trasmettere Senso e Sapore nella vita di tutti i giorni come fa il sale nelle pietanze e incoraggiandolo a comunicare al prossimo, con la propria testimonianza di vita, i frutti spirituali e materiali ricevuti. Questi frutti che garantiscono la Presenza di Gesù in mezzo agli uomini fino alla fine dei tempi sono: “Amore, Gioia, Pace, Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza e Dominio di sé” (Galati 5, 22). La Benedizione finale nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, congiuntamente all’invio e all’invito a essere sempre autentici testimoni della Resurrezione, senza dicotomie e in ogni circostanza favorevole e sfavorevole della vita, rimandano alla Benedizione e all’Invio impartito da Gesù ai Discepoli al momento dell’Ascensione.

BACIO DELL’ALTARE
Il Sacerdote alla fine della Celebrazione bacia ancora una volta Cristo, Altare di Morte e Resurrezione, in segno dell’intima relazione tra l’Amato e l’Amante e a nome dell’intera Assemblea Visibile e Invisibile.

CENNI AD ALCUNI ELEMENTI LITURGICI E STRUTTURALI

ICONOGRAFIA DEL CROCEFISSO
Allorquando sul Crocefisso il Capo di Gesù non appare reclinato ma con il Volto proteso verso l’alto, il contesto al quale rimanda è l’agonia di tre ore che precedette la Sua Morte. Laddove viene rappresentato il Cristo Trafitto e inchiodato nel legno, con il Capo reclinato, si evocano i momenti immediatamente successivi alla Sua Morte, ancor più se viene evidenziata la ferita del Costato destro. L’utilizzo del solo legno o di altro materiale per la rappresentazione della Croce, focalizza i momenti successivi alla Deposizione di Cristo. In tale contesto la Croce latina diviene il Segno indelebile dell’Altare Sacrificale dove è stato Immolato l’Agnello Pasquale, dal momento che erano i Crocefissi a portare sulle loro spalle il Patibolo lungo la Via della Croce. 

IL FONTE BATTESIMALE
È la vasca presente all’interno di un Battistero o di una Chiesa. Forma e dimensioni sono molto variabili e le sue Acque sono utilizzate per amministrare ai Battezzandi e ai Catecumeni il Sacramento del Battesimo per Infusione o per Immersione, da parte di un Ministro Ordinato della Chiesa. Il Fonte battesimale rimanda al Grembo Immacolato di Maria, che dal basso della Croce ha accolto e continua ad accogliere in modo incruento, ad ogni Celebrazione Eucaristica, il Sangue e il Siero del Suo Unigenito. Al Suo interno sono custodite pertanto le Acque Amniotiche di Morte e Vita che avvolgono e proteggono il Corpo Mistico per tutto il tempo della Sua Gestazione Spirituale all’interno del Grembo di Maria. Tali Acque sono figurazione di tutte le Acque presenti nella Sacra Scrittura: da quelle della Prima Creazione, in cui aleggiava lo Spirito di Dio, lo Sposo di Maria sin dall’Eternità a quelle Plasmatiche della Seconda Creazione o Pro-creazione, a quelle Sieriche della Ricapitolazione Finale del Creato, presenti nel Sangue Sedimentato di Cristo sgorgato dal Suo Costato Trafitto. Tra questi estremi, le Acque del Grembo Verginale e Dilatato di Maria, che presentano una composizione e un’osmolarità diverse a seconda del Trimestre di Gravidanza considerato, una volta versate nel Fonte Battesimale trascinano con sé tutte le Acque dal Principio della Creazione al suo Compimento Finale, dalle Acque del Primo Giorno alle Acque dell’Ottavo Giorno; dalle Acque del Diluvio Universale a quelle del Fiume Nilo dove Mosè venne sapientemente adagiato; dalle Acque del Paese d’Egitto trasformate in Sangue alle Acque dell’attraversamento del mar Rosso, aperte per il Passaggio del Popolo di Israele e Chiuse per l’Esercito del Faraone; dalle Acque di Massa e Meriba a quelle del Torrente dello Jabbok; dalle Acque del Fiume Giordano ai tempi del Profeta Eliseo e di Naaman il Siro alle Acque dello stesso Fiume aperte dal mantello del Profeta Elia e attraversate a piedi asciutti da lui ed Eliseo; dalle Acque del Fiume Giordano dove il Battista battezzò per Immersione il Redentore e Salvatore del mondo a quelle del Golgota, sgorgate per effusione d’Amore dal Torace Trafitto di Nostro Signore. Le sorgenti del Giordano si trovano sul monte Hermon e, nel suo sinuoso percorso, dopo avere raggiunto il mare di Galilea sfocia nel mar Morto. Lungo la sua corsa bagna i territori di cinque stati. Il Grembo di Maria, di portata Universale e Bacino Acquifero d’Eccellenza diviene, in tale contesto, Luogo di Pacificazione e Sede di Riconciliazione e di Riunificazione di tutto il Genere Umano, per farne in Cristo Un Solo Corpo. Tale Grembo è la Terra Promessa dove ogni uomo in cammino sulla Terra prima o poi approda per poi proseguire il viaggio nei Cieli. Al Suo interno tutte le Acque del passato riprendono vita nelle Acque Battesimali di Morte e Resurrezione dell’Unigenito. La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, gode all’interno del Grembo Mariano da dove sarà partorita Tutta Santa, di una Circolazione Embrionale e Fetale doppia e incompleta, in modo da consentire al Suo Interno l’entrata a ciascuna cellula uomo con il carico del proprio peccato. Gesù, Risorto e Asceso al Padre, Grazie alla Sua Seconda Venuta Sacramentale sulla Terra, è presente in mezzo agli uomini sotto forma di Pietanza Pasquale entrando ancora più in intimità con ciascuna delle Cellule Uomo che costituiscono la Sua Mistica Corporeità. Nella Sua Ultima Venuta, Gesù siederà su un Trono impalpabile, costituito da tutte quelle anime della Prima Creazione che furono dotate di un Corpicino Zigotico Azimo e da tutte quelle anime della Seconda Creazione procreativa che, come nubi sospese nel cielo, ne proclameranno all’unisono la Sovranità. La Parusia, già in atto, nell’accezione Cattolica restituisce Pienezza e Vigore all’originario significato platonico di “Presenza”, essendo Gesù Presente nel Pane Azimo dell’Eucarestia fino alla fine dei tempi, quale compimento di tutte le precedenti Teofanie. È incredibile come,  in caso di emergenza chiunque possa Battezzare nella Fede della Chiesa, utilizzando della semplice Acqua e pronunciando la formula di Rito: “Nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Per l’importanza fondamentale che tale Sacramento riveste nell’Economia della Salvezza la Chiesa Cattolica, costantemente guidata dallo Spirito Santo, ha voluto concedere a qualsiasi persona credente o non credente, cristiana o non cristiana, pur non essendo un Ministro del Culto, tale alto Ufficio da potere adempiere nei riguardi di un fratello o di una sorella in caso di emergenza. 

L’ACQUASANTIERA
È un recipiente di varia forma posto generalmente all’ingresso dell’Edificio Ecclesiale contenente l’Acqua Santa. Questo contenitore rappresenta per il Fedele in entrata o in uscita, un invito solenne a soffermarsi sul valore profondo che le Acque e la Divina Maternità rivestono nella vita di Fede. Per motivi igienici, in questo periodo di pandemia, pressoché tutte le Acquasantiere sono senz’Acqua. L’invito a segnarsi con le dita della mano destra inumidite nell’Acqua Santa, nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, rimanda il Fedele alla memoria della sua Incorporazione nel Grembo di Maria mediante il Sacramento del Battesimo, Porta d’Ingresso nella vita della Fede. Il rimando successivo è in direzione delle Acque sgorgate dal Pericardio Trafitto di Cristo Crocefisso e, più precisamente, in riferimento alla Componente Sierosa liquida che galleggia su quella Corpuscolata. Ogniqualvolta il Fedele entra o esce da una Chiesa, segnandosi con l’Acqua Santa, testimonia come l’intera sua vita si snodi tra le Acque del Battesimo, il primo dei Sette Sacramenti che gli ha ottenuto la liberazione dal Peccato Originale, e le Acque del Battesimo di Sangue che è il Compimento di tutti i Sacramenti, in virtù del quale ha ricevuto la Redenzione e la Salvezza. In forza di tale Circolarità Inclusiva dal Sapore Semitico, il Fedele aumenta la consapevolezza di essere passato dalla precedente condizione esistenziale di “Figlio dell’uomo” al nuovo stato di aumentata dignità e onorabilità di “Figlio di Dio, quale Cellula ri-Generata del Corpo Mistico di Cristo”. Il segno di Croce eseguito con le dita inumidite rimanda, da una parte, al primo “Lavacro di Rigenerazione” che lo transitò dalle Acque di Morte alle Acque Amniotiche della Nuova Vita di Fede nelle vesti di Neo-Battezzato e, dall’altra, il secondo “Lavacro di Espiazione” che Cristo ha pagato per lui sulla Croce. L’Acquasantiera sprovvista dell’Acqua Santa, sotto un’angolatura di Fede, rimanderebbe non tanto ad un monumento commemorativo, quanto alla Rottura delle Acque Amniotiche in prossimità del Parto Escatologico della Vergine, Porta del Cielo.

IL TABERNACOLO
È una struttura solitamente poco distante dall’Altare dove, al suo interno, sono gelosamente custodite le Ostie Consacrate e non consumate dall’Assemblea nella precedente Celebrazione Eucaristica. Il tabernacolo, impreziosito all’interno e all’esterno con decorazioni e materiali preziosi, può essere considerata la “Dimora Provvisoria” del Corpo di Cristo nella quale Gesù Sacramentato viene deposto in attesa di poter vivificare la Carne di tutti gli uomini a iniziare da quella del Fedele Comunicato. Il Tabernacolo è figurazione del Sepolcro Nuovo che Giuseppe di Arimatea fece scavare nella Roccia poco distante dal luogo della Crocefissione. La Roccia è la Parola granitica di Dio che Gesù ha rivelato in pienezza sulla Croce e che dall’Ambone continua a imprimere il Cuore dei Fedeli, luogo d’elezione dove viene Deposto il Corpo Inanimato di Cristo e sede da cui Risusciterà. Il Tabernacolo, la cui collocazione è fondamentale nella disposizione architettonica interna di una Chiesa, è anche figurazione del Grembo Gravido di Maria che ha in Gestazione il Corpo Mistico del Suo Unigenito. A tal proposito appare suggestiva la rilettura del “Segno di Giona Profeta” alla luce della Discesa agli Inferi compiuta da Gesù nelle 40 ore trascorse nel Sepolcro. Dalla Prima Deposizione all’Alba della Resurrezione, Gesù libera dagli inferi tutte le anime che il peccato avrebbe ancora voluto tenere prigioniere, avendole tutte assimilate a Sé negli Azimi Redenti del Pane e del Vino Consacrati. La balena, il grande cetaceo degli oceani, mammifero come l’uomo, diviene simbolo del Grembo Mariano che ha accolto la Vera Vita e che è destinato ad accoglierla ancora, anche dopo la Resurrezione. I pesci diventano espressione della fase intrauterina dell’esistenza umana e ricordano all’uomo che furono loro gli unici vertebrati a sopravvivere al Diluvio Universale, unitamente agli otto componenti la famiglia di Noè. Nuotando con le loro pinne e respirando con le loro branchie nelle Acque del Diluvio scortarono l’Arca fino alle cime dell’Ararat, dove si arenò in attesa della fine del Diluvio. Nei due Episodi Evangelici della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci, unitamente ai Pani ritroviamo i Pesci quali attori principali della prefigurazione del Mistero Eucaristico. San Pietro, nella seconda lettera afferma come dinanzi al Signore un giorno equivalga a mille anni e mille anni a un solo giorno, lasciando evincere come i tempi degli uomini non corrispondano ai tempi di Dio. L’anima del fedele che sarà chiamata a vivere la Dimensione Santa del Purgatorio dovrà, come fece il Profeta Giona, fidarsi e lasciarsi fagocitare dal Grande Cetaceo delle profondità oceaniche, raffigurante il Grembo Magnificato di Maria per profetare, una volta liberato, agli abitanti di Ninive che gli saranno affidati sulla Terra la Verità del Vangelo, contribuendo così mediante la trasmissione delle rette intuizioni alla liberazione di tante anime riluttanti e ostinatamente prigioniere del peccato. Il Fedele Comunicato è il Sepolcro Nuovo scavato nella Roccia granitica della Parola di Dio che diviene Tabernacolo in uscita dall’Edificio Ecclesiastico, per Comunicare ai fratelli quanto ha ricevuto. Il giardino della sua Nuova Corporeità, Redenta, Salvata e Santificata,  è talmente armonizzato con la sua anima da poter chiedere al Padre Celeste, per bocca del Celebrante, di venire trasformato in “Sacrificio Perenne” a Lui gradito. La Grazia Santificante dei Sacramenti, unitamente alle opere di Misericordia corporale e spirituale che compirà, saranno in grado di realizzare questo inimmaginabile prodigio a vantaggio del Corpo Mistico.
Relativamente al “Cammino in uscita” bisogna risalire fino ai tempi della Tenda dell’Alleanza che per molti anni rappresentò, per il Popolo Eletto, il più solenne sostegno in quel travagliato percorso di vita. Costruita con materiali e tessuti idonei a trasportare in luoghi desertici il Suo Prezioso Contenuto, fu accolta da Salomone all’interno del  Tempio di Gerusalemme dove, nel giro di poco tempo, svanì senza lasciare traccia di Sé. Tutto ciò accadde perché, mentre le fondamenta del Grandioso Tempio di Gerusalemme affondavano nel monte Sion, quelle della Tenda dell’Alleanza aggettavano al suo interno, nelle Dieci Parole date da Dio a Mosè e nella Manna discesa dal Cielo e conservata al Suo interno. L’Embrione Umano, dalla regione desertica della Tuba Uterina, come una Neo-Tenda dell’Alleanza, compie all’interno del corpo materno il medesimo percorso che compì quest’ultima, custodendo le Tavole della Legge genomica sin dalla sua iniziale Condizione Esistenziale Azima che la rende simile alla manna caduta dal Cielo, prima di impiantarsi nel massiccio montuoso del Monte Sion Uterino. Su tale Altura l’Embrione affonderà le sue radici miometriali mediante il processo di “Placentazione”, gettando nella sue pareti le profonde fondamenta che renderanno stabile la sua crescita, fino a divenire il “Tempio Corporeo” sovrapponibile metaforicamente a quello di Gerusalemme. Ogni uomo, ultimata la sua personale costruzione, potrà sfoggiare con fierezza i tre sacrari del capo, del torace e dell’addome unitamente alle appendici degli arti superiori ed inferiori atte a deambulare e a creare. Il primo Tempio, realizzato da re Salomone quale frutto della Sapienza umana ispirata da Dio, fu demolito per la prima volta ad opera del peccato reiterato dell’uomo. Ricostruito una seconda volta da re Erode il grande, paradigma dell’orgoglio e della superbia, venne ampliato senza tener conto delle misure originarie che erano state prefissate non dall’uomo ma da Dio. Distrutto una seconda volta nel 70 d.C. appare oggi visibile, nell’area in cui svettava maestoso, la grande spianata del Tempio sulla quale si ergono tre Moschee insieme ad altri edifici minori, a testimoniare la frammentazione dell’umanità. Il Muro del Pianto Occidentale è ciò che rimane della costruzione del Primo Tempio, a memoria del fendente che il soldato romano infisse sul Corpo di Cristo Morto aprendone il costato sul versante destro, a occidente. Tale lettura simbolica può essere condivisa esclusivamente da chi ha ricevuto la grazia di riconoscere nel Crocefisso i punti cardinali dell’orientamento della propria vita. Il Corpo di Cristo Sacramentato sta riedificando sulla Terra e nei Cieli, pietra su pietra, dalla Tenda Zigotica dell’Incarnazione al Tempio Pluricellulare della Crocefissione, le mura diroccate del Tempio di Gerusalemme. È così che dal Muro Trafitto del Costato di Dio e dagli Azimi spezzati del Suo Sacratissimo Cuore continua a sgorgare maestoso il Fiume in piena della Vita che non ha più fine.

L’AMBONE
Il termine deriva dal greco ambon, a indicare una superficie convessa da cui, al pari di un grembo gravido e prominente, oramai prossimo al parto, viene data alla Luce la Parola di Dio e consegnata all’assemblea. La Parola può così crescere nel fedele e specificare tutto il contenuto che veicola. L’ambone diviene anche Figurazione del Sepolcro Vuoto di Cristo da dove nel Mistero della Sua Morte e Resurrezione fuoriesce ogni Pienezza di Vita.

IL PORTALE
È la porta d’ingresso principale di una Chiesa. In epoca medievale ha assunto un aspetto monumentale quale evocazione dell’ingresso alla Vita Nuova in forza del Sacramento del Battesimo.

LA PORTA SANTA
Si tratta di una Porta usualmente tenuta murata, che viene aperta “esclusivamente” in occasione di un Giubileo ordinario o straordinario. Per lo più si tratta di una Porta Secondaria di una Basilica, ma non affatto marginale sotto il profilo teologico. Nell’attraversare la Sua Soglia, oltrepassandone gli stipiti e l’architrave, viene offerta al Fedele la grazia di ottenere per sé e/o per altre persone vive o morte a modo di suffraggio, l’Indulgenza Plenaria dei peccati in osservanza delle condizioni prescritte dalla Chiesa. Si tratta di un momento unico per la Salvezza dell’umanità intera, nel quale è possibile ricevere Grazie Eccezionali elargite da Dio limitatamente al suddetto periodo. Tale lasso di tempo, nel quale l’Abisso della Misericordia di Dio si rende ancora più evidente, ha la durata generalmente di un anno ed è conosciuto anche con il nome di “Anno Santo”, “Anno Giubilare” o “Anno di Grazia del Signore”. Mediante l’Indulgenza vengono cancellate dinanzi a Dio, totalmente o parzialmente le Pene temporali conseguenti ai peccati commessi, le cui Colpe sono già state cancellate dall’Assoluzione ottenuta in Confessionale.

CONCLUSIONI
Il fedele che non conosce ancora Gesù nella Sua Pienezza Evangelica e Sacramentale parlerà agli altri dell’Amore in senso lato, sebbene nelle prove personali della vita non sempre sarà in grado di testimoniarlo, manifestando piuttosto talvolta sentimenti di sconcerto e paura. Il fedele che ha ricevuto Gesù Eucarestia diviene Carne Evangelizzatrice del Suo Corpo e, Comunicandosi agli altri, fortificato dallo Spirito Santo è in grado di trasmettere l’Amore di Cristo sempre e comunque. Animato da un Santo Zelo diviene simile a un soldato che, mentre prima combatteva il maligno da solo confidando nelle proprie armi, adesso, arruolato nell’esercito capitanato da San Michele Arcangelo, lo affronta nella Onnipotenza del Corpo di Cristo che ha sconfitto ogni male uscendo Vittorioso sulla Morte. Il fedele convertito diviene ancora simile a una pecora fuggita dal gregge che, nel fare ritorno all’Ovile Mariano grazie alla Santa Messa, incute terrore persino al più feroce predatore dando somma gioia al suo Pastore. Diviene simile a una pietra diroccata del Tempio di Gerusalemme, che l’Eucarestia ha reso Cattedrale Indistruttibile e tempio dello Spirito Santo di Luce, di Pace e Splendore. Diviene simile a un uomo ricco e tronfio di certezze che la Celebrazione Eucaristica ha trasformato in un mite compagno nel cammino della vita e in un amico fidato nella stagione del dolore. Il fedele che vive l’Oltrevita, nella condizione di defunto, Redento e Salvato dal Sacramento, riprende a vivere e vestito di sacco a profetare agli abitanti della città di Ninive ai quali è stato inviato.
È importante sottolineare come, subito dopo il Battesimo, soltanto il Sacramento della Confessione o Riconciliazione o Penitenza possa portare il fedele ad una Autentica Conversione. Finché questi non avrà maturato nella propria mente, nel suo cuore e nella sua anima l’ardente desiderio di ricevere nel Confessionale la Riconciliazione con Dio mediante un Ministro Ordinato della Chiesa, sarà impossibile parlare di un Autentico Cammino Spirituale. Gesù ha pagato con il Sacrificio Espiatorio della Sua Persona il prezzo di tale Riscatto per potere liberare gli uomini della Terra dal loro peccato. Con la Sua Morte di Croce ha Espiato e Ottenuto per ciascuno la Remissione dei peccati e la Sete bruciante che accusò in modo straziante poco prima di spirare fu Sete di Confessionale e Arsura per i peccati non ancora confessati. Al penitente è dato di ottenere nel Confessionale l’Assoluzione dei propri peccati. Si ricorda altresì come l’Assoluzione cancelli soltanto la Colpa e non la Pena Temporale, i cui postumi e le cui conseguenze del peccato rimangono e segnano la vita di molti fratelli. Cristo, morendo sulla Croce, si è Assunto tutte le Colpe dell’umanità lasciando volontariamente sulla Terra le Drammatiche Conseguenze prodotte dal peccato, al fine di rispettare i Tempi e la Libertà di ciascun figlio nel fare ritorno alla Casa del Padre. La Chiesa ha concesso e continua a concedere Cascate di Indulgenze che permettono di fare ottenere al fedele o in suffragio la Rimozione Completa anche delle Pene Temporali. La vendita delle Indulgenze, storica pietra di scandalo, deve oggi intendersi quale Prodigiosa ed Inestimabile Rimozione “Parziale” o “Totale” di tali dolorosissime conseguenze che il peccato lascia, da lucrare spiritualmente sia per i Vivi che per i Defunti. Nel caso della Rimozione Totale delle Pene a suffragio dell’anima di un defunto, questi passa istantaneamente dal Purgatorio alla Visione Beatifica del Paradiso, dal Desiderio Ardente di Dio alla Visione Beatifica di Cristo che è Dio e del Suo Corpo Mistico che è la Chiesa. Non esistono, né sono mai esistite né esisteranno mai Preghiere, Assoluzioni e Indulgenze a suffragio degli angeli decaduti o delle anime di quanti abbiano deliberatamente deciso di dannarsi morendo nell’Impenitenza Finale, che coincide con il Rifiuto Definitivo della Grazia di Dio. Gli angeli decaduti hanno difatti definitivamente e istantaneamente detto No! all’Amore dell’Onnipotente, dall’alto della loro elevatissima contemplazione di Dio, mentre le anime dei dannati hanno liberamente e ostinatamente rifiutato in vita la Remissione dei peccati e, nonostante la piena Avvertenza e la Consapevolezza di essere in Peccato Grave, si sono opposti caparbiamente alla Redenzione e alla Salvezza di Cristo.
All’inizio, trattando delle campane è stato detto come sia il loro corpo a vibrare producendo il suono. A tal proposito nasce l’augurio affinché ogni fedele possa percepire nella Celebrazione Eucaristica, mediante l’ascolto divenuto Preghiera, Silenzio e Contemplazione, il Vibrare di tutte le sue cellule nel venire a contatto con il Battacchio della Parola e il Corpo Sacramentato. Una Vibrazione Totalizzante, mediata non più soltanto dalle membrane timpaniche quanto dalle orecchiette dei propri cuori, che permetterà di percepire in modo inequivocabile la meraviglia di essere tutti, uomini e donne, embrioni e feti, infanti e vegliardi, delle cellule sostanziali e uniche di Un Solo Corpo. Soltanto potrà rendersi palese il perpetuarsi del Miracolo della Chiesa che Celebra l’Eucarestia e dell’Eucarestia che fa la Chiesa.  

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GIUGNO 2018

SANTA MESSA

BIOCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PA.PA.TRA.MA.

La Parola (PA.), la Patristica (PA.), la Tradizione (TRA.) e il Magistero (MA.) sono i quattro pilastri su cui poggia la Chiesa Cattolica. Quella che seguirà è un’illustrazione di ciascuno dei vari momenti nei quali si articola la Santa Messa. Non vuole essere una spiegazione, quanto una proiezione che sia in grado di proiettare gli avvenimenti del passato al sapere dei nostri giorni, mediante l’utilizzo di categorie linguistiche proprie della teologia e dell’arte medica.

א RITI INTRODUTTIVI O D’INGRESSO Le campane, Processione d’ingresso, Bacio dell’Altare, Incensamento dell’Altare, Segno della Croce, Atto penitenziale, Gloria, Colletta o Preghiera di apertura. Con Adamo ed Eva in cammino verso l’Altare eucaristico.
ב LITURGIA DELLA PAROLA Letture e salmo, Alleluia o canto al Vangelo, Vangelo e Omelia, Il Credo, Preghiera dei fedeli o Preghiera universale. Dalla tradizione orale ebraica della Legge alla Grazia.
ג LITURGIA EUCARISTICA Riti di offertorio, Presentazione del Pane e del Vino, Preghiera Eucaristica, Epiclesi e Consacrazione, Anamnesi e seconda Epiclesi, Intercessioni e Dossologia, Riti di Comunione (Preghiera di Gesù, Preghiera e rito della Pace, Frazione del Pane), Digiuno Eucaristico, Specie Eucaristiche, Rituale della Comunione Sacramentale, Benedictus, Magnificat. Dal nulla alla creazione del cielo, della terra e di quanto è in essi contenuto. Da Adamo ed Eva alla Pro-Creazione del corpo dell’uomo fino al suo compimento. Dall’uomo compiuto alla Ri-Creazione e Ri-Generazione del creato nel Corpo Mistico di Cristo. Il fedele sacramentato è una cellula unica e irripetibile di tale Corpo, a servizio dell’Amore Totalizzante e Trinitario di Cristo, che è tutta la sua vita da comunicare ai fratelli e alle sorelle che incontra.
ד RITI DI CONCLUSIONE Benedizione, Invio, Bacio dell’Altare. Dal Corpo Mistico alla Santa Comunione Eterna, quale incorporazione in Cristo di tutti gli uomini e di tutte le donne entrate nella Verità.
ה CENNI AD ALCUNI ELEMENTI LITURGICI E STRUTTURALI Iconografia del Crocefisso, Fonte Battesimale, Acquasantiera, Tabernacolo, Ambone, Portale, Porta Santa. Sul valore spirituale di alcuni simboli e strutture che caratterizzano gli edifici ecclesiali di tutti i tempi.

Con l’utilizzo del carattere corsivo l’autore ha voluto esprimere il suo commento personale, facendo spesso ricorso a un linguaggio non sempre convenzionale se rapportato alla terminologia ecclesiale classica, purtuttavia ritenuto idoneo a suo giudizio alla trasmissione e migliore comprensione degli importanti contenuti della Celebrazione Eucaristica.

Partecipare alla Santa Messa è l’atto più elevato che una persona possa compiere in vita. Prendere parte attiva ai suoi momenti celebrativi che culminano nella Santa Comunione significa sperimentare, nella condizione esistenziale umana della propria carne, le dinamiche divine e terrene proprie del Corpo Mistico. La frequentazione quotidiana trasforma il fedele a pensare e agire sempre più secondo l’intenzionalità di Cristo e sempre meno in ubbidienza alla propria. Si viene a instaurare un vero e proprio dialogo intimo, mediato dallo Spirito Santo, tra anima, corpo e psiche del fedele con l’intera umanità, nella comunione degli angeli e dei santi. La parte immortale della persona, costituita dall’intelletto, dalla memoria e dall’affettività della sua anima entrano, in ogni Santa Messa, in una rinnovata relazione con l’intelletto, la memoria e l’affettività della sua corporeità mortale. Tale rapporto non si fonda più soltanto sulle proprie cellule neuronali, munite di dendriti e assoni o sui miocardiociti da lavoro e specifici del cuore, ma si estende all’intero Corpo Mistico. Nella Celebrazione nulla avviene per caso e ogni cosa riveste un valore ben preciso, come i gesti, gli oggetti, i profumi, le Specie Eucaristiche, i segni, i paramenti, le ombre, i tessuti, i colori, l’architettura, i silenzi, i rosoni, i portali, le vetrate, le icone, il buio, le statue, i quadri, la musica, i canti e le luci.
Se si chiedesse a un discepolo di Cristo chi è, da dove viene e dove va, una risposta omnicomprensiva potrebbe essere la seguente: Sono un alto ufficiale dello Spirito in cammino di santità. Figlio del Dio Altissimo e di Maria Santissima, mia Madre Universale, riconosco in Gesù il mio Redentore, Salvatore e Re supremo dei Cieli e della Terra. Nel Suo Corpo e nel Suo Sangue sacramentati nel Grembo di Maria, tutti gli uomini della terra sono diventati miei consanguinei, fratelli e sorelle di un Unico Padre e di una sola Madre. A ciascun nome dato agli uomini andrebbe anteposto il Suo Nome nella versione maschile e femminile di: Natale, Emanuele, Salvatore, Cristoforo e Pasquale. Mi considero un alto ufficiale dello Spirito facente parte del grande esercito del Bene e chiamato a vivere da nomade la sua vita. Provengo difatti dalla vecchia terra degli zigoti, dal lontano paese degli azimi e sono diretto alla patria dei lieviti, verso il paese del “Corpo lievitato”. La forza sacramentale esercita su di me l’effetto di una continua e sorprendente trasformazione che, a iniziare dalla condizione di figlio di Dio, mi ha portato a sperimentare quella successiva di figlia di Dio Padre e ancora oltre quella di sposa dello Spirito Santo per consegnarmi infine il ruolo di madre nella relazione con il mio prossimo. I precedenti legami di fratellanza sono stati in quest’ultimo passaggio rafforzati da un inaspettato legame unitivo tra madre-genitrice e i suoi figli, mediato dalla Maternità che Maria nutre per il Suo Unigenito. So di essere diretto verso una Terra nuova con Cieli nuovi e un fiume di Acqua viva, dove non saranno più la fatica, il lamento e il sudore sulla fronte a qualificare il lavoro quanto la gioia di condividere l’Eternità nel Corpo di Cristo insieme ai fratelli. Tale Patria può già pregustarsi sulla Terra a iniziare dai frutti che il Sacerdote presenta e offre sull’Altare per la celebrazione del Sacrificio espiatorio di Cristo. La Sua Morte e Resurrezione sono la porta d’ingresso alla nuova Vita, dove il nutrimento necessario per vivere sarà dato dal latte purissimo che la Madre Universale distribuirà a ciascun Suo figlio e figlia nel profondo silenzio del più abissale Amore. A questa vivanda di soddisfazione la Madre associa sempre il miele, la Parola purissima di Dio, che angeli e santi trasmettono senza tregua attingendo il nettare e la melata dal Sacro Cuore del Salvatore spezzato sull’Altare. Nella nuova Patria non sono più necessari cacciagioni, allevamenti, colture, salari o bevande appetitose, poiché saranno la gloria di Dio e la lampada dell’Agnello a illuminare permanentemente dall’intimo ogni Suo abitante, mentre un fiume d’Acqua viva con alberi traboccanti di vita ai suoi bordi irrorerà per l’Eternità le loro menti e cuori.

RITI INTRODUTTIVI O DI INGRESSO

LE CAMPANE
Servono ad annunciare fuori le mura dell’edificio ecclesiale quanto a breve si svolgerà al suo interno. È il corpo della campana a vibrare ogni qualvolta il battacchio di ferro percuote internamente o esternamente le sue pareti, solitamente bronzee. Possono essere suonate a distesa o a martello o, ancora mediante un’armonica sincronizzazione dei due sistemi. Il suono delle campane scandisce il tempo che, unitamente allo spazio, costituisce un fondamentale e prezioso strumento della creazione. Fedeli e passanti sono così invitati a entrare in una dimensione inusuale dove tempo e spazio si fondono armonizzandosi con l’Eterno.

PROCESSIONE D’INGRESSO
È un tragitto dal potente valore simbolico che dalla sagrestia conduce all’Altare; dall’alba della Creazione al suo pieno compimento nella ri-Creazione, ri-Generazione e ri-Capitolazione Cosmica in Cristo di tutte le cose visibili e invisibili; dal luogo della vestizione e della preparazione degli oggetti che saranno utilizzati per la Celebrazione al luogo della Purificazione, dell’Offerta e del Sacrificio Espiatorio; dal punto d’inizio della vita all’area del Sacrificio della vita che in Cristo, il Dio della Vita, sfocerà nella Resurrezione e Ascensione al Cielo. Il Celebrante, vestito dei paramenti sacerdotali, da solo o insieme ad altri concelebranti, a seconda del rito, ripercorre ad ogni Santa Messa tale emblematica distanza dall’alto della dignità che gli è stata conferita dalla Chiesa.

BACIO DELL’ALTARE
Giunto sull’Altare il Ministro consacrato si trova, nelle diverse fasi della Celebrazione ora nel Cenacolo e ora sul Golgota e, nel baciare l’Altare, ringrazia sentitamente del ruolo che riveste in rapporto al Sacrificio divino e con la Persona di Cristo. La costruzione dell’Altare è molto rappresentativa esso, posizionato all’interno della Chiesa, si erge sul pavimento in stretta connessione e continuità con esso da risultarne pressoché irremovibile. L’Altare diventa nella Consacrazione Eucaristica delle Sacre Specie la Persona di Cristo, il Suo trofoblasto che unitamente all’embrioblasto rappresentano il fondamento e l’apice di tutte le cose create, visibili e invisibili. Il sacerdote dunque bacia anticipatamente Cristo, in previsione della piena manifestazione della Sua Venuta sulla Terra allorquando, a nome dell’intera assemblea e in Persona Christi si troverà al momento della Consacrazione nel Cenacolo a ripresentare l’ultima Cena, attualizzandola. Il Cenacolo è la stanza collocata al piano superiore della casa dove, Giovedì santo, Gesù istituì con i dodici apostoli l’Eucarestia profetizzando il Sacrificio espiatorio che da lì a breve si sarebbe consumato sul Monte del Cranio, Calvario in latino, Golgota in ebraico. La morte di Cristo abilmente congegnata dalle forze del male, avrebbe dovuto far morire ogni Volontà di Bene da parte di Dio sul Monte del Cranio, rimuovendola definitivamente dalla regione anatomica più elevata e insigne di una persona, che è la sua testa. La Resurrezione ha sventato tale diabolico e sottile disegno. In tutti gli edifici ecclesiali consacrati, la Persona di Cristo, il Cenacolo e il Golgota si identificano dunque con l’Altare e il bacio che il sacerdote dà è in onore della Vittoria di Cristo su ogni male, in una sintesi storica, metastorica e spirituale che continuano ad attualizzarsi ad ogni Celebrazione. Nella parte più interna dell’Altare viene generalmente custodita la reliquia di un santo. Il secondo gesto che il celebrante compie è il segno della Croce e, il terzo, rivolgendosi all’assemblea il saluto della Pace.

SEGNO DELLA CROCE
Ogni cosa all’interno della Celebrazione ha inizio e fine con il segno di Croce. Le origini teologiche di tale atto risalgono a Nazareth allorquando al momento dell’Incarnazione del Verbo, eternamente generato dal Padre, Gesù zigote venne al mondo assumendo la forma di un’unica cellula costituita da ventidue coppie di Croci viventi, oggi conosciute con il nome di cromosomi, che numericamente riflettono le ventidue lettere dell’alfabeto consonantico ebraico. Tale numerosa famiglia di corpi colorati scrisse il Corpo di Gesù così come le lettere dell’alfabeto ebraico il Corpo Biblico. Per loro tramite Gesù Zigote crebbe nel corpo immacolato di Maria e, moltiplicandosi di numero ad ogni divisione cellulare, diede forma a Gesù embrione, feto, bambino e adolescente, fino al Cristo del Golgota che sconfisse definitivamente la morte. A Betlemme il segno di Croce si manifestò palesandosi ai pastori e ai Magi, giunti nella grotta, sotto forma di un infante provvisto delle fisiologiche decussazioni corporee o croci anatomiche, quali il chiasma ottico, la decussazione piramidale e i legamenti crociati del ginocchio. Agli egiziani del tempo il segno di Croce apparve con le sembianze di un bambino che fu salvato dai Suoi genitori in fuga. Agli ebrei e ai palestinesi che vissero sotto la giurisdizione di Pilato si manifestò come Rabbi. Il Crocifisso si rivelò infine sul Golgota, quale manifestazione di pienezza pasquale dell’intera Opera di Redenzione e Salvezza. Il Crocefisso, oltraggiato, coronato di spine, sputato, inchiodato, insultato, innalzato e trafitto, spirò il Venerdì Santo alle tre del pomeriggio sulla Croce lignea piantata sul Monte del Cranio. Il medesimo Crocefisso continua a spirare in modo incruento, ad ogni Consacrazione Eucaristica, sugli Altari di tutto il mondo. Staccato dal patibolo e dall’asse verticale del legno, venne adagiato sul Grembo immacolato di Maria e, con la seconda Deposizione, nel Sepolcro nuovo che Giuseppe di Arimatea, un membro esimio del Sinedrio, aveva fatto scavare in una roccia poco distante. Ciascun comunicando diviene simbolo di quel sepolcro che è prefigurazione del Tabernacolo della Chiesa. Ogni uomo, in particolare il fedele sacramentato, sulla scorta di tale testimonianza storica, è invitato a scavare nella roccia coriacea del suo cuore per prepararlo a ricevere Cristo. È proprio lì che il Corpo esanime del Signore viene adagiato nella Santa Comunione per liberare dagli inferi, con il contributo del fedele, tutte le anime a lui affidate in attesa di essere Resuscitate. Il Corpo glorioso del Risorto, con impressi i segni della crocifissione, non tarderà ad apparire per i successivi quaranta giorni e a manifestarsi, confermando nella fede i discepoli e gli apostoli. La medesima Croce sarà elevata da terra, il giorno dell’Ascensione, divenendo la Croce gloriosa del Figlio Unigenito che siede alla destra del Padre Celeste nella Potenza dello Spirito Santo, in attesa che giunga a compimento la Sua ultima e gloriosa Seconda Venuta. La Croce lignea è dunque l’elemento a prima vista inanimato di questa lunga catena di eventi. Particolarmente odiata dal maligno, in quanto parte costitutiva del momento culminante dell’Opera di Redenzione e di Salvezza, la Croce vede Gesù inchiodato nelle sue fibre di cellulosa, quale sintesi mirabile d’unione di tre regni mediante i corrispettivo chiodi. Il mondo animale, vegetale e minerale, che nella prima creazione erano così diversificati e spesso in conflitto tra loro, si ritrovano adesso riunificati in Cristo per partecipare alla Resurrezione e alla Ricapitolazione Cosmica dell’intero creato. Le specifiche tipizzazione tassonomiche che caratterizzano nel linguaggio odierno ciascun dominio seguiranno tale Opera di ri-generazione universale di tutte le cose create.
Ad ogni Santa Messa si attualizza pertanto, nella breve parentesi temporo-spaziale nella quale si celebra, l’intero Sacrificio Espiatorio compiuto da Cristo sul Golgota e la totale Ricapitolazione del creato a partire dalla Sua Incarnazione per arrivare alla Sua Seconda Venuta, già in atto. Tutti gli avvenimenti presenti nella Celebrazione Eucaristica rivestono una valenza storica, metastorica e spirituale senza precedenti nel senso che, pur sottomessi alle leggi della fisica e della chimica della prima creazione, continuano a perpetuarsi misticamente in una Nuova dimensione libera da tali leggi che rende l’Amore di Dio Eternamente Presente con un “Tempo” e uno “Spazio” Eternamente Attuali. L’opera di Gesù non si è fermata all’Ascensione e alla Sua Persona Gloriosa che siede immobile alla destra del Padre ma continua, grazie all’Eucarestia, in un interminabile processo trasformante l’uomo e la creazione nel quale la Morte viene reiteratamente sconfitta dalla Resurrezione. Come sarà detto in seguito, il momento dell’immolazione di Cristo è il culmine della Celebrazione. Tale momento, che storicamente è accaduto due millenni or sono, continua ad attualizzarsi in maniera progressiva, ripercorrendo tutte le tappe della Creazione sin dalle loro origini per culminare nella Crocifissione sul Monte Calvario. Gesù ripercorre, nella Persona del Celebrante, tutte gli eventi che furono necessari per acquisire i meriti e le grazie per la Salvezza dell’umanità, al fine di donare gradualmente all’umanità e a ciascuna anima dei defunti in particolare, ad ogni Santa Messa, la Vita Eterna per la quale è venuta al mondo ed è poi tornata in Cielo. Gesù diviene a tal fine presente con la Sua gloriosa Persona, nelle Specie Eucaristiche, nella Persona del Sacerdote e nell’Altare. Si rende presente sotto questi tre differenti aspetti perché è in Lui il compimento di tutto ciò che esiste per cui, manifestandosi quale Vittima, Sacerdote e Altare, potrà riportare con il Suo Corpo Azimo spezzato tutte le anime degli uomini sin dal principio della loro corporeità redenta, nel Grembo di Sua Madre, connettendole ad esso per mezzo del cordone ombelicale sacramentale. Entrate in questa Nuova Gestazione le anime potranno crescere senza più l’ombra del peccato e, Salvate dalla morte, venire partorite nascendo dalla Porta del Cielo come descritto al dodicesimo capitolo dell’Apocalisse.  «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1, 3). L’applicazione dei meriti e la distribuzione delle grazie che hanno avuto origine e continuano a sgorgare dal Sacrificio Eucaristico, hanno avuto luogo grazie alla presenza di San Giovanni che, tra gli apostoli, fu il solo Sacerdote ad avere presenziato la Divina Liturgia che stava compiendosi ai piedi della Croce. Il servizio sacerdotale svolto dall’Apostolo del Cuore, intriso di filiale fedeltà ed eroicità, ha consacrato il Corpo Morto e Deposto di Cristo pronto per la Resurrezione, con Maria Santissima immobile al suo fianco quale Patena e Calice pietrificati per la Nuova ed Eterna Alleanza. Quanto detto si è realizzato e continua ad essere ri-presentato, ri-attualizzandosi per mezzo del Sacerdote che presiede la Celebrazione, nella più profonda ed intima Comunione degli uomini, degli angeli e dei santi, determinando la crescita prodigiosa e lo sviluppo del Corpo Mistico all’interno del Grembo dell’Assunta, Utero e Grembo Magnificato del Dio Vivente.

INCENSAMENTO DELL’ALTARE
L’offerta del fumo e del profumo dell’incenso sono dunque in onore e in segno di adorazione di Dio Re, Dio Altare, Dio Vittima Sacrificale e Dio Sacerdote. Questi due segni rimandano alla presenza veterotestamentaria di Dio nella nuvola con il Suo profumo di Verità. L’offerta di Gesù quale Vittima sacrificale è l’unica che sia gradita al Padre Celeste. Tutte le altre offerte relative ad animali o ai prodotti della terra non furono altro che la prefigurazione di questo Unico e Perfetto Santo Sacrificio di Esplosione Trinitaria d’Amore per l’uomo. La nuvola di incenso, dovuta alla combustione di questa esilarante oleoresina dall’odore inconfondibile dà soddisfazione, con la sua sinuosa e ondeggiante salita verso l’alto, agli organi della vista e all’olfatto dei fedeli che partecipano alla Celebrazione Eucaristica, riempiendone il cuore di gioia.

ATTO PENITENZIALE
Il celebrante invita i fedeli a compiere un breve esame di coscienza e a chiedere il pentimento dei peccati veniali che non è stato possibile confessare in precedenza. Si utilizzano varie formule, al termine delle quali segue l’assoluzione generale. Quest’ultima non sostituisce giammai l’assoluzione sacramentale individuale che ogni confessando, allorquando ne sussistano le condizioni, riceverà soltanto nella parte conclusiva del Sacramento. L’atto penitenziale seguito dall’assoluzione, così com’è previsto nel rito, andrebbe considerato come un’Implorazione di perdono rivolta a Dio Padre, nella gratitudine dell’infinita Misericordia che Cristo, il Suo Unigenito, ha riversato sull’umanità e nella consapevolezza di essere tutti peccatori e dunque indistintamente tutti bisognosi di perdono per poterci accostare ai santi Misteri che si ri-attualizzano durante la Celebrazione. In vista di tale grandezza incommensurabile quanto incomprensibile, i fedeli che sanno di essere in peccato grave sono invitati a confessarsi prima o subito dopo la Celebrazione. Solo in confessionale si ha difatti la certezza di venire definitivamente liberati dai propri peccati in forza dell’assoluzione sacramentale e, soltanto con tale certezza ci si potrà accostare al Sacramento dell’Eucarestia. Questa premessa è fondamentale dal momento che il fedele comunicato diviene testimone vivente della Seconda Venuta di Gesù e cooperatore della Sua Opera di Salvezza che si concretizza liturgicamente e sacramentalmente nella Santa Comunione. Come sarà detto nel paragrafo dedicato alla “Frazione del Pane”, al momento dell’elevazione dell’Ostia spezzata, il Sacerdote proclama una particolare Beatitudine a favore dei commensali: «Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo». A questo punto l’assemblea riecheggia le parole del centurione romano: «O Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una Parola e io sarò salvato». In tale replica, unitamente al sentimento d’indegnità, v’è la consapevolezza da parte del comunicando di non essere più una semplice recluta bensì un alto ufficiale che, al servizio dello Spirito Santo, è chiamato a rivestire un ruolo di elevata responsabilità nella Grande Missione di Salvezza. Come il Centurione dell’esercito romano così il comunicando del “Corpo speciale dello Spirito” è rivestito di grandi e particolareggiate responsabilità, in quanto a capo di una centuria di anime o di un manipolo o addirittura di una coorte, se si vuole utilizzare la terminologia del tempo. Quest’ultima era composta da un numero di uomini che oscillava da 300 a 600 e le anime affidate a ciascun comunicando non sono certamente inferiori ma potrebbero essere di gran lunga maggiori. Il centurione dell’episodio evangelico non chiede a Gesù una guarigione personale o quella di un familiare stretto, bensì quella di un servo fedele che giaceva nella sua casa paralizzato e soffriva terribilmente. Il fedele che riceve il Corpo e il Sangue di Cristo deve riconoscere nella Chiesa la sua nuova famiglia e nella gravità della sofferenza dei Suoi servi la priorità nell’intercedere a favore delle anime a lui affidate. Ad ogni Santa Comunione miriadi e miriadi di anime entrano dal Purgatorio in Paradiso e cessano istantaneamente di soffrire, accedendo trionfalmente alla Vita Eterna che Cristo ha preparato, secondo i tempi fissati dal Padre, per il Parto Celeste di ciascuna. L’alto ufficiale, nel riconoscere e confessare la divina regalità di Gesù, pur avvezzo a sostenere sulla Terra incontri con le alte cariche militari dello Stato imperiale del tempo, non si ritenne tuttavia degno di ricevere il Maestro sotto il tetto della sua casa. Questa professione di fede deve aumentare nel fedele sacramentato la consapevolezza di avere beneficiato, per grazia, di questa Forza sovrannaturale che gli ha consentito di ricevere per sé e per le anime a lui affidate non più soltanto la Parola ma l’Incorporazione a Cristo. Entrato in queste sublimi dinamiche fisiche e spirituali, il comunicando potrà giungere ad amare nel prossimo i suoi stessi nemici. È con questa dignità sacramentale che il comunicando, nel suo servizio altamente graduato a favore del Grande Re, riceve sulle labbra Gesù Eucarestia accogliendone l’ingresso trionfale con l’apertura della sua bocca divenuta “Porta eucaristica” al servizio della “Porta del Cielo”. «[…] [6] Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. [7] Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. [8] Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia. [9] Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. [10] Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria». (Sal 24, 6- 10). Collocata nel superattico craniale  dell’edificio corporeo compiuto, la porta antica di ciascun comunicando fa sì che Gesù Sacramentato entri e doni la Salvezza a tutte quelle anime destinate in quel momento a passare in Paradiso, entrando in gestazione nel Grembo Immacolato dell’Assunta. Sono anime di defunti che hanno fatto il Purgatorio sulla Terra o che lo hanno completato nei Cieli ma che comunque hanno accettato la Redenzione di Cristo e si sono lasciate trebbiare e torchiare e poi passare nel setaccio e nel crogiolo.

ILGLORIA
Si proclama o si canta a seconda del periodo dell’anno liturgico in cui ci si trova, ad eccezione dei tempi d’Avvento e di Quaresima nei quali viene omesso in accordo con la tradizione della Chiesa latina che considera queste due stagioni di tipo penitenziale. Originariamente si intonava il Credo all’aurora, al termine delle veglie notturne. È una preghiera antichissima che esordisce con le medesime parole di lode che gli angeli espressero a Betlemme, la notte di Natale, quale manifestazione di giubilo nell’aver visto compiuto il travagliato percorso intrauterino che dal concepimento a Nazareth aveva portato il Dio Increato a nascere in una grotta. Nel Gloria il coro umano e il coro celeste inneggiano all’unisono in un’unica lode in onore al Dio Uno e Trino.

COLLETTA O PREGHIERA DI APERTURA
Il contenuto della colletta è una formulazione semplice che sintetizza mettendo a fuoco il cuore del messaggio evangelico. Tale enunciazione raccoglie e trasmette in modo lapidario il senso di quanto a breve si andrà a proclamare con le labbra per essere ascoltato con il cuore. In ogni caso si tratta di una preghiera arricchita da tematiche inerenti la stagione liturgica che si sta attraversando.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURE E SALMO
L’anno liturgico scandisce la sequenza con cui le letture saranno proposte ai fedeli nel corso dei dodici mesi. Sarebbe suggestivo poter dedicare ciascun mese ad un Apostolo particolare, associandolo eventualmente ad una specifica Tribù di Israele, al fine di avere sempre vivi e presenti i nomi delle pietre messe a fondamento della Chiesa. Le singole Letture non sono mai scelte a caso così come non lo sono i Salmi responsoriali che ad esse sono sapientemente abbinati. Il ciclo liturgico viene identificato dalle lettere A, B e C. L’anno A prevede che la maggior parte dei testi sia tratta dal Vangelo di Matteo, l’anno B da quello di Marco e l’anno C dal Vangelo di Luca. Il lezionario è il grande libro che raccoglie i brani della Scrittura che si leggeranno nel corso dei tre anni. Un fedele che abbia deciso di partecipare alla Santa Messa quotidiana conseguirà, alla fine del triennio, una conoscenza pressoché completa, sistematica e illuminata dei principali brani della Bibbia relativi all’Antico e al Nuovo Testamento.
Il Salmo responsoriale viene scelto sapientemente tra i centocinquanta Salmi dell’omonimo Libro che li raggruppa. A partire dal Salmo 9 si è venuta a creare, tra il testo originale ebraico masoretico e le versioni greca e latina, una differenza di numerazione. Le traduzioni moderne generalmente le indicano entrambe mettendo una delle due fra parentesi. L’intera raccolta prende il nome di Libro dei Salmi o Salterio. Il contenuto di ciascun Salmo è generalmente in linea con il tema della prima Lettura, della quale costituisce una continuazione sotto forma di preghiera personale, comunitaria, di fiducia, di ringraziamento, di ravvedimento, di adorazione, di angoscia o di insegnamento. A prescindere dalla tematica trattata ciascun Salmo sprigiona un grande coinvolgimento spirituale ed emozionale nel fedele.
Entrambi, Letture e Salmi, svolgono la delicata funzione di istruire l’assemblea, predisponendone le anime ad entrare umilmente, sia pure con l’autorità di alti funzionari dello Spirito, nel cuore della Celebrazione. Fedeli a tali premesse sarà forse possibile ricevere meno indegnamente la Santa Comunione per se stessi e per quanti, ancora sofferenti e paralitici nell’anima, saranno stati affidati alla casa corporea di ciascun comunicando. Nel Pane azimo, nell’Acque e nel Vino della Nuova ed Eterna Alleanza ha difatti inizio per tali anime in attesa la Nuova Gestazione spirituale all’interno del Grembo della Santa Vergine, Madre di Dio e di tutti gli uomini, quali cellule del Corpo di Cristo e dunque Sua Carne. 

ALLELUIA O CANTO AL VANGELO
È un inno di lode a Dio nel quale si esprime tutta la gioia e la riconoscenza del Celebrante e dell’assemblea per il dono della vita. Il canto è un invito affinché ciascun fedele sia reso capace di accogliere con l’ascolto, la preghiera e la carità, il prodigioso seme della Buona Novella che a breve esploderà in tutta la sua fecondità. Saranno i Suoi frutti a rendere la terra corporea del comunicando sempre più fertile e ricca, da renderla altrettanto umile e accogliente nel ricevere il Pane azimo che a breve le sarà offerto per sé e per gli altri.

VANGELO E OMELIA
Il Vangelo è ciascuno dei primi quattro libri del Nuovo Testamento. Nel loro insieme trattano dell’Annunciazione, della Gestazione intrauterina, della Nascita, della Crescita, della Predicazione, della Passione, della Morte, della Resurrezione, dell’Ascensione al Cielo e della Seconda Venuta di Gesù alla fine dei tempi. I quattro Vangeli sono equiparabili alle quattro camere cardiache di un cuore umano, riflesso del grande Cuore di Dio. La loro proclamazione, a motivo di tale centralità e sotto un’angolatura emodinamica spirituale, riveste un ruolo fondamentale dal momento che è il Cuore di Gesù a parlare e a pulsare in ogni singola lettera, nel Suo incessante movimento sisto-diastolico. Il cuore del fedele registra tale movimento e, nell’assumere durante l’annuncio del brano la posizione eretta, sottolinea la determinazione a intraprendere con fiducia, da subito, il cammino che l’ascolto della Parola gli suggerirà. Non appena viene annunciato il titolo del passo ci si segna sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Il triplice segno di croce rappresenta un triplice sigillo sulle regioni della fronte, della bocca e dell’emitorace sinistro, o in regione epigastrica a seconda delle consuetudini, a sancire l’origine Trinitaria corporea della persona umana.  Il fedele con tale atto conferma la sua figliolanza divina e la necessità del costante aiuto divino Paterno, Materno, Filiale e Sponsale nell’accogliere e comunicare al prossimo attraverso la mente, le labbra e il suo cuore, la Parola dell’Unigenito nella potenza dello Spirito Santo.
L’Omelia o predica, per quanto non necessaria, è un importantissimo contributo che il Celebrante può e, se prescritta, dovrà rivolgere ai fedeli nell’ufficio di Pastore nel servizio ministeriale del suo gregge affamato di Cristo. Attraverso l’Omelia, senza mai divagare, andrebbero messi in risalto i significati nascosti celati nel Brano evangelico e nelle Letture. In ogni caso si dovrebbe focalizzare l’attenzione sul messaggio dell’Amore di Dio che permea qualsivoglia contesto Vetero e Neotestamentario. La Parola, דבר in ebraico, λόγος in greco e Verbum in latino, nella traslitterazione ebraica: Dabàr realizza nell’esatto momento in cui la si pronuncia ciò che esprime, conservando in sé tutta la potenza dell’atto creativo. La Chiesa latina ha mantenuto, nel linguaggio teologico, la traduzione della Volgata di San Gerolamo indicando con Verbum la Seconda Persona della Santissima Trinità, che equivale al Logos di Dio della Chiesa greca e al Dabàr di Dio della Torah, che in Cristo, Via, Verità e Vita, riconosce il Verbo di Dio per mezzo del quale tutte le cose visibili e invisibili sono state create.

IL CREDO
Esistono due distinte formule per recitarlo, quella breve costituisce il testo più antico risalente al II° secolo, detto anche: “Simbolo apostolico”. Quella più estesa è un arricchimento teologico di questa prima formulazione, impreziosita da affermazioni Cristologiche e Dogmatiche sullo Spirito Santo emerse nel Concilio ecumenico di Nicea e nel primo concilio ecumenico di Costantinopoli. Entrambi i documenti rappresentano una dichiarazione sintetica e solenne delle principali Verità della Fede Cattolica. La recita del Credo svolge difatti una funzione di irrobustimento del fedele nella vita di tutti i giorni nel rinvigorimento della sua crescita spirituale, al fine di conformarlo ad una partecipazione più coinvolgente e consapevole durante e fuori la Celebrazione Eucaristica. È detto Simbolo perché assume il significato di patto tra la Chiesa Madre e il Fedele suo Figlio. Mediante l’adesione perfetta ai suoi contenuti, il fedele riconosce e sperimenta sulla sua persona l’integrità della Dottrina che annuncia, in quanto è egli stesso una delle due parti di questa mistica “Tessera di riconoscimento” abilmente e irregolarmente spezzata dalla Sapienza Divina. Il fedele, con il suo apostolato, potrà testimoniare e riconoscersi parte integrante della Chiesa sin dalle sue origini zigotiche nella condizione di vita particolare da lui occupata. La Chiesa Cattolica, supportata dai battezzati, dai laici, dai religiosi e dalle religiose, è organizzata nella Sua componente istituzionale, da un lato, nel Clero secolare o diocesano fondato sui tre gradi dell’Ordine:  Diaconato, Presbiterato ed Episcopato e dall’altro, nel Clero regolare o monastico, composto da Religiosi ordinati che seguono la regola dei loro fondatori. Il termine “Clero” deriva dal greco κληρος, κλάω=spezzare, a indicare questa preziosissima e vivificante “Divisione mitotica” che contraddistingue il Corpo Vivente della Chiesa Cattolica. Il Clero, sull’esempio degli Apostoli, ha assunto un ruolo di servizio primario sulla Terra e nei Cieli per la mediazione tra Dio e gli uomini, in particolare in relazione al “Dio Eucarestia” che, in tale Sacramento ha espresso la pienezza del Suo Infinito Amore Trinitario viscerale per l’uomo. Il significato di Simbolo, in riferimento al Clero, è pertanto da intendersi quale patto tra Dio e “L’uomo di Dio” che ha risposto alla chiamata facendo la sua scelta vocazionale, dopo essersi spogliato di tutti i suoi beni mettendosi al totale servizio della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. 

PREGHIERA DEI FEDELI O PREGHIERA UNIVERSALE
I fedeli che partecipano alla Celebrazione, in forza dei doni e dei compiti di cui sono investiti e rivestiti a motivo del sacerdozio battesimale comune ricevuto, offrono a Dio la loro preghiera per la salvezza di tutti gli uomini, vivi e morti. Tale attenzione è particolarmente rivolta alle anime più bisognose del Purgatorio e alle persone bisognose della Terra. V’è una successione ordinata nel presentare al Padre Celeste le suddette intenzioni. Essa inizia con la consegna dei bisogni della Chiesa Universale, procede con l’esposizione dettagliata delle necessità dei governanti della Terra, per le urgenze della Chiesa locale e infine si conclude con la richiesta d’intercessione a favore dei fratelli che versano in particolari difficoltà fisiche e spirituali. Dall’Organismo vivente nella Sua interezza che è la Chiesa Universale, tale preghiera passa dunque ai Suoi Organi e Tessuti differenziati, che sono le Chiese locali concentrandosi, infine, al singolo fedele quale Sua Preziosissima e insostituibile cellula. La Preghiera Universale è un momento solenne, unico e irripetibile, in cui tutte le suddette intenzioni sono presentate a Dio con la voce che fuoriesce dal Corpo Vivo della Chiesa.

LA PREGHIERA DEI FEDELI È LO SPARTIACQUE TRA LA LITURGIA DELLA PAROLA O PARTE ISTRUTTIVA, ANCHE DETTA MESSA DEI CATECUMENI E, LA LITURGIA EUCARISTICA O PARTE SACRIFICALE. QUEST’ULTIMA ERA RISERVATA IN ORIGINE AI SOLI BATTEZZATI IN QUANTO, DA QUESTO MOMENTO IN POI, OGNI PAROLA E SINGOLO ATTO DELLA CELEBRAZIONE SONO FINALIZZATI AL MISTERO DEL SACRIFICIO ESPIATORIO DI GESÙ CRISTO. POICHE’ L’ASSEMBLEA CONCELEBRA UNITAMENTE AL MINISTRO ORDINATO, DIVIENE INDISPENSABILE CHE I CONCELEBRANTI SIANO TUTTI BATTEZZATI E DUNQUE INVESTITI DEL SACERDOZIO COMUNE, DEL PROFETISMO E DELLA REGALITA’ CHE TALE SACRAMENTO VEICOLA.                                IN REALTA’ LA LITURGIA DELLA PAROLA E’ “COMUNIONE NELLA PAROLA DI CRISTO” E LA LITURGIA EUCARISTICA E’ “COMUNIONE NEL CORPO E NEL SANGUE DI CRISTO”. LE DUE COMUNIONI, UNIFICATE NEL SACRAMENTO, DIVENTANO “LA SANTA COMUNIONE”.

LITURGIA EUCARISTICA

RITI DI OFFERTORIO
In questa fase della Santa Messa vengono portate al Celebrante e presentate sull’Altare al Padre Celeste le primizie della Terra, quale frutto della fatica e del lavoro dell’uomo. In tale contesto è bene puntualizzare come tutte le cose siano state create dal nulla da Dio Padre, in vista dell’Incarnazione del Suo Unigenito per la Potenza dello Spirito Santo. La fatica e il lavoro dell’uomo vanno intesi in riferimento sia all’offerta dell’Altare che alla realtà fisica e spirituale che tali primizie rappresentano per l’uomo che le ha coltivate. L’uomo possiede nella sua corporeità divinizzata ed è in grado di coltivare con le sue mani l’intero creato. Il Creatore, Redentore e Salvatore di ogni uomo e dell’umanità, Eternamente generato dal Padre, viene concepito di Spirito Santo nel Grembo della Santa Vergine in onore della Creazione dal nulla. L’Ovario della Santa Vergine, senza il Polline, viene fecondato e concepisce Gesù che si svilupperà al suo interno per nascere e crescere fino all’immolazione sulla Croce. Senza Polline e nello stesso Ovario ciascun uomo sarà riconcepito quale cellula del Corpo Mistico del Salvatore per rinascere al Cielo. Sugli Altari Eucaristici viene ri-Presentato Gesù, nell’oggi della Celebrazione, in forma sacramentale e fisica sotto le sembianze delle Sacre Specie che, con le Parole e le mani Sacerdotali diventano il Suo Corpo Azimo e il Suo Sangue stratificato. È negli Azimi della Sua Corporeità Gloriosa che Gesù dona in tal modo a ciascun uomo della Terra, direttamente o indirettamente, la Redenzione e la Salvezza. Da tale condizione gloriosa ciascun’anima potrà essere ri-Concepita spiritualmente da Sua Madre nella Sua Corporeità Risuscitata dai morti e crescere in santità dagli azimi alla pluricellularità compiuta fino al Parto Celeste, che coinciderà con la  ri-Nascita particolare di ciascun uomo al Cielo. Il Calice e la Patena che accolgono le Specie Eucaristiche sono il segno della presenza di Maria sull’Altare della Celebrazione, di Colei che accolse l’Annuncio dell’Angelo a Nazareth, che diede alla luce Gesù al fianco di San Giuseppe a Betlemme e che rimase impietrita, al fianco dell’Apostolo Giovanni sul Golgota, durante l’Agonia e la Morte del Suo Unigenito. Il Pane azimo rimanda al processo di panificazione in assenza di lievito che, a sua volta, rimanda alla fecondazione del gamete femminile umano da parte di quello maschile nella formazione dello zigote. Nel genoma di questa prima forma fisica dell’uomo è contenuto l’intero organismo umano, così come in ogni minuscolo Frammento Eucaristico c’è tutto il Corpo di Cristo, da Nazareth all’immolazione del Golgota, per donare a ciascun uomo sin dal suo primo stadio esistenziale, nel Battesimo del Suo Sangue, l’Immacolatezza originaria perduta con il peccato. Saranno le primizie presentate all’Offertorio, una volta consacrate, ad accompagnare l’umanità dalla “Pienezza dei tempi” coincidente con la Prima Venuta di Gesù alla “Pienezza Redentiva e Salvifica della Fine dei tempi” che si configurerà con la Sua Seconda Venuta nella Parusia, già in atto. Grazie al potere trasformante che le Specie Eucaristiche sono in grado di produrre nei corpi, nell’anima e nella vita di relazione di ciascun fedele comunicato, l’umanità intera viene progressivamente e giornalmente introdotta all’ottavo giorno della creazione, che sarà senza più tramonto. Il termine “Pienezza dei tempi” si riferisce, in tale ottica, a quel periodo storico che ha avuto inizio dal Concepimento Verginale di Gesù nel Grembo Immacolato di Maria e che, assumendo in Sé tutta la creazione, ha dato avvio, con la Sua Nascita, Crescita, Morte e Resurrezione, ad una Nuova Era. La cosiddetta “Fine del mondo” è un processo tuttora in corso, che ha avuto inizio il Giovedì Santo con l’istituzione dell’Eucarestia e porterà alla fine del vecchio mondo aprendo la Porta, con il Parto Celeste, alla Vita Eterna. Dall’Annunciazione a Nazareth alla Domenica di Resurrezione a Gerusalemme, la dimensione del tempo e dello spazio si è arricchita di questa “Pienezza” in previsione della suddetta “Fine”, fondate entrambe nella ri-Presentazione e ri-Attualizzazione del Sacrificio Espiatorio celebrato sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo. L’espressione “Fine dei tempi” è da intendersi pertanto quale termine ultimo dell’attuale logica del mondo fondata sull’inganno satanico, sulla debolezza umana della carne dell’uomo e sulla tendenza a peccare a motivo della concupiscenza umana. Nella Ri-Creazione di Cristo esordisce la Nuova Vita incentrata tutta nel Suo Corpo e Sangue che hanno ridonato all’umanità la sua originaria libertà, in una rinnovata e illuminata capacità di discernimento e visione delle cose. Tale passaggio escatologico potrà realizzarsi in pienezza soltanto nel silenzio, nell’ascolto e nella partecipazione attiva alla Celebrazione Eucaristica di pochi fedeli per rendersi manifesto allorquando, per la maggior parte dei partecipanti al Banchetto Eucaristico le “Primizie” offerte sull’Altare saranno diventate per i loro orecchi, cuori e occhi, nonché al loro tatto e palato, delle ultimizie o tardizie che hanno perso ogni sapore e sostanza. Il progressivo e inesorabile infiacchimento dei Contenuti Essenziali presenti nella Santa Messa, unitamente alla scarsa partecipazione e coerenza alla Vita Sacramentale, segneranno lo spartiacque che dividerà i vecchi dai nuovi tempi. In quei giorni lo Sposo delle nozze di Cana nella Persona di Gesù Sacramentato, o meglio alla Presenza di Colui che ha dato Vita e continuerà a dare Nuova Vita alle sei giare della creazione in piena armonia con la Volontà del Padre, offrirà al maestro di tavola, nella persona del Celebrante, il Vino migliore dal gusto e dalla fragranza eccelsi e dalla potente funzione connettiva perché il solo in grado di riportare al Cuore di Dio tutti i cuori degli uomini. Tale bevanda s’è rivestita improvvisamente di un pregio e di una ricchezza inauditi quale profezia del Mistero di Salvezza che è in essa racchiuso e non certo per il cambiamento delle sue caratteristiche organolettiche. In essa è prefigurata la Transustanziazione del Sangue Espiatorio di Cristo che umiliato, bistrattato, sputato e crocefisso, dona ai commensali in ricerca di piaceri sensibili perché stanchi e sfiduciati dal Sacro, come gli operai dell’ultima ora della Parabola Evangelica. Quando le tardizie avranno riconquistato il ruolo di Primizie nell’Offertorio, a iniziare dall’orecchio, dal cuore, dagli occhi, dalla mente dei Sacerdoti e dei fedeli e saranno giunte nell’anima, nelle parole, nelle mani, nel cammino e nelle azioni quotidiane della vita senza più alcuna dicotomia, allora saranno proprio loro a trasformare il mondo traghettando, ad ogni Celebrazione Eucaristica, miriadi e miriadi di anime di fratelli e sorelle in Cielo e sulla Terra nel passaggio escatologico dal settimo all’ottavo giorno della creazione. Sarà in quell’istante che il vecchio Nicodemo realizzerà il significato della ri-Nascita di ogni uomo dall’alto, per quando possa essere carico di anni, e lo vedrà entrare sacramentalmente per la seconda volta in un Grembo, quello della Madre Celeste, che a tempo debito lo partorirà al Cielo. Chi è dunque il maestro di tavola se non colui che vigila attentamente sull’andamento della Festa di nozze, senza tralasciare alcun particolare? Chi è costui se non colui che pur rimanendo nell’anonimato, giungerà a dare persino indicazioni importanti affinché il Banchetto Eucaristico proceda secondo i disegni divini e non umani? Egli è la figura emblematica dei tanti Santi Dottori della Chiesa che in ogni epoca della storia hanno dato prova della loro profonda amicizia con lo Sposo della Chiesa, Gesù che con la Madre della Chiesa, Maria Santissima. Ella è Colei che rivolgendosi ai servi dice: “Fate quello che vi dirà”. I Celebranti in qualità di servi e i Santi Dottori della Chiesa, al servizio dei Celebranti, unitamente ai fedeli Comunicati potranno finalmente congratularsi per la qualità eccelsa di quel Vino transustanziato che la Chiesa-Sposa calicizzata e patenizzata continua a ricevere, su comando di Cristo nella Volontà del Padre per la Potenza dello Spirito Santo. I Santi Dottori della Chiesa sono le sentinelle dell’aurora perché hanno creduto contro ogni logica del pensiero corrente e hanno saputo vegliare e sorvegliare con somma cura ed eccelso amore ogni cosa all’interno del Tempio, a imitazione di Gesù. «Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània» (Mc 11,11).
Durante i riti di offertorio, in concomitanza con la presentazione dei doni dell’Altare, si conservava l’abitudine di raccogliere in un cestino le offerte in denaro che saranno destinate alle necessità della parrocchia, dei poveri e dei più bisognosi. Tale raccolta viene fatta oggi, subito dopo i riti di Comunione e a raccolta ultimata il cestino viene posto ai piedi dell’Altare, quale espressione comunitaria di ciò che ciascun fedele ha deliberatamente versato per le necessità dei fratelli e sorelle. Si tratta di un’usanza molto antica le cui modalità, pur cambiando nel tempo, hanno tuttavia mantenuto vivo il preziosissimo legame tra il piano alto dell’Altare e il piano basso che lo sorregge, prolungandosi nel pavimento dell’edificio ecclesiale sino a uscire  fuori dalle sue mura. Tale offerta, conosciuta con il nome di “Questua o Colletta” non va confusa con la Preghiera di apertura, indicata anch’essa con il termine di Colletta ma che, come è stato detto, sottintende un altro genere di raccolta posta all’inizio della Celebrazione.
Riprendendo i riti di Offertorio, ciò che si porta sull’Altare sono i doni del pane, dell’acqua e del vino, dopodiché il Sacerdote pronuncia le stesse Parole e compie i medesimi gesti che Gesù eseguì nell’ultima cena.
Per potere entrare nei dettagli è suggestivo notare come San Giovanni che è l’unico tra gli apostoli ad avere assistito personalmente alla Crocifissione, nonché alle fasi precedenti e successive, dedichi all’Eucarestia ben cinque dei ventuno capitoli del suo Vangelo. Più precisamente, l’Apostolo del Cuore affronta tale argomento dal capitolo tredicesimo al capitolo diciassettesimo, facendo ricorso a categorie linguistiche totalmente differenti da quelle utilizzate dai tre Sinottici. Difatti, le argomentazioni e i segni di cui si avvale per estrinsecare il Mistero Eucaristico sono del tutto originali quali: la lavanda dei piedi; la predizione del tradimento di Giuda; la predizione del rinnegamento di Pietro; la Fede e i suoi effetti; il rapporto di Gesù con il Padre; la Vite e i tralci; l’amore degli uomini bisognoso di essere conformato all’Amore Trinitario; l’Odio del mondo; la necessità della testimonianza; il tema del Paraclito; la seconda Venuta di Gesù; la Preghiera per la Sua glorificazione e infine: la Preghiera per i discepoli e per la Chiesa. Questi contenuti non sembrerebbero avere, di primo acchito, una reale attinenza con la Consacrazione delle Specie Eucaristiche sebbene, allorquando li si esamini in profondità, costituiscano di fatto un preziosissimo e dettagliato materiale informativo assolutamente pertinente ed estremamente chiarificatore sul tema.

PRESENTAZIONE DEL PANE E DEL VINO
Prima di procedere ad un’analisi particolareggiata circa la presentazione dei doni offerti sull’Altare, ci soffermeremo su un cerimoniale antico e solenne conosciuto come: Lavabo. Esso consiste nel lavare le quattro dita di entrambe le mani e, più precisamente l’indice e il pollice che toccheranno direttamente le Sacre Specie subito dopo la Consacrazione. Quattro dita alle quali l’arte sacra iconografica, pittorica e statuaria, ha dato nei secoli un particolare rilievo e che serviranno al Celebrante per elevare e adagiare l’Ostia, unitamente al Calice, intervenendo direttamente nella Frazione dell’Ostia e nella distribuzione delle Particole Consacrate. Il Celebrante durante il lavabo rinnova l’atto penitenziale del Rito d’ingresso che, in tale contesto sacrificale, assume il significato di un secondo atto penitenziale e di purificazione ancora più intensi del precedente. Sui quattro polpastrelli della faccia anteriore dell’ultima falange dell’indice e del pollice di entrambe le mani vi sono difatti particolari strutture cutanee, presenti pure negli altri polpastrelli delle dita, caratterizzate da rilievi paragonabili a creste alternati a depressioni simili a solchi, chiamati dermatoglifi. A motivo della loro immutabilità nel corso della vita, tali strutture cutanee permettono di identificare la singola persona a motivo della loro tipizzazione individuale, essendo unici e non uguagliabili o sovrapponibili da individuo a individuo. Il Celebrante, nell’asciugare le quattro dita inumidite delle mani appone, per mezzo delle acque, la propria firma sul manutergio e, così come Gesù scriveva sulla sabbia, vi lascia le sue impronte digitali quale sigillo di fedeltà nei riguardi della solenne Transustanziazione che sta per avere luogo. I dermatoglifi di cui s’è detto sono peraltro presenti sia sui polpastrelli come anche sul palmo delle mani e sui polpastrelli e sulla pianta dei piedi. Nel Vangelo di Giovanni Gesù compie il gesto della lavanda dei piedi anche quale segno della Sua costante protezione nei riguardi del cammino e delle azioni di ogni Suo Ministro Ordinato, le cui impronte digitali, palmari e plantari conosce alla perfezione per essere stato Lui a crearle in unione al Padre e allo Spirito Santo. Nell’asciugare i piedi, Gesù utilizza l’asciugamano col quale si era cinto al girovita a sottolineare l’Amore viscerale, fraterno, paterno, materno e filiale che Dio dall’Eternità nutre per ciascuno dei Suoi Ministri. Nella Consacrazione il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Il termine Corpo, tradotto in italiano con carne, in ebraico bâśâr= בּשׂר e in greco sarx= σάρξ, assume un significato teologico molto particolare. Il Corpo di Cristo, in senso estensivo rappresenta la Sua Corporeità compiuta, costituita da tutte le cellule uomo indifferenziate e differenziate di tutti i tempi e dunque delle persone che vivono oggi con la loro carne e anima, dei defunti privati della carne ma non dell’anima e dei venienti di domani. Ciascun uomo, in quanto Sua cellula, è Carne del Suo Corpo e scelto in Tale Corpo prima della Creazione del mondo, come affermato dall’Apostolo Paolo al primo capitolo della lettera agli Efesini (Ef 1,4). Il termine Carne indica nei tre casi suddetti la corporeità che ciascun uomo assume dallo stadio di zigote fino all’ultima mitosi e meiosi che compirà nella sua esistenza terrena. Il medesimo termine non rimanda al tessuto muscolare, che è uno dei quattro tessuti fondamentali dell’organismo congiuntamente ai tessuti epiteliale, connettivo e nervoso ma alla fisicità in divenire dell’uomo dal concepimento in poi. Nell’Offertorio, in relazione al Pane, il Sacerdote benedice Dio Padre per averlo ricevuto dalla Sua bontà quale frutto della terra e del lavoro dell’uomo e Glielo presenta perché diventi Cibo di Vita eterna. In questa prima parte v’è il rimando alla Creazione dal nulla, dal primo giorno al sesto giorno che ha dato alla luce l’umanità zigotica maschile e femminile. L’umanità zigotica si è formata ed è germogliata quale Frutto Speciale che la Terra ha partorito al sesto giorno avendolo in gestazione sin dal primo. Una volta infusa l’anima ha inizio il lavoro dell’uomo, quale amministratore della crescita fisica e spirituale della sua persona. La benedizione continua con la presentazione del Vino, cui viene aggiunto un po’ d’Acqua ed è rivolta a Dio per averli ricevuti entrambi dalla Sua bontà, quale frutto della Vite e del lavoro dell’uomo perché diventino Bevanda di salvezza. In questa seconda parte v’è il passaggio dall’uomo acqua all’uomo sangue, dallo zigote alla blastocisti, dal momento della fecondazione e simultanea infusione dell’anima nell’embrione alla formazione delle prime cellule ematiche che, una volta canalizzate, inizieranno a scorrere all’interno dell’organismo e al di fuori di esso mediante la placentazione. Il frutto della Vite rimanda altresì al Sacrificio Espiatorio di Cristo, Vera Vite, e alla Sua Salvezza operata a Cuore fermo e Sangue stratificato con Maria ai piedi della Croce. Il Pane va pertanto messo in relazione sia con la Terra fisica a partire dal grano, che con la terra corporea dell’uomo, a partire dallo zigote umano che da essa è stato tratto e modellato dallo Spirito Santo, quest’ultimo in dialogo con le anime, gli angeli e tutti i santi. Il Vino e l’Acqua, trattati come un’unica Bevanda, rimandano anch’essi alla Vite vinaria piantata nella Terra fisica e alla Vite miocardica interrata nel mediastino che nel suo albero vascolare riconosce i suoi tralci. La presentazione del Pane viene prima dell’offerta del Vino dal momento che, l’alimento solido rimanda alla creazione della persona umana da una singola cellula mentre l’Acqua, unita al Vino, richiama gli stadi successivi del suo sviluppo filo e ontogenetico, fino al Sacrificio Espiatorio del Dio Incarnato e al Fiume d’Acqua Viva che ne sgorga dal Suo Costato.
In questa fase dell’Offertorio si svolgono dunque gli atti della presentazione delle Offerte, ciascuno preceduto dalla specifica Benedizione rivolta dal Sacerdote al Dio Uno e Trino.
Riesaminando le Parole pronunciate da Gesù nell’ultima Cena, il termine “Terra” da Lui utilizzato rimanda dunque primariamente al conseguimento dello stadio “monocellulare stabile” che l’uomo raggiunse a un determinato momento del suo divenire fisico. Il medesimo termine rimanda altresì al “Pianeta” e, in particolare, a quella parte di crosta terrestre emersa dalle acque che si riempì di vita e di materia organica e inorganica, nelle sue varie forme, fino ad essere coltivata dalle mani di un uomo orami in grado di pro-creare. Solo quando si formò all’interno della prima cellula uomo il primo nucleo cellulare provvisto di un corredo cromosomico definitivo e tipico della specie, fu possibile passare da questa prima fase della creazione dal nulla agli ulteriori stadi di sviluppo filo e ontogenetico per giungere fino ai nostri giorni. La Vite Vinifera, trasformata nel sistema Cardiocircolatorio, diverrà sul Golgota lo strumento di elezione dell’Intera Opera di Redenzione e Salvezza realizzata a Cuore fermo e a Respiro ultimato.
Prima dell’insorgenza del peccato originale non vi erano sulla Terra né sofferenza, né malattia, né ombra di morte. Non esistevano le anomalie cromosomiche, né di numero né di struttura e non vi era la presenza di alcuna malattia congenita o acquisita. Quando spuntò la Vite Vinifera essa divenne, nel contesto filogenetico ed ontogenetico di crescita corporea dell’uomo, l’espressione metaforica dello sviluppo embriologico e della successiva formazione definitiva dell’apparato cardio-circolatorio. Tale apparato, potenziandosi sempre più, si sarebbe esteso a dismisura fino a bagnare, irrorare, nutrire e dissetare da dentro l’intero organismo che, inizialmente, era stato alimentato dall’esterno, per diffusione.
La descrizione sotto un profilo squisitamente botanico dei vari organi della Vite Vinifera enumera in modo molto succinto: una radice; il tronco principale, anche detto fusto o ceppo; le branche o cordoni permanenti e infine i tralci, corredati da complessi gemmari, foglie, fiori, grappoli e viticci di sostegno. Gesù fa riferimento nei quattro Vangeli al tronco, spiegandone l’intimo ed eterno legame che Lo connette a ciascun uomo, considerato Suo tralcio unico e irripetibile. Per definire la relazione che lega il Creatore alla Sua creatura, il Dio incarnato fa dunque ricorso alla Vite Vinifera germogliata dalla Terra Mariana e ai suoi Tralci. Pertanto, ciascun uomo, pur concepito individualmente secondo un legame ereditario specifico che lo incatena al tronco della propria storia e, sebbene sia cresciuto nella terra uterina di una madre biologica e dunque connesso geneticamente ad una specifica discendenza, una volta concepito rappresenta sul piano sovrannaturale, sempre e comunque, un Tralcio del Ceppo di Cristo. È questa la condizione che permette a ciascun uomo di potere acquisire “Sacramentalmente”, mediante il Battesimo, la Fratellanza di Gesù divenendo per Suo tramite un Figlio adottivo di Dio Padre nella Potenza dello Spirito Santo, quale Carne preziosissima della Sua divina Corporeità. Per tali ragioni il Battezzato assume una rinnovata umanità “divinizzata” che, in senso botanico, lo “trapianta” letteralmente nella Terra Mariana del Grembo Universale di Maria Santissima. Il Battezzato viene immerso nelle stesse Acque di Morte che sgorgarono dal Costato trafitto di Cristo. Acque che sconfissero il peccato, che furono accolte da Maria ai piedi della Croce una prima volta dalla trafittura, una seconda volta con la prima deposizione e una terza nella seconda deposizione. È in virtù della ri-Presentazione di tali dinamiche che ciascun battezzato viene reso capace di ricevere il dono supremo della “Figliolanza Regale Divina”, ancor prima del dono della Fede e unitamente ai doni del “Sacerdozio comune” e del “Profetismo”. Dal momento che Gesù è il solo Tronco Vinifero che il Padre Celeste ha inviato nella Terra Mariana, con tutti gli uomini creati e procreati quali Suoi Tralci, è di vitale importanza non staccarsi mai da tale umana e divina connessione per non venire tagliati e separati dalle mani del maligno dal Ceppo della Vera Vita. Il senso di ogni vita è tutto condensato nel portare frutto in abbondanza mediante i grappoli che dal proprio tralcio hanno annualmente origine, in conformità al proprio stato di vita. Separati da Gesù e sradicati dalla Terra Mariana si diventa sarmenti, utili soltanto a essere gettati nel fuoco della confusione, della disperazione, della separazione, della discordia, della solitudine e della ribellione, per bruciare impietosamente senza alcun senso né un perché. È questa la sorte scelta da quegli uomini che deliberatamente hanno voluto perdere la connessione vitale e vivificante con il Cuore di Cristo. Tali fratelli e sorelle, nonostante sia stata data loro la piena avvertenza, con il loro deliberato consenso al peccato mortale perseverano nel rendere le loro persone da splendidi tralci pieni di vita in miseri sarmenti destinati alla morte. Una tale scelta esistenziale di vita fa sì che l’intelletto, la memoria, l’affettività, le passioni, i sentimenti e le intenzioni siano consegnati a fastelli al maligno, il grande piromane per eccellenza, padre della menzogna e omicida sin dal principio, noto anche con i titoli di serpente, satana, separatore, accusatore, lucifero, drago e falso profeta. La Sapienza Divina, che non priva mai dei doni che ha elargito ai Suoi figli, ha permesso al maligno, Suo figlio degenere, di continuare a beneficare dell’intelletto superiore che gli fu conferito all’atto della sua genesi, unitamente ad una straordinaria abilità operativa. Nonostante la Sapienza Divina ricevette il tradimento in risposta, continua a permettergli di tentare l’uomo a patto di non violarne mai il bene più alto che è il libero arbitrio. Il padre della menzogna ha ottenuto da Dio la permissione di ottenebrare gli intelletti degli uomini fino a giungere a “Scristianizzare” l’umanità intensificandone la concupiscenza, intorpidendone gli affetti e confondendone la memoria. Il punto di forza per uscire da questa condizione disastrata è riscoprire l’Eucarestia quale fonte e apice della Redenzione e della Salvezza nella vita di ogni uomo. Dio Padre ha infinita fiducia in ogni uomo, che considera Suo figlio nell’Unigenito, da permettere gli attacchi del maligno nei suoi confronti in quanto in grado di sventarne qualsiasi complotto e Glorificare il Suo Nome in Terra e nei Cieli. L’Amore Divino Paterno diviene però “Morboso”, “Protettivo” e addirittura “Geloso” nei riguardi dei figli più piccoli e indifesi, in particolare verso gli zigoti. La Sua “Vicinanza” a favore di questi figli che popolano le “Periferie esistenziali” del Corpo Mistico è massima, estendendosi agli embrioni, ai feti di chi  deve ancora venire alla luce, unitamente alla condizione esistenziale delle categorie fragili e indifese di chi è già nato. Vi sono poi le schiere invisibili dei figli del Padre Celeste, caratterizzate dai puri spiriti conosciuti anche con il nome di angeli ciascuno facente capo ad un ben determinato coro angelico, similmente a quanto accade per la differenziazione dei tessuti corporei. Gli angeli sono i “Fratelli maggiori” degli uomini. Da sempre l’Amore Trinitario di Dio manifesta la Sua infinita grandezza fondandola sulle piccole cose e realizzando per loro tramite le grandi.
La Spiga di grano che la Terra Mariana ha generato a partire dal Chicco di Frumento dell’Unigenito, concepito di Spirito Santo, ha dato origine ad un campo di grano tripartito che è il corpo di ogni uomo. La Vite Vinifera il cui succo è “sgorgato” dal Corpo trafitto di Cristo nell’effusione ematica del Suo Cuore spezzato, ha dato origine ad un immenso Vigneto umano, Redento, Salvato e reso capace di sfuggire dalle grinfie del maligno per portare Redenzione e Salvezza agli altri Tralci. Di grande supporto a tale proposito risulta l’enigma e la parabola proposti agli Israeliti da Ezechiele, al capitolo diciassettesimo dell’omonimo libro. Il profeta, dinanzi ai fratelli deportati a Babilonia, ricorre in questo inciso letterario a delle immagini insolite di due aquile, due cedri, un monte alto e ad un’unica pianta di vite. Le due aquile sono figurazione del bene e del male; le cime dei due cedri sono i frutti dell’uno e dell’altro; la Vite piantata nel campo di seme è l’umanità connessa a Cristo e piantata nella Terra Mariana con il Battesimo; mentre il monte alto d’Israele, luogo dove il Signore Dio pianterà la cima del cedro, quale frutto del Sommo Bene, diviene figurazione dell’Unigenito Crocefisso sul monte del Cranio, quest’ultimo quale luogo paradigmatico di convergenza delle intenzionalità perverse degli uomini. L’offerta del Pane, se da un lato rimanda all’uomo plasmato dal fango della Terra, dall’altro apre all’Incarnazione che, dopo avere ricapitolato l’intero creato nel Corpo Mistico di Cristo, fa sì che il Chicco di grano cada dalla Croce piantata sul Golgota nella Terra Mariana sottostante. Come l’Incarnazione del Verbo prese avvio a Nazareth e la Sua Nascita ebbe luogo a Betlemme, così la gestazione del Corpo Mistico ebbe inizio sul Golgota e vide la Sua Nascita nel Sepolcro vuoto, poco distante. Il fango della Terra prevede una maternità di natura minerale, il fango del Battesimo vede all’opera una Maternità biologica e altamente spirituale con Maria, “Madre di Dio Figlio” che ai piedi della Croce offre il Suo “Grembo Universale a Dio Padre” per divenire “Madre di tutti i viventi” e Sposa dello Spirito Santo. V’è dunque in questa fase del Rito d’offertorio un implicito riferimento alla Spiga di grano che nel Chicco morto dell’Unigenito, riconcepisce, rigenera e ricapitola tutti i chicchi di grano dei defunti di ieri di oggi e di domani in un solo Pane Eucaristico Azimo Spezzato. Il ruolo generante della Madre è preminente in questa parte della Celebrazione, detta Sacrificale, perché il Chicco di grano divino e umano che è morto cadendo nella Terra materna impietrita dal dolore, mediante l’effusione del Sangue e con la prima e seconda Deposizione, ha dato vita con la Sua Resurrezione a tutti i chicchi azimi morti e sepolti dell’umanità da Lui assunta, facendoli aderire al Grande Progetto Divino della Salvezza Universale in un solo Pane. Questa la sintesi del Sacrificio Espiatorio pagato dalla Persona di Cristo per il riscatto del peccato di ogni singolo uomo, Redento sin dalla condizione zigotica azima della sua persona e fatto entrare in Gestazione spirituale nel Grembo Magnificato di Maria, Sua e Nostra Madre e Porta del cielo.
Tale Sacrificio ha avuto bisogno per la Sua realizzazione: 1) del legno della Croce che, sotto le sembianze della cima del cedro, diviene figurazione dell’Altare Eucaristico dove viene ri-Presentata e ri-Attualizzata ad ogni Celebrazione l’Immolazione di Cristo; 2) del Grembo straziato e Immacolato di Sua Madre, Calice e Patene dello Stravaso ematico e della prima e seconda Deposizione ed infine; 3) del Sepolcro nuovo, prima tenuto chiuso quale dimora provvisoria della discesa agli inferi e poi definitivamente aperto, quale trampolino glorioso della Resurrezione Domenicale. Il Pane Consacrato e Transustanziato nel Corpo di Cristo potrà ora essere distribuito e mangiato quale Cibo di Vita Eterna, dal momento che ad ogni Eucarestia v’è il Rendimento di Grazie per quanto si riceve e che prontamente deve essere comunicato al prossimo, realizzando in sequenza i tre passaggi suddetti. La Resurrezione, la cui forza dirompente sposta per mano angelica la grande pietra del Sepolcro, lasciandolo aperto e vuoto, permette al Pane della Vita di compiere l’ultima tappa del Suo lungo percorso creaturale, filogenetico e ontogenetico che, dalla prima cellula uomo plasmata dalla Terra lo vedrà trionfare sull’ultima cellula uomo Redenta e Salvata. Attraverso il rito della Comunione Sacramentale il Fedele Comunicato è chiamato dunque ad attingere in pienezza dalle Grazie divine in modo che, mangiando il Pane della Vita e bevendo il Vino della Salvezza, nutrito egli stesso, potrà nutrire i fratelli vicini e lontani di ogni età, luogo, razza ed epoca che ad ogni Eucarestia gli verranno consegnati.
In riferimento all’Acqua è bene sottolineare come essa sia presente in piccole percentuali nel Pane Azimo mentre costituisce la componente principale del Vino. Approfondendo il significato delle Parole che Gesù pronuncia nell’ultima Cena si evince come Egli abbia voluto ricondurre al Padre Celeste tutti gli uomini che indistintamente e sin dall’Eternità considera Suoi fratelli e cellule del Suo Corpo Mistico. La Salvezza operata da Gesù è difatti Universale, estendendosi con le sue ali d’aquila dalle fasi iniziali del divenire corporeo e spirituale dell’uomo fino ai confini estremi della sua anima nei Cieli. L’Universalità di tale Salvezza è preesistente alla Creazione stessa, in quanto è insita nell’Amore Infinito intra-Trinitario di Dio che travalica ogni limite di tempo e spazio e gli stessi confini della morte.
Il corpo umano, all’inizio della sua parentesi terrena, nel passare dalla condizione esistenziale monocellulare di zigote allo stadio pluricellulare di blastula, risulta totalmente privo di vasi sanguigni e di cellule ematiche proprie. La sua struttura è del tutto assimilabile al Pane Azimo che si prepara con farina e acqua, senza aggiunta di lievito. Tale condizione esistenziale lo rende ancora assimilabile a quel “Qualcosa di granuloso e minuto”, fine come la brina e ricoperto da un sottile strato di rugiada che, nel deserto, in prossimità del monte Sinai, il Glorioso Popolo d’Israele ricevette da Dio sotto il nome di manna. Dalla fase di gastrulazione in poi, il corpo dell’uomo vede germinare progressivamente, dal suo interno, un piccolissimo Tralcio cardiovascolare volto ad estendersi fino agli estremi confini della terra corporea ed, esternamente, l’organo placentare volto a sviluppare l’impianto intra-parietale di ancoraggio all’utero. Con lo scorrere del tempo quel minuscolo Tralcio sarà in grado di saturare l’organismo in rapida crescita, grazie all’enorme rete di vasi capillari, arteriosi, linfatici e venosi che l’accompagneranno per l’intera sua esistenza, bagnando direttamente o indirettamente ogni singola cellula, struttura anatomica, organo, apparato e distretto del corpo. Analogamente, l’abbozzo placentare assumerà le funzioni di un vero e proprio Altare Vivente, capace di ridurre al minimo la distanza tra sangue materno e fetale tramite i villi coriali, impegnandosi nelle sue funzioni di scambio metabolico, di filtro, di produzione di ormoni e di fonte di nuove cellule staminali.
Alla luce delle conoscenze odierne circa l’angiogenesi e la vasculogenesi embrio-fetali umane, diventano illuminanti i collegamenti con il racconto biblico della prima piaga d’Egitto che vide le acque del fiume Nilo trasformarsi in sangue, e con gli episodi Evangelici delle nozze di Cana e della sudorazione di Sangue, o ematoidrosi, di Gesù nel Getsemani. Tre contesti differenti che rimandano al passaggio dall’uomo Acqua all’uomo Sangue, legati da un’invisibile Catena di Rosario che dagli Azimi dell’Incarnazione connette ciascuna vita umana, di grano in grano, agli Azimi dell’Espiazione nella pienezza della Redenzione. Nell’episodio di Cana di Galilea, associato da san Giovanni al primo miracolo o primo segno compiuto dal Maestro, Gesù, sollecitato da Sua Madre che chiama “Donna”, aveva trasformato in Vino pregiatissimo l’intero contenuto Acquifero delle sei giare adibite ai riti di purificazione degli ebrei. Gesù chiama Sua Madre con il medesimo nome di Donna dall’alto della Croce, in presenza dello stesso Evangelista che è il solo a narrare l’episodio di Cana. Le sei giare sono simbolo dei sei giorni della Creazione durante i quali ogni cosa viene fatta in progressione su comando divino di Gesù, nella potenza dello Spirito Santo. L’Acqua è il segno dell’umanità delle origini, mentre le giare per i riti di purificazione prefigurano l’imprescindibilità del confessionale nella vita di ciascun uomo. Tali Acque, accuratamente versate dai servi nelle singole giare, contenenti ciascuna al suo interno due o tre barili, sottolineano il lavoro meticoloso degli angeli di Dio nell’Opera della Creazione. I due o tre barili rimandano ai tabernacoli anatomici del corpo umano: capo, torace e addome dei quali gli ultimi due possono essere intesi come un unico tabernacolo toraco-addominale. L’uomo dell’ultima giara o del sesto giorno della Creazione è in diretta successione mitotica e meiotica e, dunque, in continuità filogenetica e ontogenetica con i suoi simili e fratelli d’Acqua e di Sangue della prima giara e dunque con l’intera creazione dal Principio alla Fine. L’uomo del primo giorno, all’alba primordiale della sua esistenza monocellulare e l’uomo del sesto giorno, crepuscolare e oramai in grado di procreare e visibilmente ricco del suo patrimonio pluricellulare compiuto, rivestono entrambi, al cospetto di Dio Padre, il medesimo valore e la stessa consistenza dell’Azimo zigotico Redento e Salvato dal Suo Unigenito. Il Vino pregiatissimo con il quale Cristo trasformerà l’intero volume di Acqua presente nelle sei giare senza prediligerne alcuna, profetizza lo stravaso ematico del Suo Sangue Salvifico dall’alto della Croce per la Salvezza universale dell’intera umanità. La trasformazione dell’acqua in Vino pregiato, di qualità addirittura superiore a quella bevuta fino ad allora dai commensali, prefigura infine la Trafittura toracica del Golgota che si ri-Attualizza e si ri-Presenta in modo incruento sugli Altari eucaristici di tutto il mondo ad ogni Celebrazione. L’episodio delle nozze di Cana offre una sintesi mirabile della Creazione e il suo compimento nel Figlio di Dio fatto uomo, che traghetterà nella Sua Corporeità l’umanità dal settimo all’ottavo giorno della creazione senza più morte, santificandola e divinizzandola interamente. Il Venerdì Santo Dio muore per aprire e spalancare la porta del Paradiso a chi crede in Lui. Il Sabato Santo Dio Redime e Salva tutte le Sue creature in attesa di essere Salvate prelevandole dagli inferi, dove scende avvolto dal Manto della Madre quale Vittima Immolata con il Suo Corpo morto e incorrotto. La Santa Domenica risuscita e, nella Sua Corporeità Gloriosa, risuscita tutto ciò che era irreversibilmente morto e decomposto.
Il Sabato Santo, “lo Shabat (שבת)” è il giorno del Silenzio di Dio che precede la Domenica di Resurrezione. È il giorno dedicato al riposo dell’uomo, perché ciascuna persona possa contemplare il Sepolcro Nuovo scavato nel suo cuore di pietra e trovarvi il Corpo esanime del Figlio di Dio da Comunicare agli altri. È il giorno dell’abbandono, da parte del Padre Celeste e dello Spirito Santo, del Verbo Incarnato alla Morte sebbene la Morte della Seconda Persona della Santissima Trinità è priva di qualsiasi processo di disfacimento e totalmente scevra da qualsivoglia fenomeno di autolisi o putrefazione. Purtuttavia si tratta di un reale abbandono del Dio della Vita alla Morte che ha fatto seguito al Peccato dell’umanità. Durante le 40 ore di Morte reale v’è dunque il silenzio abissale di Dio, nel quale si racchiude tutta la sacralità del Sabato Santo che, come un’enorme rete, ridesterà le anime prigioniere degli inferi ridonando loro la Vita Eterna. È il Manto della Madonna, emblema dell’Infinito Amore Incondizionato che Lei nutre per ciascun figlio, l’unica realtà fisica che abbia potuto raggiungere con il Figlio avvolto al Suo interno gli abissi insondabili del tramonto dell’esistenza, quale anticipo dell’Alba di Resurrezione. In questo giorno memorabile, che sin dall’Antico Testamento prefigura la vigilia della Pasqua, l’anima di ogni Fedele del Popolo Ebraico era invitata con la propria corporeità a smettere di compiere qualsiasi azione, cessando da qualsiasi lavoro che Dio, creando, gli aveva affidato. La presente lettura non intende togliere né modificare nulla in relazione alla ricca tradizione rabbinica tramandata nei secoli, intende semplicemente sottolineare l’Incommensurabile Verità di Cristo-Dio, Morto e Deposto nel Sepolcro nuovo di Giuseppe di Arimatea membro illustre del Sinedrio, che Risuscita nel cuore di ogni uomo.
Quando si attacca o si demolisce materialmente una Chiesa abbattendone il suo Altare principale e i suoi Altari secondari, distruggendone il Tabernacolo e disperdendone le Ostie consacrate è il maligno che manifesta primariamente, attraverso la mano dell’uomo reso sordo e cieco, l’Odio viscerale e dissacrante che nutre verso Dio, il creato e tute le sue creature. È lui il committente e il mandante che, con l’inganno, fa dell’uomo debole e zelante un suo sicario fedele. In tali atti si rivela tutta la furia omicida del Male che accecato dalla fiamma perpetua dell’Odio rivela la sua lontananza abissale, definitiva e irrevocabile da Dio. La morte dell’attentatore, unitamente alle morti dei fedeli e al dolore delle famiglie, dei cari e della Chiesa Universale costituiscono per lo spirito diabolico agonizzante, consapevole della sua imminente sconfitta, un ignobile e transitorio refrigerio dalle fiamme inestinguibili che lo consumeranno per l’Eternità. Non si intende con tali riflessioni deresponsabilizzare gli artefici materiali di queste azioni disumane e sacrileghe, i cui cuori si sono talmente pietrificati da scagliarsi contro i propri fratelli e nei riguardi di Dio. 
Ritornando alla scansione Liturgica Sacrificale si evidenzia come il Sacerdote faccia una doppia Offerta cui segue una doppia Consacrazione. La Redenzione e la Salvezza sono state previste da Dio Padre sia per l’uomo-Acqua che per l’uomo-Sangue, vale a dire sia per le persone che vivono la sola parentesi embrionale terrena, dallo stadio di zigote fino e non oltre quello di blastula e sia per le persone che raggiungeranno, a vari livelli di sviluppo, la condizione pluricellulare di sviluppo compiuta intrauterina fetale o extrauterina, che li vedrà nascere, crescere e diventare anziani e carichi di anni. Il rito della doppia Offerta e della doppia Consacrazione conferisce la perfetta aderenza del Sacrificio di Cristo ad ogni singola fase di sviluppo dell’uomo. Il Pane e il Vino che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo hanno in realtà già l’Acqua nei composti biochimici e nei miscugli biologici che li costituiscono. A un certo punto del Rito il Sacerdote versa un po’ di Acqua nel Calice del Vino, quale segno della nostra unione con la Vita Divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana. La valenza Universale della Celebrazione Eucaristica fa sì che essa stenda la sua azione di Grazia all’intero Creato, il cui vertice è rappresentato da Adamo tratto e plasmato dalla terra fisica e da Eva, modellata e plasmata dalla terra biologica del Suo osso costale. Ogni uomo della Terra viene concepito nell’unione del genoma paterno che ha ereditato dal padre con quello materno che ha ereditato dalla madre ed in virtù di tale fusione può essere considerato individualmente maschio e femmina, a prescindere dall’aspetto fenotipico ricevuto e che potrà cambiare. A ciascun uomo viene data Eva in dono da Dio, Ella è prefigura della donna che nella Maternità Universale di Maria Santissima lo accompagnerà per tutta la sua esistenza terrena e celeste. L’uomo potrà realizzare tale Verità soltanto al risveglio della sua anima dormiente con il Sacramento Battesimale. L’Acqua unita al Vino ri-Unisce in Cristo la componente maschile e femminile che erano state separate dal Peccato Originale, reintegrando l’uomo nella sua interezza all’interno del Calice Mariano. Tale fusione resterà salda a partire dagli azimi dell’uni-cellula provvista di sola Acqua per arrivare alla realtà umana pluricellulare compiuta, Redenta e Salvata. Il Pane diviene Cibo di Vita eterna e il Sangue Bevanda di Salvezza di questa Nuova ed Eterna Alleanza. La Consacrazione trasforma il Pane nel Corpo Azimo e Zigotico di Gesù mentre, il Vino e l’Acqua, vengono Transustanziati nel Sangue del Signore non più Stratificato ma ri-Unificato nelle Sue componenti corpuscolata e liquida, quale Patto della Nuova ed Eterna Alleanza. Il Vino, rispetto al Pane, è la Sostanza che si allontana materialmente dal Corpo del Crocefisso a motivo dello stato liquido in cui si trova. L’allontanamento della componente corpuscolata prima e di quella plasmatica a seguire, quale esito della Sedimentazione ematica realizzatasi all’interno del Pericardio trafitto di Cristo, nella Transustanziazione riprende l’originaria composizione che aveva in Vita per ricondurre al Cuore di Dio ogni figlio disperso nel mondo. È in virtù di tale Prodigio che le periferie dell’umanità più lontane da Dio possono, da questo momento in poi, venire raggiunte e bagnate dai rivoli della Salvezza fuoriusciti dal Costato trafitto dell’Unigenito e fare ritorno al Corpo di Cristo cui appartengono. Con la Doppia Offerta del Corpo e del Sangue presentati sull’Altare, il Padre Celeste svela dunque nell’Immolazione del Suo Unigenito per la Potenza dello Spirito Santo, l’Amore Trinitario fuoriuscito da Se stesso per Vivificare l’intero Creato che era morto. La Doppia Consacrazione Sacralizza e Ricapitola l’arco di tempo e di spazio che intercorre tra la Prima Venuta di Gesù a Nazareth e la Sua Seconda Venuta nel Corpo Sacramentato del Fedele Comunicato. Tutto è orami Espiato, Redento, Ricapitolato e Salvato, dal primo Adamo maschio e femmina, tratto dalla Terra rossa, alla Seconda Eva, Maria, confermata “Donna” e “Madre Universale” dall’alto della Croce da Cristo Morente.
Il Dio Uno e Trino ha così manifestato ai tanti figli dispersi sulla Terra e nei Cieli il Suo vertiginoso Amore al fine di lasciare a ciascuna cellula uomo la libertà individuale di riconoscere o disconoscere la sua vera origine e il senso ultimo della sua esistenza terrena. Pur essendo Dio Padre Spirito e Verità, a ogni Celebrazione Eucaristica si rende tangibile nel Suo Unigenito Sacramentato, facendosi vedere, ascoltare, odorare, toccare e gustare con i sensi fisici e spirituali di cui sono dotati i Suoi figli. Gesù Sacramentato è il più sublime evento mai realizzatosi nella Storia. Le riflessioni riguardanti  l’altare, il lavabo, il pane, il vino, l’acqua, la terra, la vite, il calice, la patena, la spiga, gli azimi e quant’altro richiamato, rappresentano la riflessione personale dell’autore che crede nella crescita individuale e collettiva continua di ciascun uomo, che considera fraternamente un “Portatore di Verità e confida nell’approfondimento ininterrotto teologico, scientifico, esegetico, ermeneutico, razionale, intuitivo e intellettuale circa il Mistero relativo alla Vita e alla Morte.

PREGHIERA EUCARISTICA
Costituisce la preghiera centrale della Celebrazione. Nel rito romano è anche detta “Canone romano”, in essa si realizza la transustanziazione del Pane nel Corpo di Cristo e dell’Acqua e del Vino nel Suo Sangue. È la preghiera Trinitaria per eccellenza che il Celebrante rivolge al Padre Celeste invocando lo Spirito Santo per rendere realmente presente sull’Altare e in mezzo all’assemblea Gesù Eucaristia.

Il prefazio è la prima parte di tale preghiera dove il sacerdote rende grazie a Dio per le meraviglie operate e che continua a realizzare nella storia della Salvezza. Lo stile è solenne e in questa prima parte, che può essere recitata o cantata a seconda del tempo liturgico, il Celebrante  invita i fedeli a tenere in alto i loro cuori con l’assemblea che Lo rassicura che sono protesi al Signore. Non è con la sola ragione che il fedele è invitato a partecipare al Sacrificio Espiatorio ma con un rinnovato cuore giovanneo, convertito e totalmente rivolto al Signore, per non fuggire impaurito nelle grandi prove della vita come fecero gli Apostoli dinanzi alla Croce di Cristo oppure, pressato da tante preoccupazioni, allontanarsi con il cuore e la mente dal Mistero dell’Eucarestia che prende Corpo sull’Altare. Tutti, in questo momento solenne, sono invitati a mettere da parte inquietudini e a tralasciare le cose del mondo che usualmente occupano le menti, per poter partecipare individualmente al Sacrificio Supremo che Cristo, Immolandosi, ri-Presenta sull’Altare.
Il Sanctus è la seconda parte della Preghiera eucaristica. Viene cantato o recitato ad alta voce dal Sacerdote, unitamente all’assemblea. Inizia con la lode a Dio e riprende le medesime parole dell’Inno che i Serafini elevarono a Dio che il profeta Isaia, udendolo, riferisce nel descrivere la visione inaugurale del suo ministero profetico nel Tempio di Gerusalemme. Le medesime parole saranno utilizzate dalle quattro Creature dell’Apocalisse, ciascuna provvista di sei ali e costellata di occhi intorno e dentro. In questa orazione si configura al sommo grado l’esultanza della Chiesa Universale e dei Cori Angelici, inneggianti in un unico inno di lode la Santità di Gesù Redentore e Salvatore del mondo. La preghiera prosegue e riprende l’episodio descritto nel Vangelo di Matteo relativo all’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, tra le grida esultanti delle folle. Il Signore fu in tale circostanza osannato, benedetto e proclamato “Figlio di Davide” per essere subito dopo condannato e crocefisso dalla stessa folla. Tali acclamazioni si concludono con la più elevata e solenne dichiarazione di santità e di trascendenza di Gesù che sia stata mai proclamata: «Osanna nel più alto dei cieli». Il Sanctus, con i suddetti passi vetero e neotestamentari costituisce l’Anamnesi, vale a dire l’atto della memoria che riscalda il cuore del fedele di contenuti spirituali profondi e intramontabili.

EPICLESI E CONSACRAZIONE
Poco prima della Consacrazione v’è un momento particolare e solenne chiamato Epiclesi nel quale il sacerdote, agendo in Persona Christi ovvero operando nella Persona di Cristo, invoca Dio Padre affinché mandi lo Spirito Santo a operare la Transustanziazione o Transubstanziazione delle Offerte presentate sull’Altare. L’invocazione allo Spirito Santo e alla Sua divina azione vivificante e trasformante non si limita alle sole Specie Eucaristiche ma è estesa a ciascun fedele e comunicando, affinché sia trasformato e reso idoneo a prendere parte agli inestimabili benefici e servizi che il Sacramento veicola. In questo momento sull’Altare si sta ri-Attualizzando la Crocefissione del Golgota, ri-Presentata e non rappresentata in senso teatrale dal Celebrante, così come essa avvenne duemila anni fa.
La Consacrazione che segue l’Epiclesi è il momento supremo della Messa. Per suo tramite si realizza il prodigioso passaggio del Pane e del Vino nelle Sostanze del Corpo e del Sangue di Cristo Crocefisso che a breve sarà deposto con la Comunione nel corpo del Fedele Sacramentato per la Resurrezione. Tale transito è la sintesi di tutti i passaggi che, a partire dagli elementi chimici fondamentali presenti sulla terra, in virtù dell’Opera dello Spirito Santo e grazie alla fatica e al lavoro dell’uomo, hanno portato alla formazione dell’umanità compiuta di cui Cristo Crocefisso è Fondamento, Tramite, Fine e Culmine. La Transustanziazione ripercorre tutte le singole tappe che, ad iniziare dagli elementi primordiali presenti nelle primizie dell’Offertorio, culminano nella Carne e nel Sangue salvifici di Cristo morto e risorto. Tale mistero ha luogo in qualsiasi condizione ambientale ordinaria e/o straordinaria, ri-Attualizzandosi e rendendosi Presente nelle mani del Celebrante al cospetto del miscuglio di sostanze aeriformi, costituito da gas e vapori, che caratterizzano l’atmosfera nella quale l’umanità vive sulla Terra. L’aria rimanda alla Chiesa Celeste degli Angeli e dei Santi del Paradiso e Purgatorio che partecipa compatta alla Celebrazione. La Transustanziazione, definita incruenta in riferimento alla composizione chimico-fisica delle Sacre Specie che rimangono tali, è in realtà sul piano mistico-spirituale cruenta e conseguenza dell’immane disumanità che l’uomo ha purtroppo testimoniato in ogni tempo. Il prodigioso risultato sarà la reale trasformazione delle Sacre Specie nel Corpo e nel Sangue del Signore Gesù Cristo. In tali umane e celestiali dinamiche è possibile assistere e partecipare, in accordo con le Parole e i Gesti del Celebrate, allo stravaso ematico delle componenti liquida e corpuscolata del Sangue di Cristo che, dal Calice Pericardico innalzato sulla Croce si versa nel Calice Materno sottostante. L’Elevazione delle due Specie Consacrate e la loro Ostensione tra le dita purificate delle mani sacerdotali evidenziano tale intimo dialogo Materno-Filiale, dal Calice delle alture che si svuota al Calice della valle di lacrime che si riempie. In forza delle Parole e delle Azioni che il Sacerdote compie rivolto al Padre Celeste, prende dunque Sostanza Corporea il Sacramento Eucaristico con il Plasma e l’Ematocrito di Cristo che, allontanandosi dal Suo Corpo Inanimato e dal Calice dell’Espiazione, si versano nel Calice della Distribuzione immobile ai piedi cella Croce. La vista, il tatto, il gusto e l’olfatto del fedele riconoscono nel Pane Azzimo Consacrato il tradizionale prodotto alimentare fatto di farina di frumento e acqua e, nel Vino Sacramentato, la bevanda alcolica ottenuta dal frutto della vite. Le Parole della Consacrazione sono quelle che Gesù pronunciò nell’ultima Cena e che il Sacerdote proclama fedelmente genuflettendosi in adorazione, dinanzi alla Sua Divina Maestà. Le Specie appena consacrate vengono innalzate permettendo ai fedeli la medesima Adorazione mediante i sensi dell’anima. Il Sacerdote, rivolto al Padre Celeste con l’Ostia tra le dita, agendo in Persona Christi Proclama le seguenti Parole: «Nella notte in cui fu tradito, Egli prese il Pane, Ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai Suoi discepoli e disse: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il Mio Corpo offerto in sacrificio per voi». Il sacerdote prendendo successivamente tra le Sue mani il Calice del Vino prosegue: «Dopo la cena, allo stesso modo, prese il Calice, Ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai Suoi discepoli e disse: “Prendete e bevetene tutti, questo è il Calice del Mio Sangue, per la nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”». All’elevazione del Calice fa seguito un profondo silenzio, talvolta interrotto dal suono di un campanello e seguito dalla genuflessione del Celebrante e dell’assemblea. Il gesto della genuflessione sottolinea l’intima partecipazione e l’abissale gratitudine dei partecipanti per l’avvenuta Consacrazione, nella Comunione degli Angeli e dei Santi. Gli elementi primordiali della creazione, l’ossigeno, il carbonio e l’idrogeno, in natura così diversamente combinati tra loro, partecipano ancora una volta al Mistero della Transustanziazione del Corpo e del Sangue di Cristo, Signore e Salvatore del mondo.

ANAMNESI E SECONDA EPICLESI
Dopo la Transustanziazione il Sacerdote si rivolge ancora una volta al Padre Celeste perché riunisca nel Suo Unigenito, in Un Solo Corpo e in Un Solo Spirito, la Sua Chiesa. È questa una condizione indispensabile perché possa realizzarsi, nella Potenza dello Spirito Santo, la Seconda Venuta di Gesù. Per ciascun uomo divenire Carne e Cellula del Corpo di Cristo è il primo e l’ultimo passo del cammino di Fede. Così come ogni cellula di un corpo possiede nel suo nucleo l’intera sequenza di DNA, macromolecola depositaria dell’intera informazione genetica di quell’organismo, il fedele sa di possedere l’intero progetto passato, presente e in divenire del Corpo di Cristo, che è la Sua Chiesa Vivente. Sa di doverne specificare, mediante la biosintesi di RNA  e proteine che si traduce nelle azioni compiute e nei comportamenti assunti durante la sua vita, soltanto quella piccolissima ma insostituibile porzione che gli compete e che nessun altro potrà supplire. Tale Seconda Epiclesi, la cui realizzazione è profeticamente Icona della Seconda Venuta di Cristo nella Gloria, presuppone la libera volontà di ciascun uomo a essere trasformato nell’anima e nel corpo in uno strumento fedele e perseverante al totale servizio del Corpo Mistico di Cristo, così come le funzioni di una cellula sana e differenziata lo sono per il corpo al quale appartiene. Allorquando ciascun uomo della Terra e le anime di quanti sono nei Cieli avranno riconosciuto la loro piena appartenenza alla Chiesa Universale, e avranno deciso di mettere le proprie funzioni di mantenimento e di lusso a completa disposizione di Cristo, potrà finalmente realizzarsi in pienezza la Seconda Venuta di Gesù nella Gloria. Il comunicando, assimilato al sale della Terra e al tralcio che connette intimamente il tronco della Vite di Cristo ai fratelli, diviene in tal modo un preziosissimo tramite per la produzione di frutti saporiti e copiosi, materiali e spirituali che si raccoglieranno nei grappoli d’uva della ramificazione cui appartiene. Nel contempo darà gusto, sapore e senso alla Pianta Universale della Vite, promuovendone la conoscenza e contribuendo alla produzione del Buon Vino Salvifico della Nuova ed Eterna Alleanza. Nel Canone romano la Preghiera prosegue e si sofferma sui frutti dell’Eucarestia mentre l’Anamnesi ricorda e menziona le offerte fatte da Abele, Abramo e Melchisedek a Dio e da Dio gradite in prefigurazione dell’Incarnazione del Suo Unigenito e dei Doni che, nella Pienezza dei tempi, sarebbero stati Presentati e Transustanziati sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo. A questo punto il Sacerdote invoca nuovamente lo Spirito Santo perché plasmi, senza mai stancarsi, i fedeli della Terra affinché non si scoraggino mai di comunicare ai loro fratelli il sapore, la custodia, la bellezza e la difesa della Verità di Cristo, che la Chiesa Universale da sempre proclama per la santificazione del mondo. Abele fu il secondogenito di Adamo ed Eva. È il figlio concepito dopo Caino che simboleggia, in modo paradigmatico, quanti continuano a venire concepiti dopo qualcuno che li ha preceduti nel divenire corporeo sulla Terra. Caino è il “Primogenito”, o meglio colui che è stato concepito e comunque è nato per primo, crescendo quale figurazione di quanti continuano nel mondo a venire alla luce in maniera “Naturale e inconscia”, quasi scontata o dovuta, sentendosi e assumendo un atteggiamento da privilegiati che li porta ad anteporre le ragioni dei propri neuroni a quelle del cuore. Caino diverrà un abile coltivatore della terra fisica e di quella corporea, sempre pronto a difendere la sua persona e il suo ingegno unitamente al proprio nome e al casato di provenienza. Vivrà da proprietario terriero e sarà il geloso custode del suo albero genealogico ignorando pressoché in toto il servizio che avrebbe dovuto tributare al Corpo Unico dell’umanità, cui tutte le altre genealogie afferiscono. Pur abitando in mezzo agli altri uomini Caino non sarà mai in grado di poterli considerare suoi veri fratelli e resterà nel profondo della sua intimità sostanzialmente separato dai loro bisogni e dalle loro diverse esigenze biologiche ed esistenziali di vita. In tale condizione di egoistico isolamento, spesso velato sotto l’alone di un’ostentata e frivola vita sociale, Caino offrirà agli idoli della sua religiosità, che chiamerà Dio, i prodotti della terra con il pane della sua felicità e il vino della sua ebrezza. Rimane questa, purtroppo, l’offerta immutata nel tempo che il Caino di oggi e di sempre porge al suo Dio, nella mummificata convinzione di avere ottenuto tutto ciò che possiede esclusivamente dal lavoro delle sue mani e con la fatica e il sudore della sua fronte. Abele rimane ai suoi occhi miopi un incompiuto prodotto della Natura neppure meritevole di ricevere la dignità di Persona. Con il trascorrere del tempo il primo Caino è divenuto un esercito di Caini che, nella “Pienezza dei tempi”, si sono addirittura arrogati il diritto di ridefinire sui piani giuridico e scientifico innanzitutto la fragile condizione di Abele, giungendo a paragonarla ad un semplice “Agglomerato di cellule”. Caino, che è sia maschio che femmina, ignora come al momento del suo trapasso al Cielo sarà giudicato proprio dallo sterminato esercito di Abele i cui soldati e condottieri, fragili nella carne, si riveleranno potentissimi nell’anima e nello Spirito. Non immagina lontanamente come agli occhi di Dio sia proprio Abele ad avere ricevuto il posto d’onore di giudice, non sempre buono verso i fratelli e sempre libero di potersi trasformare in un implacabile giudicatore del suo prossimo. Il Buon Abele ha vinto infatti, in pre-Visione della Venuta di Cristo, i sentimenti di rancore e condanna nei riguardi dei suoi uccisori. L’Abele giudice, invece, non avendo conosciuto la Misericordia di Dio è divenuto l’artefice preminente delle tante prove che sino ad oggi vengono inflitte all’umanità. Sarà la Santissima Trinità a trasformare ogni sofferenza, dolore e malattia in Grazia, mediante il Sì di Maria e Il Sacrificio Espiatorio pagato per ciascun uomo da Cristo. Dio gradirà sin dal Libro della Genesi l’offerta presentata da Abele che, pascendo nella verdeggiante campagna uterina del grembo materno il gregge cellulare della sua corporeità, gioisce con l’anima dinanzi alla visione profetica del progetto di Redenzione e Salvezza che Cristo avrebbe operato. Dio gradirà altresì l’offerta di Abele, giudice intransigente, che ha ritenuto la sofferenza, il dolore e la malattia propedeutici per la Conversione dell’umanità, unendosi con la sua condotta alla Redenzione Dolorosa di Cristo. Caino ignora il fatto che il fratello minore, impalpabile ed etereo come l’aria e il fumo, è già prefigurazione dell’Icona Evangelica del Buon Pastore che, non avendo altro da offrire a Dio Padre, gli dona la sua anima unitamente a tutto se stesso, dalle primizie citologiche della sua vita embrionale sino alla produzione del grasso sottocutaneo, a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova. Caino ignora come tale offerta sia inestimabile agli occhi di Dio, dal momento che proprio quel grasso, apparentemente insignificante, costituirà un preziosissimo e potente elemento per lo svolgimento delle molteplici funzioni vitali, materiali e spirituali che saranno proprie del Corpo Mistico, quali ad esempio: la funzione meccanica, di riserva, termoisolante, di regolazione metabolica e di difesa immunitaria contro le potenze del maligno. Caino ignora come suo fratello Abele, nella fragilissima condizione esistenziale di indigenza cellulare in cui versa, sia anche pre-Figurazione e Icona della povera vedova descritta nel Vangelo che getterà nel tesoro del Tempio i due spiccioli che aveva per vivere, ovvero la sua anima e la sua grama fisicità che sono la parte spirituale e materiale di sé. La povera vedova Evangelica sarà anche pre-Figurazione della Vedovanza dello Spirito Santo che grazie all’Offerta sarà trasformata in Sponsalità con lo Spirito Santo, per quanto il Paraclito non sia stato ancora rivelato in tutta la Sua Pienezza. Caino ignora, in ultimo, come al momento del suo trapasso in Cielo vedrà Abele con gli occhi dell’anima e lo ascolterà con le orecchiette del cuore e grande sarà la sorpresa nel sentirsi chiamare fratello, sorella, papà o mamma in funzione della relazione di parentela. L’anima del primo Caino, non appena intuì che il secondogenito che stava per venire al mondo avrebbe potuto minacciare la sua scelta esistenziale di coltivatore dei campi, alzò le mani al Cielo uccidendo Abele con un delitto di omissione. Il campo in questione è il grembo materno, luogo dove nel primo mese è molto bassa la densità della popolazione cellulare, al punto che l’embrione viene paragonato ad una campagna, mentre la popolazione cellulare di chi è già nato viene paragonata ad una città. Il Caino di oggi ha imparato a uccidere Abele in tanti altri modi, a crioconservarlo e a tormentarlo con la manipolazione genetica pur di soddisfare i suoi bisogni personali che è in grao di giustificare prontamente sia sul piano scientifico che legale. Melchisedek, re di Salem, da Shalom (שָׁלוֹם) che significa Pace, è un personaggio biblico molto misterioso che appare e scompare all’improvviso di scena per divenire l’Icona perfetta vetero e neotestamentaria del Sacerdozio Eterno di Cristo. Sorprendentemente sprovvisto di una genealogia che lo leghi ad una famiglia o ad un popolo di quei tempi, tale figura non lascerà alcuna traccia di sé, se non il peso delle parole e dei gesti profetici promulgati al momento dell’offerta del Pane e del Vino al Dio Altissimo. Questo paradigmatico re dell’antichità benedisse infatti Abramo con il Pane della Terra ed il Vino della Vite, al rientro vittorioso del grande Patriarca e Padre della Fede dalla battaglia contro Chedorlaòmer, insieme ai suoi trecentodiciotto uomini. L’esercito d’Abramo era costituito da uomini dediti prevalentemente alla pastorizia, che si erano improvvisati dei validissimi soldati e degli abili strateghi in campo militare. fu in quella circostanza che Abramo, abbandonata la veste di Capo-pastore acquisì quella di Generale liberando il nipote Lot, figlio di suo fratello Haran, dalle mani dei nemici e recuperando tutti i beni che aveva con sé, le sue donne, unitamente alla moltitudine di quanti erano stati fatti prigionieri. Il Comunicando, nelle vesti di un novello Abramo, diviene “L’uomo della liberazione delle anime prigioniere del maligno”, non solo per quelle degli amici e dei parenti più stretti ma anche per una moltitudine di anime rese libere nella fratellanza in Cristo, unitamente alle donne, ai bambini e ai loro beni spirituali che erano stati trafugati. Il fedele comunicato è predestinato a riportare Vittoria sempre, comunque e in qualsiasi circostanza della vita perché, nella battaglia contro il nemico, sugli esempi di Abele e del padre Abramo, egli non confiderà più sulle proprie forze quanto sull’alleanza stretta con l’esercito invisibile e invincibile degli Angeli e dei Santi del Paradiso, capitanato dall’Arcangelo Michele, Generale supremo nella difesa dell’Amore, della Pace e dell’Unione con Dio Trinità. Il Fedele Comunicato, quale alto Ufficiale della fede al servizio della Santa Chiesa Universale, avrà sempre in mano la vittoria nel Nome delle tre Persone della Santissima Trinità (3) che sono un solo Dio (1). Con tale certezza conseguirà vittorioso con il suo esercito di valorosi Pastori-soldato, i Vescovi della Chiesa, il passaggio dal settimo all’ottavo giorno della Creazione (8), schierando il potenziale bellico Sacramentale di cui dispone. Abramo darà a Melchisedek in segno di gratitudine la decima di tutto ciò che possedeva, così come il Fedele Comunicato dà a Dio il suo apostolato di servizio nella Carità verso tutti i fratelli, mediante le azioni che scaturiscono dalle dieci dita delle sue mani lungo il suo cammino di Fede, supportato dalle dieci dita dei suoi piedi. Cammino e azione sono la “decima” che ciascun Fedele offre a Dio, in forza del Sacerdozio Comune Battesimale di cui è stato investito, attraverso la Carità che esprime nella Vita.

INTERCESSIONE E DOSSOLOGIA
La Preghiera Eucaristica Sacerdotale prosegue con le intercessioni rivolte a Maria Santissima, Madre di ogni intercessione e di ogni Grazia e a San Giuseppe, Suo castissimo Sposo e Patrono della Chiesa Universale. L’inizio delle intercessioni è a sostegno dei vivi: per la Chiesa Universale, per il Vescovo di Roma, per tutti i Vescovi e per il popolo di Dio pellegrino sulla Terra. E’ bene precisare come ogni Sacerdote che celebra una Santa Messa, in virtù di questa particolare Preghiera di intercessione a suffragio del Papa non potrà che essergli sempre amico, manifestandogli e testimoniando la sua fedeltà in ogni circostanza di vita. Così i Fedeli che partecipano ad una Santa Messa saranno i primi Testimoni di tale fedeltà al Papa e giammai i Suoi traditori nelle varie occasioni che il tentatore offrirà loro. Testimoni veraci di come il cammino della Chiesa Universale proceda imperterrito verso la vetta del Monte di Dio, in ubbidienza a un Solo Pastore riconosciuto universalmente nel Santo Padre quale Vicario di Cristo in Terra. La parte conclusiva della Preghiera è rivolta ai defunti, le cui anime vengono presentate a Dio nella Comunione degli Angeli e dei Santi del Paradiso. La Chiesa Pellegrina, la Chiesa Purgante e la Chiesa Trionfante innalzano, in tale contesto, il loro unico e grandioso coro di intercessione alla Santissima Trinità.
Dossologia significa: Glorificazione di Dio. V’è in questa formula il sapore antico di un Rituale eterno che l’Assemblea e il Sacerdote rivolgono dall’intimo dei loro cuori al Trono dell’Altissimo. L’intero Universo con tutto ciò che contiene è stato Creato, Redento e Salvato da Cristo, da tale assunto scaturiscono le Parole proclamate dal Celebrante: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo a Te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli». L’assemblea risponde: «Amen», che significa «Certamente», «In Verità», «Così è!». Fa seguito la seconda elevazione in contemporanea del Calice e della Patena, laddove sono il Calice e la Patena materni ai piedi della Croce ad accogliere dal Calice Pericardico Trafitto di Cristo, il Sangue con  i Frammenti del Suo Cuore spezzato, ricevendoli per mano del Sacerdote al cospetto di Dio Padre. Da questo momento l’Agnello Pasquale con il Suo Sangue è adagiato sull’Altare Eucaristico Placentare, pronto a raggiungere nella Potenza dello Spirito Santo, attraverso i Riti di Comunione, ogni realtà umana in Terra e nei Cieli, sino alle più estreme periferie esistenziali.

RITI DI COMUNIONE La Celebrazione Eucaristica sperimenta il Suo culmine nel Convito Pasquale dove ha luogo il Banchetto Nuziale. Le peculiarità di tale Divino e Umano Ricevimento sono: 1) l’Ora serale, che rimanda all’ora della trafittura sul Golgota; 2) le Pietanze, costituite dal Corpo dell’Agnello Immolato e dal Suo Sangue; 3) gli Invitati al Banchetto, che sono i commensali della Terra nella forma visibile dei Fedeli che si Comunicano e quelli del Cielo, nella forma invisibile delle anime Sante del Purgatorio. Queste ultime, mediante l’assunzione dell’Eucarestia da parte dei fedeli, ne assimilano i Benefici Spirituali e Corporali a partire dagli Azimi della Redenzione. Passato e futuro sono compresenti nella Celebrazione Eucaristica e i fedeli che ricevono la Comunione vengono resi degni dalla Divina Misericordia di poter toccare, mangiare e bere tali Divine Pietanze di ri-Generazione. Tale Cibo Celeste, una volta assunto, da avvio tramite la persona del Fedele Comunicato ad un vero e proprio metabolismo di ordine fisico e spirituale che nutre, da una parte Colui che si è Comunicato unitamente alla Chiesa Pellegrina e, dall’altra, l’Anima con la Carne resa Gloriosa dagli Azimi della Deposizione dei fratelli che dal Purgatorio passano istantaneamente in Paradiso. Ad ogni Banchetto Eucaristico partecipa puntualmente l’intera Comunione degli Angeli e dei Santi, che innalzano inni e canti di lode all’Altissimo. Il Corpo e il Sangue di Cristo è omnicomprensivo in ciascuna Particola e in ogni minuscolo Frammento Azimo di Essa, dell’esordio Zigotico di tutti gli uomini che sono vissuti e che vivranno sulla Terra dai suoi primordi sino all’Eternità. Il Pane Azimo indica la Spremitura e la Trebbiatura fisica e spirituale alle quali ogni Persona, volente o nolente, deve essere sottoposta per Giustizia a seguito del Peccato. Per poter ricevere la Redenzione Totale la carne di ciascuna persona defunta viene ri-Condotta, mediante il Sacrificio Espiatorio del Battesimo di Sangue Offerto da Cristo, nella condizione originale di Immacolatezza Zigotica e assimilata al Suo Corpo Mistico. Ad ogni Celebrazione Eucaristica le anime di tali nostri fratelli sono senza sosta innalzate, quali Cellule Preziosissime del Corpo Mistico di Cristo, ed elevate agli Onori degli Altari, in un inarrestabile processo di mitosi e meiosi fisiche e spirituali che rendono ciascuna Eucarestia unica e irripetibile, al pari della diastole e della sistole cardiache, dell’espirazione e dell’inspirazione polmonari e delle Ave Maria nella Catena del Rosario. Quest’enorme e incalcolabile schiera di invitati e di invisibili commensali vivrà, dal momento dell’Assunzione delle Sacre Specie da parte del Fedele Comunicato, la Resurrezione della Carne di ciascun partecipante nel Corpo del Signore per entrare a far parte, ognuno in accordo con la sua individuale collocazione tissutale, del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa Universale. Le città sulle quali queste anime elette eserciteranno la loro opera dal Cielo saranno i tessuti, gli organi e le cellule del Corpo Mistico che vivono sulla Terra. (Lc 19, 12-27) La Banca della Parabola è l’Istituto di Credito della Misericordia di Dio, che fa Credito ad ogni Debitore insolvente che si rivolga allo sportello del Confessionale, pagandone i debiti con il Bonifico dell’Assoluzione mediante la Moneta Sacrificale dell’Unigenito. Tale enorme schiera di Fedeli Comunicati continua a dare al mondo, ai loro congiunti e consanguinei e ad ogni persona che stima sin dal suo concepimento quale Carne del Corpo di Cristo, nel Suo Preziosissimo Sangue, quanto ha ricevuto in vita. “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro” (Ap 21,1). I riti preparatori del Padre nostro, della Pace e della Frazione del Pane servono a ben disporre il fedele a ricevere tale straordinaria Pietanza per sé e  per gli altri.

PREGHIERA DI GESU’
Nel Rito romano il Padre Nostro è considerato parte integrante della Preghiera Eucaristica Sacerdotale e pertanto, a differenza di altri Riti presenti nella Chiesa Universale, viene pregato prima della Frazione del Pane. Si tratta di un gesto molto antico ereditato dalla Cena Ebraica e compiuto da Gesù almeno due volte nella Sua manifestazione pubblica e più precisamente, nel duplice episodio della moltiplicazione dei Pani e dei Pesci e, dopo la Resurrezione, nella casa dei Discepoli di Emmaus. La Frazione del Pane che il Sacerdote compie con le mani non divide la Corporeità di Cristo, che rimane presente in tutta la Sua Integrità e Pienezza Zigotica in ogni singola parte macroscopica e microscopica del Pane Consacrato, divenendo il Suo Corpo Eucaristico. Con tale atto il sacerdote, in Persona Christi, spezza il Corpo dell’umanità scelta in Cristo prima della Creazione del mondo nello spezzare l’organo simbolo della Corporeità di Cristo, che è il Suo Cuore. Tale Centro motore e propulsore del Sangue e della Linfa, Fonte e Pienezza di ogni forma di Vita, ha tanto amato l’uomo da spezzarsi completamente sulla Croce vuotando il Suo Contenuto Ematico d’Amore Infinito Trinitario nel Calice materno.
La causa principale della morte di Gesù è stata la rottura del Suo Cuore Santo e Immacolato, che ne ha drasticamente accelerato il decesso rispetto a quello dei due ladroni condannati alla medesima pena, ma non alla medesima prova. Pilato si stupì che fosse già morto, chiamato il Centurione gli domandò se davvero fosse deceduto e udito il rapporto concesse il cadavere a Giuseppe di Arimatea. La rottura del Cuore di Dio si è verosimilmente sviluppata in due tempi, lungo la via del Calvario. Tale evento letale si è con ogni probabilità consumato in un lasso ristretto di tempo, quale conseguenza delle tre cadute devastanti che Gesù ha dovuto subire sotto il peso del patibolo portato sulle spalle. La rottura definitiva deve essersi realizzata sulla Croce al momento dell’alto Grido. In tal caso, la prima delle tre cadute avrebbe determinato una prima breccia nel miocardio all’attaccatura dei grossi vasi, per quanto un’iniziale sofferenza miocardica abbia già potuto esordire nel Getsemani, aggravandosi successivamente per il duro supplizio patito nella flagellazione. Tale catena di eventi avrebbe portato, in ultima analisi, al graduale versamento del Sangue nel Cavo Pericardico, determinando un Emopericardio responsabile a sua volta dell’arresto cardiocircolatorio conseguente a “Tamponamento Cardiaco”. Il Cuore di Gesù si è fermato non appena il muscolo cardiaco, a motivo dell’aumentata pressione esterna, non è stato più in grado di rilassare le sue fibre muscolari, impedendo di conseguenza il riempimento diastolico delle quattro cavità. Con l’alto grido Gesù dalla Croce ha donato al mondo lo Spirito Santo.
Lo stesso Spirito che aleggiava sulle acque sin dai tempi più remoti in cui l’uomo aveva appena iniziato a formarsi all’interno di una singola cellula, guidandone sapientemente lo sviluppo progressivo, filo ed ontogenetico, sino al passaggio epocale dalla vita acquatica alla vita aerea sulla terraferma. Tale transito dovette coincidere con il primo atto respiratorio polmonare di espirazione ed inspirazione compiuto dall’uomo. L’atto espiratorio emesso da Gesù sulla Croce sarà il segno d’apertura dell’ulteriore guado che l’umanità dovrà compiere per passare dalla Vita terrena alla Vita Eterna Celeste. Gesù Zigote, l’Unto e l’Inviato del Padre Celeste, agli albori della Sua esistenza terrena si era Incarnato nelle Acque Amniotiche del Grembo Santo e Immacolato di Maria ed aveva iniziato a respirare, al pari di ogni creatura umana, grazie ai numerosissimi e microscopici “Polmoni mitocondriali” citoplasmatici formatisi nel Suo microscopico Corpicino di circa cento-centocinquanta micron di diametro, concepito di Spirito Santo. Nell’esalare l’Ultimo respiro sulla Croce ha dato Testimonianza di come la cessazione definitiva della Respirazione polmonare abbia determinato la conseguente cessazione definitiva della Respirazione intracellulare. Dalla Sua testimonianza s’evince come la morte di una persona non coincida affatto, né sul piano biologico né su quello teologico, con la cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali che risiedono nel suo encefalo e documentabili con un elettroencefalogramma piatto, quanto con l’arresto definitivo e irreversibile della Respirazione cellulare aerobica e anaerobica che ne manteneva vivi tutti i suoi tessuti. Soltanto nel preciso istante in cui l’ultima cellula vivente avrà smesso di respirare, vale a dire che avrà cessato definitivamente di ottenere e produrre energia, l’anima di una persona sarà libera di lasciare il corpo nel quale era stata infusa al momento del concepimento e potrà fare ritorno alla Casa del Padre Celeste. La Casa del Padre si identifica con il Corpo Mistico di Cristo in gestazione nel Grembo Immacolato di Maria, Madre della Chiesa. Nel libro della Genesi, il Dio della Vita soffia nelle “Narici mitocondriali” dell’Uomo Unicellulare infondendovi l’anima che gli permetterà, sul piano biologico, di iniziare a immagazzinare energia sotto forma di ATP mediante le reazioni di ossidoriduzione specifiche e proprie dei vari processi cellulari. Con quel Soffio di Vita Dio mise l’uomo, sin dalla condizione Zigotica, a Fondamento, Centro e Apice dell’Intero Universo, dotandolo di un’anima immortale in una carne mortale in vista della Venuta di Cristo, il Suo Unigenito. Sul Calvario, Cristo, esalando l’ultimo Respiro dall’alto della Croce, avendo assunto l’Intera Umanità nella Sua Santa Corporeità, l’ha ri-Confermata all’Apice dell’Intero Universo sulla Terra e nei Cieli. All’esordio della Vita Terrena e dunque all’inizio di ogni concepimento, è di importanza vitale per una Cellula Zigotica Umana iniziare la Respirazione cellulare in concomitanza con l’infusione, da parte di Dio, della sua anima. Per accedere alla Vita Eterna, nel difficile transito dell’Oltre Vita, è altresì necessario che ci sia l’arresto definitivo e irreversibile di tutte le funzioni biochimiche dell’organismo e di ogni attività respiratoria cellulare, affinché possa realizzarsi la separazione dell’anima dalla sua corporeità. Conformemente a tali premesse, l’anima potrà fare ritorno alla Casa del Padre riconoscendo o disconoscendo in Cristo il Suo Redentore e Salvatore. Tutto ciò rende ancora più esplicativa la Discesa agli Inferi di Gesù in Anima e Corpo, realizzatasi nell’incorruttibilità del Suo Corpo che, nelle quaranta ore che seguirono il Suo decesso, assumerà la forma zigotica per Redimere e Salvare sin dal principio ogni sua singola cellula costitutiva. Negli episodi Evangelici relativi alla Resurrezione, Gesù assumerà sotto il profilo fenotipico un aspetto diverso rispetto a come appariva la Sua Persona prima di tale evento, pur conservando la Voce del Verbo Incarnato. Queste 40 ore sono il tempo della Misericordia che l’Amore Infinito Trinitario di Dio ha voluto donare all’Umanità per risuscitarla dalla morte, affinché ciascun “Figlio dell’uomo” potesse realizzare di essere innanzitutto “Figlio di Dio” nell’Unigenito. Ogni uomo, giunto al termine della sua parabola esistenziale, potrà in tal modo ricevere gratuitamente quale ultima Ancora di Salvezza, la sa Nuova, Iniziale, Zigotica e Individuale Corporeità Redenta, entrando in Gestazione Spirituale all’interno del Grembo di Maria quale cellula costitutiva del Corpo Mistico. In questo Misericordioso lasso di Tempo viene data la possibilità all’anima di ciascun defunto, di chiedere e ricevere il Perdono del Padre Celeste mediante la re-Infusione della sua anima nella Nuova Condizione di Vita Sacramentata, Transustanziata ed Azima della sua Fisicità Redenta da Cristo sin dal Principio. Si tratta di 40 ore di Misericordia come 40 furono i giorni della prima Quaresima, 40 i giorni del lungo digiuno di Gesù nel deserto, 40 i giorni che il Maestro trascorse con i Discepoli da Risorto, 40 i giorni del Diluvio Universale, 40 i giorni che Mosè passò sul Sinai, 40 i giorni che Caleb e Giosuè impiegarono per esplorare la Terra Promessa, 40 i giorni e le notti impiegati dal profeta Elia per raggiungere l’Oreb, 40 i giorni della predicazione di Giona a Ninive e 40 infine gli anni del Popolo di Israele errante nel deserto. La Vita dell’intera umanità è scandita da tale suggestivo Ritmo Quaresimale in attesa di conseguire la Gioia Pentecostale quale primizia della Resurrezione.
Riprendendo le dinamiche fisiopatologiche della rottura del Sacro Cuore di Gesù, il versamento di Sangue verificatosi all’interno del Calice Pericardico, denominato Emopericardio, ha avuto bisogno per potersi configurare che tale tessuto connettivo abbia iniziato a fluire dall’interno delle camere cardiache e dei grossi vasi del Cuore verso l’esterno. Dalle quattro cavità del Cuore di Dio rivestite dall’endocardio e dal lume dei grossi vasi rivestiti di endotelio, il Sangue ha inondando il Calice Pericardico facendosi spazio attraverso le lesioni miocardiche e della tonaca muscolare dei grossi vasi. Il Pericardio è un sacco sieroso che avvolge il Cuore estendendosi fino alle radici dei grossi vasi: aorta, arteria polmonare, vena cava superiore e inferiore. La Membrana Pericardica di Cristo s’è dunque trasformata in un Calice colmo di Sangue. All’interno di tale voluminosa raccolta ematica intratoracica ha avuto luogo progressivamente la sedimentazione e stratificazione dei componenti corpuscolati più pesanti – globuli rossi, globuli bianchi e piastrine – nel punto più declive di tale Calice. I suddetti elementi, stratificandosi in basso, hanno assunto la tipica colorazione rossa per la presenza del gruppo eme cromoforo dell’emoglobina mentre la componente plasmatica più leggera, disponendosi in alto e galleggiando sulle cellule ematiche, assumeva una colorazione acquosa giallo-paglierino. Nessuno al mondo, ad eccezione di Maria Santissima e San Giovanni, impietriti e immobili ai piedi della Croce, avrebbe potuto mai immaginare l’immane prodigio d’Amore che stava per compiersi. L’azione cruenta e provvidenziale della lancia del soldato romano, trafiggendo il Costato di Cristo, ha permesso al Sangue sedimentato di fluire all’esterno del Calice Pericardico per versarsi nel Calice materno sottostante. La frazione del Pane eseguita dalle mani del Celebrante sull’Altare è l’evocazione e la ri-Attualizzazione della rottura del Miocardio, il Vino e l’acqua versati nel Calice costituiscono la ri-Presentazione del riempimento Pericardico, mentre la Seconda Elevazione del Calice rimanda al Calice di Cristo innalzato sulla Croce che versa il Suo Divino Contenuto nel Calice di Maria sottostante. In accordo con la testimonianza dell’apostolo Giovanni che attesta di avere visto sgorgare Sangue e Acqua dal Costato Trafitto, la frazione del Pane rappresenta un grande Segno Sacramentale mediante il quale Il Padre Celeste ha realizzato letteralmente, su esplicita richiesta del Suo Unigenito, la Ricapitolazione Finale del creato nel Suo Cuore spezzato e nel Suo Torace Trafitto. «Padre, se vuoi, allontana da me questo Calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua Volontà». Il Padre ha esaudito tale Preghiera, vuotando e allontanando, nella Potenza dello Spirito Santo, l’intero contenuto ematico sedimentato nel Calice delle altezze del suo Unigenito. Tale Divino contenuto continua a versarsi “Incruentemente”, ad ogni Consacrazione sugli Altari Eucaristici di tutto il mondo, nel Calice materno della Valle di lacrime sottostante, ubbidendo alla forza di gravità. La Ricapitolazione del Creato è stata compiuta in pienezza da Cristo che, avendo preso su di Sé tutte le conseguenze del peccato fino a sperimentarne sulla Sua Persona la tenebrosa separazione ematica della componente corpuscolata da quella acquosa, ha voluto in tal modo ri-Edificare l’intera creazione attraverso la Sua Incarnazione, Dolorosa Passione, Morte, Resurrezione, Ascensione e Seconda Venuta sulla Terra. Grazie alla Sua Incarnazione, Passione e Morte Gesù ha difatti riscattato l’umanità intera che aveva assunto dall’uomo Acqua all’uomo Sangue; mediante la Resurrezione ha donato nel Suo Pane Azimo alle anime dei defunti, un nuovo domicilio all’interno del Suo Corpo Mistico in Gestazione Spirituale; in forza della Sua Gloriosa Ascensione ri-Presenta al Padre tutti i figli che erano stati dispersi sulla Terra dopo essere usciti dalla Sua Casa e, infine, al compimento della Sua Seconda Venuta, che è già in atto in quella che potremmo definire “La Parusia Sacramentale Eucaristica”, separerà nel giorno del Giudizio Universale, le anime di coloro che avranno liberamente e reiteratamente deciso di separarsi definitivamente dal Suo Amore dalle anime degli eletti, che riceveranno, nella Beatitudine Eterna del Paradiso, i loro corpi risuscitati e glorificati per l’Eternità.
Nel Rito Romano la Liturgia evidenzia il momento cruciale della rottura definitiva del Cuore di Cristo mentre negli altri riti, compreso l’Ambrosiano, viene evidenziata la rottura in due tempi del Cuore di Dio lungo la via della Croce. Nel Rito Romano l’atto della Frazione del Pane segue e non precede la recita del Padre Nostro. Non v’è peraltro alcuna incoerenza tra i diversi Riti presenti nella Chiesa, quanto una grande ricchezza nell’espressione dei diversi contenuti teologici e anatomo-patologici volti a focalizzare aspetti differenti del medesimo enorme Sacrificio d’Amore per la Redenzione e Salvezza dell’Umanità. La preghiera si conclude con le Parole che il Celebrante e l’assemblea rivolgono a Cristo: «Tuo è il Regno, Tua la Potenza e la Gloria nei secoli».

PREGHIERA E RITO DELLA PACE
Il segno della Pace è in riferimento alla Pace data da Cristo che affonda le Sue radici nel Corpo Mistico, all’interno del quale ciascun uomo è Sua Carne e Sua Cellula Vivente. Ciò che si comunica con il Rito della Pace non sono pertanto i buoni sentimenti o i pii desideri e, ancor meno, l’augurio di venire esentati dai grossi problemi che colpiscono l’umanità, magari con l’auspicio che le guerre siano sempre lontane dai nostri confini. Ciò che si comunica è in realtà la Pace Speciale che si irradia dalla Persona di Gesù che, avendo adempiuto in pienezza la Volontà del Padre Celeste, può comunicarla all’umanità facendole pregustare già sulla Terra un anticipo di quella che sarà la Vita Eterna di Relazione in Paradiso. Il Segno della Pace è dunque fondamentalmente Segno della Pace Eucaristica, post-Pasquale, nel Trionfo definitivo di Cristo sulla morte e sul peccato con il Dono dell’Immacolatezza Originaria. Una Pace ottenuta a prezzo del Suo Sangue da trasmettere da persona a persona poco prima della Santa Comunione, al fine di preparare interiormente il fedele che ricevendola la ridona, alla Gioia senza fine della Nuova Vita. È dunque la Pace del Risorto, la medesima che nel Cenacolo fu comunicata agli Apostoli a porte chiuse e, ai due discepoli di Emmaus, lungo il cammino e nella frazione del Pane. In riferimento al primo episodio, Gesù mangia il Pesce arrostito che i Suoi avevano già preparato. L’acronimo della parola Pesce, in greco antico Ἰχθύς, rimanda ad una moltitudine di uomini concepiti e morti prematuramente nel grembo delle loro madri e che ora vivono nel fuoco ardente dello Spirito Santo, riponendo tutta la loro fiducia e il loro amore in “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Sono anime che potrebbero avere bisogno di Preghiere, di Sante Messe, di Buone Intenzioni, di Opere di Carità e di Indulgenze da parte dei fratelli, vicini e lontani, che vivono sulla Terra. La Pace che viene espressa nel Rito ha inizio nella Veglia Pasquale, laddove la Luce attinta dal Cero Pasquale è Cristo che illumina ogni cosa ed è la medesima Pace che illuminerà la Seconda Venuta di Cristo nella Gloria degli Angeli e dei Santi. È la Pace Sovrana che pacificherà ogni cosa separando definitivamente i capri dalle pecore, il grano dalla zizzania, i chicchi dalla pula, i pesci buoni dai pesci cattivi, i falsi frutti dai veri frutti, l’uomo che si trova sulla terrazza dall’uomo che scende in casa, l’uomo che si trova nel campo dall’uomo che torna indietro, la donna che macina il grano per farne un Pane di Vita dalla donna che macina il grano per farne un cibo perituro, l’uomo che sul letto di morte confida in Dio dall’uomo che sul medesimo letto confida nell’uomo. La trasmissione della Pace di Gesù da fedele a fedele sia pure attraverso uno sguardo, con o senza conferma vocale, con o senza stretta di mano, rimane pur sempre un Segno Potentissimo che apre i cuori alla Comunione secondo la logica di Dio e non dell’uomo.

FRAZIONE DEL PANE
L’Ostia che il sacerdote spezza sull’Altare prima o dopo la preghiera del Padre Nostro è dunque il Corpo di Cristo che, nel dare al mondo tutto ciò che ha ricevuto dal Padre, spezza il Suo Cuore per effonderne all’esterno il Suo Sangue. La componente muscolare del Suo Cuore si spezza unitamente all’endotelio e al mesotelio di rivestimento, fino a rompersi definitivamente sulla Croce con l’ultimo Grido. Il Sacerdote, prima di comunicarsi al Corpo e al Sangue di Cristo, subito dopo la genuflessione innalza per l’ultima volta l’Ostia Consacrata invitando i fedeli a prendere parte al Banchetto Eucaristico con le seguenti Parole che sono tratte dalla Nuova Edizione del Messale Romano: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello».
In quest’ultima elevazione delle Sacre Specie viene soddisfatto in pienezza dal Padre Celeste il desiderio espresso dall’Unigenito nel Getsemani di “Svuotare” Se Stesso facendosi Cibo e Bevanda di Salvezza per tutti gli uomini. La Prima Elevazione del Calice e della Patena rimanda all’Offerta delle Primizie della Terra che, dopo la Consacrazione, diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. La Seconda Elevazione evidenzia la provenienza dal Calice Pericardico dell’Unigenito di entrambe le Specie del Sacrificio Espiatorio. La Terza Elevazione Presenta al Padre Celeste il Calice Materno che ha raccolto il Divino Contenuto del Figlio, quale Acquedotto di Grazie per distribuirlo all’intera umanità. L’intero Corpo di Gesù è stato massacrato durante la Passione, soltanto le Sue Ossa non furono spezzate per quanto ogni cellula di quel Santo Corpo abbia severamente sofferto le sofferenze delle crudeli torture inflittegli dal Getsemani al Monte del Cranio. La Frazione del Pane non divide Cristo che rimane “Integralmente” presente in ciascuna delle Sue parti e in ogni singolo macroscopico e microscopico frammento liquido o corpuscolato rinvenibile sull’Altare. Il Suo Corpo ed il Suo Sacro Cuore continuano a lasciarsi lacerare dalle ferite e dai tradimenti inflitti dall’uomo impegnato nelle prove della vita, per poterlo Raggiungere, Redimere e pagare per lui il prezzo del tradimento e poterlo così Salvare individualmente. Gesù continua a operare tale Prodigio a Cuore fermo e spezzato, avendo preso su di Sé tutte le conseguenze del peccato, testimoniando di avere vinto la morte.
In ogni frammento di quel Cuore innamorato v’è dunque la Totalità di Cristo che, nella parentesi spazio-temporale della Celebrazione, dall’alto della Sua infinita Misericordia, continua a donare a ciascuna anima il Fiume in piena della Vita dagli azimi acquiferi della condizione umana al tempio pluricellulare ematico della sua compiutezza. Al pari dello scorrere impetuoso di una cascata, tale Sorgente impetuosa e vivificante ha preso a scorrere dall’alto della Croce, per donare Speranza e Vita lungo la sua corsa gravitazionale ad un’umanità che giaceva nella Valle di lacrime, sommersa dal suo immane peccato. Le mani e le Parole che il Sacerdote proclama ad ogni Celebrazione, servono a donare al mondo questo Divino Contenuto che il Cuore della Madre raccoglie puntualmente distribuendolo ai Suoi figli, senza che mai si consumi. Le stesse mani sacerdotali perseverano imperterrite nell’Elevare e nell’abbassare quel Calice Materno in direzione del Pericardico squarciato del Figlio Crocifisso e dell’Altare della Sua Immolazione, in segno di Onore, Lode e Grazia da tributare ora e sempre all’Autore e Sorgente della vita. Ogni santità di ieri, di oggi e domani potrà attingere unicamente da questa Fonte di purissimo Amore tutta la sua eroicità manifesta o tenuta nascosta nel segreto.

DIGIUNO EUCARISTICO
Privarsi dall’assumere alimenti solidi e/o liquidi almeno un’ora prima di ricevere la Comunione Sacramentale, in accordo con le modalità vigenti preposte dalla Chiesa, ha un valore preminente ai fini del metabolismo fisiologico e spirituale che sta per compiersi nella carne del comunicando. Tale astensione permette difatti, sul piano fisiologico, un assorbimento pressoché completo delle Sacre Specie a livello cellulare consentendo ai parenchimi nobili dell’organismo che sono: il cuore, il cervello e i reni, di poter essere raggiunti e nutriti in brevissimo tempo dalla Santa Comunione. Il periodo di astensione dagli alimenti liquidi e/o solidi consentirà inoltre di velocizzare, a livello gastroenterico, il transito intestinale favorendone l’assorbimento una volta che il Santissimo Sacramento avrà attraversato la parete intestinale. Le Sacre Specie, passate in circolo nei capillari venosi, raggiungeranno più in fretta i parenchimi degli organi nobili summenzionati e, in piccola parte, i restanti tessuti dell’Organismo che è ora in Comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo. Nel rispetto di tale norma bisogna assolutamente evitare la tragica evenienza che una parte dell’Eucarestia possa essere eliminata con i materiali di rifiuto ingeriti in precedenza, finendo conseguentemente all’esterno dell’Organismo piuttosto che al suo interno quale Divino Nutrimento. Tutta la Legge Ebraica relativa al nutrimento e alle norme igieniche che fanno da corollario è finalizzata al Sacramento Eucaristico. Le Sacre Specie assunte in maniera appropriato sia sul piano spirituale che temporale esprimono, da un lato, l’Assimilazione della Carne del Fedele al Corpo del Risorto con la sua conseguente e invisibile “Deificazione” nella Comunione degli angeli e dei santi e, dall’altro, l’Assimilazione del Corpo del Risorto nella Carne del fedele. Nello stesso tempo in cui la Carne del fedele si nutre del Corpo di Cristo e del Suo Sangue, il Medesimo Corpo cresce e viene nutrito dal Fedele, così come mentre la Chiesa Celebra l’Eucarestia è in realtà l’Eucarestia a fare la Chiesa. Le Sacre Specie, una volta “ridotte” dai processi digestivi in componenti più elementari, che sono gli zuccheri semplici e ulteriormente “demolite” in molecole ancora più ridotte, passano nel circolo sanguigno sotto forma di minuscoli frammenti fornendo non più soltanto l’energia utilizzabile sotto forma di ATP, quanto la Fonte Incommensurabile di Energia Trinitaria veicolata dallo Spirito Santo. Il Fedele Sacramentato viene così reso capace di un Amore fuori dal comune nel servizio verso tutti i fratelle d’esilio, a iniziare da quanti hanno purtroppo perso l’Appetito Sacramentale fino a trovarsi a volte nel deserto patologico “dell’Anoressia Eucaristica”.

SPECIE EUCARISTICHE
Il Corpo di Gesù e il Suo Sangue sono le Vivande della Santa Cena. La Prima Portata che Dio offre all’uomo è l’Agnello Pasquale, cui fa seguito il Suo Sangue. Nella Chiesa Ortodossa le due Specie sono costituite da Pane fermentato e Vino rosso che, mescolate insieme con Acqua tiepida nel Calice, vengono distribuite ai Comunicandi.  Nella Chiesa Cattolica e nel Rito Romano molto spesso la Comunione è data nella Specie del Pane Azimo, che rimanda al Corpo Esangue di Cristo. La Specie del Vino che diventa Sangue viene generalmente assunta dal solo Celebrante. Il Sangue svolge in realtà funzioni fisiologiche che gli altri tessuti corporei non possiedono. La funzione connettiva del Sangue di Cristo, in particolare, sancisce il Passaggio dal Battesimo di Penitenza nelle Acque del Giordano al Battesimo di Sangue compiutosi sul Golgota e sgorgato, dall’alto della Croce, a Cuore fermo nelle due componenti liquida e corpuscolata che si erano stratificate. In tal senso il Celebrante aggiunge un piccolo quantitativo di Acqua, quale segno dell’Immersione di Gesù nelle acque del fiume Giordano, che dal lago di Tiberiade pieno di vita scorre verso il mar Morto emblema di morte. Il Fedele nel Comunicarsi diviene pertanto, grazie alla sua fisicità, il riflesso corporeo di una Geografia della Rivelazione più grande di lui, laddove è l’Eucarestia Fonte di Vita, a discendere fisiologicamente dall’alto della cavità orale lungo la verticale serpeggiante dei tratti faringeo, esofageo, gastrico, duodenale e ileale, similmente alla discesa sinuosa del fiume Giordano, per venire tutta assimilata nel circolo ematico. L’Eucarestia offrirà a ciascun Fedele, nel passaggio orizzontale che compirà attraverso i processi d’assorbimento intestinale all’interno dei vasi sanguigni prima e all’interno delle cellule dei parenchimi nobili poi, la Sua Onnipotenza Misericordiosa che sarà in grado di nutrire, mediante un singolo Fedele l’Intero Organismo Vivente della Chiesa Universale. Il Sangue del Signore, Transustanziato nel Calice Pericardico che si è versato nel Calice Materno, gode la peculiarità di essere un Sangue Cadaverico Sedimentato. Sia il Sangue che il Corpo di Cristo, pur avendo conosciuto la morte, non conoscono tuttavia la corruzione che ad essa normalmente fa seguito, in quanto generati per la Resurrezione. Nella Morte Espiatoria e non decomposta di Cristo viene assunta dunque tutta la morte putrefatta e in disfacimento biologico e spirituale che il peccato aveva prodotto e continua a produrre sulla Terra e nei Cieli. Soltanto morendo in Cristo, per Cristo e con Cristo si potrà Risuscitare in Lui del Cui Corpo ciascun uomo è cellula. Il Fedele che si Comunica viene in tal modo trasformato per Grazia da Sepolcro nuovo in Tabernacolo Vivente ed è nella sua Nuova Corporeità che ha luogo la Resurrezione a partire dagli Azimi. Le opere di carità, la non omissione, la cura del prossimo, i buoni pensieri e le rette intenzioni che il Fedele Sacramentato compirà nella sua vita quotidiana, vivificheranno le anime e i corpi dei fratelli e delle sorelle morti in Cristo. Nel Corpo Azimo Consacrato di Cristo non v’è ancora il Suo Sangue se non nella forma codificata all’interno della sequenza del Suo genoma. Siamo difatti dinanzi al Pane Azimo del Concepimento di Spirito Santo di Nazareth, non ancora lievitato e non fermentato, mentre nel Suo Sangue Sedimentato del Golgota, oltre agli elementi corpuscolati della serie bianca e rossa vi sono anche, in esso disperse, le cellule somatiche del Suo Cuore spezzato. L’Eucarestia comprende Tutta la Corporeità del Signore Gesù dal concepimento alla Trafittura e alla Sua Deposizione sino alla Resurrezione. Il gesto antico della “Commistione”, Commixtio o Immixtio che il Sacerdote compie nell’aggiungere al Vino versato un piccolo frammento di Ostia Consacrata, avvalora l’Origine intra-toracica di quel minuscolo e imprescindibile frammento di Cuore che viene immerso nel Calice della Salvezza. Da questo piccolo Frammento, come da un minuscolo embrione, ha avuto inizio la Gestazione Fisica e Spirituale di tutta la Chiesa Universale, che nel Calice della Nuova ed Eterna Alleanza, fondata su Maria Santissima, riporterà sin dagli azimi cellulari zigotici ogni figlio dell’uomo al Padre Celeste. L’Ostia Azima sottolinea il momento del concepimento in Cristo di ogni vita umana e il punto d’inizio dell’Incarnazione del Verbo, in grado di redimere ciascun uomo dall’inizio alla fine della parabola esistenziale donandogli una Salvezza Totale. La crescita nel tempo e nello spazio della Chiesa Cattolica è dunque Santa, Immacolata e Universale nella Santità, nell’Immacolatezza e nella Cattolicità di Cristo Redentore e Salvatore del mondo. Ad ogni Celebrazione Eucaristica Nuovi Azimi del Corpo di Cristo, quali Cellule riconcepite spiritualmente nella Sua Corporeità Immolata sulla Croce, iniziano la Nuova Gestazione Spirituale nel Grembo Verginale di Maria, Madre di Dio, Madre della Chiesa e di ogni figlio dell’uomo.
L’espressione: “Mea Domina” da cui hanno avuto origine i titoli di “Madonna” e quello di “Mia Signora” nella formula mirabilmente espressa da San Giovanni Paolo II nel “Totus Tuus”, rappresentano la naturale e filiale esternazione dell’anima profondamente innamorata che, nella consapevolezza di essere stabilmente nutrita dal Suo Amore riflettente l’Amore dell’Unigenito, desidera con tali attributi, ringraziare la Madre di Dio per il continuo Sacrificio di Sé nel donare il Suo Grembo Immacolato al Padre Celeste per la Redenzione e Salvezza di tutti i Suoi figli nell’Unigenito. Il destino comune di tutte queste anime “spasimanti” d’Amore è quello di indicare in Maria, sino alla noia, a tutti i suoi fratelli d’esilio la Strada Maestra per fare ritorno nella Casa del Padre. Grazie all’impetuoso fluire del Fiume di Morte e di Vita che continua a versarsi dal Costato Trafitto di Cristo nel Calice Materno, la Chiesa viene continuamente rigenerata rigenerando a Sua volta le anime e la carne dei Suoi figli nel Corpo Morto e Risorto di Cristo. Questa Divina e Umana Realtà Ecclesiale, definita “Teandrica”, non è dunque opera dell’uomo che vive secondo una logica umana corredata di una visione orizzontale delle cose, ma è un Autentico Capolavoro di Verticalità Divina in grado di accogliere Sacramentalmente tutti i Suoi figli peccatori, quali cellule della Corporeità di Cristo in gestazione nel Grembo Santo di Maria. Ciascun figlio, una volta conseguita l’Immacolatezza Zigotica della sua carne lasciandosi assimilare al Corpo Eucaristico dell’Unigenito, ne risulterà totalmente Rigenerato e, crescendo in Santità nel Grembo Materno, per la Potenza dello Spirito Santo, al momento del Parto Celeste conoscerà la Santità Sovrana del Padre in Spirito e Verità. La Chiesa Universale, Cattolica, Apostolica, Missionaria, Romana, Santa e Martire, è il Ponte fisico e metafisico che Dio ha acquistato con il Suo Sangue per donarlo agli uomini di ogni tempo al fine di ri-Unificare nel Suo Corpo, vivi, morti, angeli e santi nel Trionfo Definitivo sul maligno e sulla morte. I Suoi Presbiteri Celebrano senza tregua e rendono Sacra sugli Altari Eucaristici l’umanità che lo stesso Pietro ritenne in un primo momento profana e impura, perché Dio Padre l’ha purificata in Cristo Gesù ridonandole la dignità che aveva perso nel Suo Unigenito (At 10, 9- 16). Il Dio della Vita ha così ucciso nel Sacrificio Espiatorio dell’Unigenito ogni sorta di quadrupedi e rettili spirituali della terra e uccelli del cielo che, Consacrati nelle Specie Eucaristiche, vengono al ogni Celebrazione elevati per tre volte nel Calice e nella Patena per essere altrettante volte adagiati sulla Grande Tovaglia Quadrangolare del Corporale di Nostro Signore che, come una Sindone, porta indelebili i Segni della Sua Dolorosa Passione. È in questo contesto che san Giovanni Apostolo continua ad accogliere Maria Santissima nella sua Casa, che è la Chiesa, in ubbidienza al comando che il Maestro proferisce dall’alto della Croce.
In tutti i Riti della Chiesa Universale, la Santa Comunione è sempre Comunione nelle due Specie Consacrate, anche qualora venga somministrata sotto le sembianze del solo Pane, perché l’Eucarestia è il Rendimento di Grazia rivolto al Padre per avere dato all’uomo il Cristo Totale, da Nazareth al Golgota. Un Cuore senza sangue non ha vita e non può dare vita, in quanto contraendosi e rilasciandosi senza alcun contenuto ematico sarebbe impossibilitato a connettere a sé le cellule dei tessuti corporei cui appartiene, mediante la Sua implacabile azione ritmico-propulsiva sisto-diastolica. Analogamente il Sangue senza la forza propulsiva del Cuore, non potrebbe scorrere lungo i vasi e i capillari sanguigni dell’organismo irrorandone, al pari delle acque che defluiscono all’interno di un Acquedotto, tutte le regioni corporee. Cristo con il Suo Pericardio colmo di Sangue stratificato ha dato al mondo la Vita Eterna, versandola nell’Acquedotto Materno della Grazia. Tali dinamiche ed emodinamiche antropologiche, spirituali, fisiche e metafisiche, costituiscono un invito a soffermarsi sul valore inestimabile che ciascuna Particola riveste per il singolo Fedele che l’ha ricevuta in “Rendimento di Grazia”. L’Eucarestia individua nella Consacrazione del Pane Azimo e del Vino unito all’Acqua, l’esordio della Vita Nuova finalizzato al Suo pieno compimento mitotico e meiotico di crescita fisica e spirituale all’interno del Corpo Mistico, in maniera del tutto analoga a quanto avviene per le mitosi e le meiosi che si compiono in modo impercettibile in un organismo umano normale. Ne consegue che Ogni Singola Consacrazione non sarà mai identica alla precedente e neppure alla successiva poiché arricchita di continuo, nella dimensione spazio-temporale propria della Celebrazione Eucaristica, dei Nuovi Azimi che vengono innalzati agli Onori dell’Altare in quell’Irripetibile Istante. Tale Discreto Processo di inarrestabile “Canonizzazione” all’interno di Tutte le Celebrazioni, impreziosisce e arricchisce il Corpo Mistico di Cristo di Nuove Cellule Ri-Generate di Anime Sante, molte delle quali anonime, rese degne di prendere parte a questa Prima Resurrezione nel Mistero di Redenzione e Salvezza Universale. La provata eroicità nelle virtù di tali Santi irrompe senza far rumore nella Carne del Fedele Sacramentato, donandogli quella Forza Sovrannaturale e le giuste Intuizioni per affrontare le prove e i momenti più disparati della vita di ogni giorno. A quanti non è dato di poter ricevere la Comunione sotto la forma Sacramentale viene in soccorso la Comunione Spirituale, grazie alla quale è possibile partecipare ugualmente alle suddette dinamiche fisiche, metafisiche e spirituali, quale espressione dell’Infinito Amore Trinitario che Dio nutre per ciascun Figlio.

RITUALE DELLA COMUNIONE SACRAMENTALE
La Santa Comunione, Epicentro di ogni forma di vita visibile e invisibile sulla Terra e in Cielo, è il Viatico mediante il quale il Cuore Pulsante di Dio Padre, attraverso il Miocardio spezzato e il Sangue versato di Cristo, trasporta e distribuisce l’Amore Trinitario a tutti i Suoi Figli, nella Potenza dello Spirito Santo Sposo di Maria. La funzione primaria della Santa Comunione consiste nel donare gratuitamente ad ogni cellula visibile e invisibile della Terra e dei Cieli il Dono supremo della Connessione al Corpo Mistico di Cristo. Gli effetti benefici di ogni Eucarestia oltrepassano i confini di spazio e di tempo fondendo in un’Unica Realtà la Terra e il Cielo. Al momento dell’Assunzione delle Sacre Specie, la Carne del Fedele Sacramentato entra in Dialogo con gli azimi dei santi di questa ed altre generazioni. Questi, ricevendo il Corpo di Cristo Sacramentato non è più assimilabile ad una goccia dell’Oceano quanto all’Oceano riversato nella goccia della sua corporeità. Rimanendo immobili al proprio posto o muovendosi allineati in fila indiana, a seconda delle direttive ecclesiastiche, si assume fisicamente e spiritualmente la medesima disposizione che gli eritrociti assumono procedendo uno dietro l’altro all’interno dei capillari alveolari, nell’interfaccia aria-sangue dei due polmoni. Nell’Eucarestia, culmine di ogni Preghiera e Apice di ogni Dialogo tra l’uomo e Dio, il Cielo incontra la Terra donandole i nutrienti di cui ha bisogno mediante le Pietanze Pasquali e, nello scambio gassoso che avviene attraverso l’epitelio alveolare, le Parole del Celebrante e dell’Assemblea sono assimilabili, da un lato, all’ossigeno che si fissa sull’eritrocita in uscita dal Cuore e, dall’altro, all”anidride carbonica rilasciata negli alveoli dagli eritrociti presenti nel Sangue refluo di ritorno al cuore. La possibilità di somministrare la Santa Comunione sotto forma di Viatico ai moribondi, la Sua distribuzione agli infermi e l’Adorazione Eucaristica, rappresentano ulteriori elargizioni di Grazia che la Chiesa Universale ha voluto offrire sin dalle origini ai Suoi amatissimi figli. Il Corpo Mistico di Cristo, quale immagine viva dell’Organismo Ecclesiastico Universale, cresce all’interno del Corpo Immacolato dell’Assunta, nel Suo Grembo verginale di Madre divenuto Calice della Nuova ed Eterna Alleanza. L’antichissima consuetudine di conservare le Ostie Consacrate all’interno del Tabernacolo, rimanda alla realtà anatomo-topografica del Fedele che con i suoi tre Tabernacoli Corporei Deambulanti del capo, del torace e dell’addome fusi in un unico grande Tabernacolo d’Amore, è caldamente invitato a continuare la distribuzione delle Grazie Eucaristiche, senza dicotomia,  al di fuori delle mura dove si svolge la Celebrazione, con i suoi pensieri, le parole e le opere di Carità. Il Celebrante, dopo essersi per primo Comunicato e avere distribuito la Santa Comunione riponendo le Particole avanzate nella Pisside, versa nel Calice oramai vuoto dell’Acqua attinta dall’ampollina. Con opportune manovre rotatorie, ripetute più volte, deterge accuratamente le pareti della Coppa al fine di rimuoverne ogni minimo residuo di Vino e di Pane Consacrati, bevendone in ultimo l’intero contenuto. Nello stesso Calice è stata precedentemente detersa minuziosamente anche la Patena e, infine, con un apposito fazzoletto denominato Purificatoio vengono asciugate con accuratezza le pareti interne e il fondo della Coppa, perché non vada perduta neppure una microscopica Cellula dell’Agnello Sacrificale. Il Calice e la Patena sono il segno tangibile della presenza di Maria sull’Altare, vale a dire di Colei che sin dall’Eternità è stata scelta dal Padre Celeste quale Contenente prediletto del Suo Unigenito a Nazareth, nel momento dell’Incarnazione; sul Golgota, nel momento della Sua Immolazione e sull’Altare Eucaristico, nel momento della Sua Consacrazione. L’impiego del Purificatoio Testimonia la Magnanimità di Maria, Donna Eucaristica, che non trattiene nulla per Sé del Sacrificio compiuto da Cristo Suo Figlio sulla Croce, neppure una minuscola goccia di Sangue o un piccolo frammento di Pane. La Santa Vergine si lascia tutta attraversare e poi detergere con il Purificatoio dalle mani del Celebrante, perché l’intera Cena Pasquale sia portata a valle a beneficio dei Suoi amatissimi Figli, della cui Salvezza Ella è il Solo Tramite sotto il titolo di “Santa Maria delle Grazie”.

BENEDICTUS
L’inno di Zaccaria è un Cantico parabolico che connette il Vecchio al Nuovo Testamento unificando: 1) Tutto ciò che precedette l’Incarnazione del Verbo alla Sua Immolazione sulla Croce, 2) il Battesimo d’Immersione nelle Acque del Giordano al Battesimo di Effusione di Sangue e Acqua scaturito dal Costato, 3) Quanto era stato profeticamente annunciato con il Sacrificio Espiatorio attuato.

MAGNIFICAT
L’inno che Maria eleva a Dio è intriso di Parole che fuoriescono dal profondo del Suo Cuore di Madre, è la prefigurazione della Maternità Universale che riceverà da Cristo ai piedi della Croce. In esso sono espressi la Figliolanza di Maria in relazione al Padre Celeste, la Sponsalità divina che la lega allo Spirito Santo e la Maternità della Chiesa per la ri-Generazione dell’umanità. Le Sue Parole sovrastano in spessore e contenuto qualsiasi altro componimento mai scritto o pensato prima o dopo da uomini o angeli. Tutte le Generazioni della Terra, a iniziare dalla popolazione dell’uomo Acqua, La chiameranno Beata, dal momento che ciascun’anima la riconoscerà Madre della Nuova Vita ri-Generata ricevuta in Cristo Suo Figlio, così come ogni Angelo la proclamerà Regina.

RITI DI CONCLUSIONE

BENEDIZIONE E INVIO
La Benedizione finale e l’Invio sono esortazioni a spostare la Pietra sepolcrale del proprio Io nel Comunicare Gesù agli altri fratelli d’esilio mediante i pensieri, le parole e le opere di carità quotidiani. Entrambe le esortazioni svolgono la funzione di confermare il credente nel servizio ai fratelli, sollecitandolo a trasmettere Senso e Sapore nella vita di tutti i giorni come fa il sale nelle pietanze e incoraggiandolo a comunicare al prossimo, con la propria testimonianza di vita, i frutti spirituali e materiali ricevuti. Questi frutti che garantiscono la Presenza di Gesù in mezzo agli uomini fino alla fine dei tempi sono: “Amore, Gioia, Pace, Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza e Dominio di sé” (Galati 5, 22). La Benedizione finale nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, congiuntamente all’invio e all’invito a essere sempre autentici testimoni della Resurrezione, senza dicotomie e in ogni circostanza favorevole e sfavorevole della vita, rimandano alla Benedizione e all’Invio impartito da Gesù ai Discepoli al momento dell’Ascensione.

BACIO DELL’ALTARE
Il Sacerdote alla fine della Celebrazione bacia ancora una volta Cristo, Altare di Morte e Resurrezione, in segno dell’intima relazione tra l’Amato e l’Amante e a nome dell’intera Assemblea Visibile e Invisibile.

CENNI AD ALCUNI ELEMENTI LITURGICI E STRUTTURALI

ICONOGRAFIA DEL CROCEFISSO
Allorquando sul Crocefisso il Capo di Gesù non appare reclinato ma con il Volto proteso verso l’alto, il contesto al quale rimanda è l’agonia di tre ore che precedette la Sua Morte. Laddove viene rappresentato il Cristo Trafitto e inchiodato nel legno, con il Capo reclinato, si evocano i momenti immediatamente successivi alla Sua Morte, ancor più se viene evidenziata la ferita del Costato destro. L’utilizzo del solo legno o di altro materiale per la rappresentazione della Croce, focalizza i momenti successivi alla Deposizione di Cristo. In tale contesto la Croce latina diviene il Segno indelebile dell’Altare Sacrificale dove è stato Immolato l’Agnello Pasquale, dal momento che erano i Crocefissi a portare sulle loro spalle il Patibolo lungo la Via della Croce. 

IL FONTE BATTESIMALE
È la vasca presente all’interno di un Battistero o di una Chiesa. Forma e dimensioni sono molto variabili e le sue Acque sono utilizzate per amministrare ai Battezzandi e ai Catecumeni il Sacramento del Battesimo per Infusione o per Immersione, da parte di un Ministro Ordinato della Chiesa. Il Fonte battesimale rimanda al Grembo Immacolato di Maria, che dal basso della Croce ha accolto e continua ad accogliere in modo incruento, ad ogni Celebrazione Eucaristica, il Sangue e il Siero del Suo Unigenito. Al Suo interno sono custodite pertanto le Acque Amniotiche di Morte e Vita che avvolgono e proteggono il Corpo Mistico per tutto il tempo della Sua Gestazione Spirituale all’interno del Grembo di Maria. Tali Acque sono figurazione di tutte le Acque presenti nella Sacra Scrittura: da quelle della Prima Creazione, in cui aleggiava lo Spirito di Dio, lo Sposo di Maria sin dall’Eternità a quelle Plasmatiche della Seconda Creazione o Pro-creazione, a quelle Sieriche della Ricapitolazione Finale del Creato, presenti nel Sangue Sedimentato di Cristo sgorgato dal Suo Costato Trafitto. Tra questi estremi, le Acque del Grembo Verginale e Dilatato di Maria, che presentano una composizione e un’osmolarità diverse a seconda del Trimestre di Gravidanza considerato, una volta versate nel Fonte Battesimale trascinano con sé tutte le Acque dal Principio della Creazione al suo Compimento Finale, dalle Acque del Primo Giorno alle Acque dell’Ottavo Giorno; dalle Acque del Diluvio Universale a quelle del Fiume Nilo dove Mosè venne sapientemente adagiato; dalle Acque del Paese d’Egitto trasformate in Sangue alle Acque dell’attraversamento del mar Rosso, aperte per il Passaggio del Popolo di Israele e Chiuse per l’Esercito del Faraone; dalle Acque di Massa e Meriba a quelle del Torrente dello Jabbok; dalle Acque del Fiume Giordano ai tempi del Profeta Eliseo e di Naaman il Siro alle Acque dello stesso Fiume aperte dal mantello del Profeta Elia e attraversate a piedi asciutti da lui ed Eliseo; dalle Acque del Fiume Giordano dove il Battista battezzò per Immersione il Redentore e Salvatore del mondo a quelle del Golgota, sgorgate per effusione d’Amore dal Torace Trafitto di Nostro Signore. Le sorgenti del Giordano si trovano sul monte Hermon e, nel suo sinuoso percorso, dopo avere raggiunto il mare di Galilea sfocia nel mar Morto. Lungo la sua corsa bagna i territori di cinque stati. Il Grembo di Maria, di portata Universale e Bacino Acquifero d’Eccellenza diviene, in tale contesto, Luogo di Pacificazione e Sede di Riconciliazione e di Riunificazione di tutto il Genere Umano, per farne in Cristo Un Solo Corpo. Tale Grembo è la Terra Promessa dove ogni uomo in cammino sulla Terra prima o poi approda per poi proseguire il viaggio nei Cieli. Al Suo interno tutte le Acque del passato riprendono vita nelle Acque Battesimali di Morte e Resurrezione dell’Unigenito. La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, gode all’interno del Grembo Mariano da dove sarà partorita Tutta Santa, di una Circolazione Embrionale e Fetale doppia e incompleta, in modo da consentire al Suo Interno l’entrata a ciascuna cellula uomo con il carico del proprio peccato. Gesù, Risorto e Asceso al Padre, Grazie alla Sua Seconda Venuta Sacramentale sulla Terra, è presente in mezzo agli uomini sotto forma di Pietanza Pasquale entrando ancora più in intimità con ciascuna delle Cellule Uomo che costituiscono la Sua Mistica Corporeità. Nella Sua Ultima Venuta, Gesù siederà su un Trono impalpabile, costituito da tutte quelle anime della Prima Creazione che furono dotate di un Corpicino Zigotico Azimo e da tutte quelle anime della Seconda Creazione procreativa che, come nubi sospese nel cielo, ne proclameranno all’unisono la Sovranità. La Parusia, già in atto, nell’accezione Cattolica restituisce Pienezza e Vigore all’originario significato platonico di “Presenza”, essendo Gesù Presente nel Pane Azimo dell’Eucarestia fino alla fine dei tempi, quale compimento di tutte le precedenti Teofanie. È incredibile come,  in caso di emergenza chiunque possa Battezzare nella Fede della Chiesa, utilizzando della semplice Acqua e pronunciando la formula di Rito: “Nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Per l’importanza fondamentale che tale Sacramento riveste nell’Economia della Salvezza la Chiesa Cattolica, costantemente guidata dallo Spirito Santo, ha voluto concedere a qualsiasi persona credente o non credente, cristiana o non cristiana, pur non essendo un Ministro del Culto, tale alto Ufficio da potere adempiere nei riguardi di un fratello o di una sorella in caso di emergenza. 

L’ACQUASANTIERA
È un recipiente di varia forma posto generalmente all’ingresso dell’Edificio Ecclesiale contenente l’Acqua Santa. Questo contenitore rappresenta per il Fedele in entrata o in uscita, un invito solenne a soffermarsi sul valore profondo che le Acque e la Divina Maternità rivestono nella vita di Fede. Per motivi igienici, in questo periodo di pandemia, pressoché tutte le Acquasantiere sono senz’Acqua. L’invito a segnarsi con le dita della mano destra inumidite nell’Acqua Santa, nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, rimanda il Fedele alla memoria della sua Incorporazione nel Grembo di Maria mediante il Sacramento del Battesimo, Porta d’Ingresso nella vita della Fede. Il rimando successivo è in direzione delle Acque sgorgate dal Pericardio Trafitto di Cristo Crocefisso e, più precisamente, in riferimento alla Componente Sierosa liquida che galleggia su quella Corpuscolata. Ogniqualvolta il Fedele entra o esce da una Chiesa, segnandosi con l’Acqua Santa, testimonia come l’intera sua vita si snodi tra le Acque del Battesimo, il primo dei Sette Sacramenti che gli ha ottenuto la liberazione dal Peccato Originale, e le Acque del Battesimo di Sangue che è il Compimento di tutti i Sacramenti, in virtù del quale ha ricevuto la Redenzione e la Salvezza. In forza di tale Circolarità Inclusiva dal Sapore Semitico, il Fedele aumenta la consapevolezza di essere passato dalla precedente condizione esistenziale di “Figlio dell’uomo” al nuovo stato di aumentata dignità e onorabilità di “Figlio di Dio, quale Cellula ri-Generata del Corpo Mistico di Cristo”. Il segno di Croce eseguito con le dita inumidite rimanda, da una parte, al primo “Lavacro di Rigenerazione” che lo transitò dalle Acque di Morte alle Acque Amniotiche della Nuova Vita di Fede nelle vesti di Neo-Battezzato e, dall’altra, il secondo “Lavacro di Espiazione” che Cristo ha pagato per lui sulla Croce. L’Acquasantiera sprovvista dell’Acqua Santa, sotto un’angolatura di Fede, rimanderebbe non tanto ad un monumento commemorativo, quanto alla Rottura delle Acque Amniotiche in prossimità del Parto Escatologico della Vergine, Porta del Cielo.

IL TABERNACOLO
È una struttura solitamente poco distante dall’Altare dove, al suo interno, sono gelosamente custodite le Ostie Consacrate e non consumate dall’Assemblea nella precedente Celebrazione Eucaristica. Il tabernacolo, impreziosito all’interno e all’esterno con decorazioni e materiali preziosi, può essere considerata la “Dimora Provvisoria” del Corpo di Cristo nella quale Gesù Sacramentato viene deposto in attesa di poter vivificare la Carne di tutti gli uomini a iniziare da quella del Fedele Comunicato. Il Tabernacolo è figurazione del Sepolcro Nuovo che Giuseppe di Arimatea fece scavare nella Roccia poco distante dal luogo della Crocefissione. La Roccia è la Parola granitica di Dio che Gesù ha rivelato in pienezza sulla Croce e che dall’Ambone continua a imprimere il Cuore dei Fedeli, luogo d’elezione dove viene Deposto il Corpo Inanimato di Cristo e sede da cui Risusciterà. Il Tabernacolo, la cui collocazione è fondamentale nella disposizione architettonica interna di una Chiesa, è anche figurazione del Grembo Gravido di Maria che ha in Gestazione il Corpo Mistico del Suo Unigenito. A tal proposito appare suggestiva la rilettura del “Segno di Giona Profeta” alla luce della Discesa agli Inferi compiuta da Gesù nelle 40 ore trascorse nel Sepolcro. Dalla Prima Deposizione all’Alba della Resurrezione, Gesù libera dagli inferi tutte le anime che il peccato avrebbe ancora voluto tenere prigioniere, avendole tutte assimilate a Sé negli Azimi Redenti del Pane e del Vino Consacrati. La balena, il grande cetaceo degli oceani, mammifero come l’uomo, diviene simbolo del Grembo Mariano che ha accolto la Vera Vita e che è destinato ad accoglierla ancora, anche dopo la Resurrezione. I pesci diventano espressione della fase intrauterina dell’esistenza umana e ricordano all’uomo che furono loro gli unici vertebrati a sopravvivere al Diluvio Universale, unitamente agli otto componenti la famiglia di Noè. Nuotando con le loro pinne e respirando con le loro branchie nelle Acque del Diluvio scortarono l’Arca fino alle cime dell’Ararat, dove si arenò in attesa della fine del Diluvio. Nei due Episodi Evangelici della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci, unitamente ai Pani ritroviamo i Pesci quali attori principali della prefigurazione del Mistero Eucaristico. San Pietro, nella seconda lettera afferma come dinanzi al Signore un giorno equivalga a mille anni e mille anni a un solo giorno, lasciando evincere come i tempi degli uomini non corrispondano ai tempi di Dio. L’anima del fedele che sarà chiamata a vivere la Dimensione Santa del Purgatorio dovrà, come fece il Profeta Giona, fidarsi e lasciarsi fagocitare dal Grande Cetaceo delle profondità oceaniche, raffigurante il Grembo Magnificato di Maria per profetare, una volta liberato, agli abitanti di Ninive che gli saranno affidati sulla Terra la Verità del Vangelo, contribuendo così mediante la trasmissione delle rette intuizioni alla liberazione di tante anime riluttanti e ostinatamente prigioniere del peccato. Il Fedele Comunicato è il Sepolcro Nuovo scavato nella Roccia granitica della Parola di Dio che diviene Tabernacolo in uscita dall’Edificio Ecclesiastico, per Comunicare ai fratelli quanto ha ricevuto. Il giardino della sua Nuova Corporeità, Redenta, Salvata e Santificata,  è talmente armonizzato con la sua anima da poter chiedere al Padre Celeste, per bocca del Celebrante, di venire trasformato in “Sacrificio Perenne” a Lui gradito. La Grazia Santificante dei Sacramenti, unitamente alle opere di Misericordia corporale e spirituale che compirà, saranno in grado di realizzare questo inimmaginabile prodigio a vantaggio del Corpo Mistico.
Relativamente al “Cammino in uscita” bisogna risalire fino ai tempi della Tenda dell’Alleanza che per molti anni rappresentò, per il Popolo Eletto, il più solenne sostegno in quel travagliato percorso di vita. Costruita con materiali e tessuti idonei a trasportare in luoghi desertici il Suo Prezioso Contenuto, fu accolta da Salomone all’interno del  Tempio di Gerusalemme dove, nel giro di poco tempo, svanì senza lasciare traccia di Sé. Tutto ciò accadde perché, mentre le fondamenta del Grandioso Tempio di Gerusalemme affondavano nel monte Sion, quelle della Tenda dell’Alleanza aggettavano al suo interno, nelle Dieci Parole date da Dio a Mosè e nella Manna discesa dal Cielo e conservata al Suo interno. L’Embrione Umano, dalla regione desertica della Tuba Uterina, come una Neo-Tenda dell’Alleanza, compie all’interno del corpo materno il medesimo percorso che compì quest’ultima, custodendo le Tavole della Legge genomica sin dalla sua iniziale Condizione Esistenziale Azima che la rende simile alla manna caduta dal Cielo, prima di impiantarsi nel massiccio montuoso del Monte Sion Uterino. Su tale Altura l’Embrione affonderà le sue radici miometriali mediante il processo di “Placentazione”, gettando nella sue pareti le profonde fondamenta che renderanno stabile la sua crescita, fino a divenire il “Tempio Corporeo” sovrapponibile metaforicamente a quello di Gerusalemme. Ogni uomo, ultimata la sua personale costruzione, potrà sfoggiare con fierezza i tre sacrari del capo, del torace e dell’addome unitamente alle appendici degli arti superiori ed inferiori atte a deambulare e a creare. Il primo Tempio, realizzato da re Salomone quale frutto della Sapienza umana ispirata da Dio, fu demolito per la prima volta ad opera del peccato reiterato dell’uomo. Ricostruito una seconda volta da re Erode il grande, paradigma dell’orgoglio e della superbia, venne ampliato senza tener conto delle misure originarie che erano state prefissate non dall’uomo ma da Dio. Distrutto una seconda volta nel 70 d.C. appare oggi visibile, nell’area in cui svettava maestoso, la grande spianata del Tempio sulla quale si ergono tre Moschee insieme ad altri edifici minori, a testimoniare la frammentazione dell’umanità. Il Muro del Pianto Occidentale è ciò che rimane della costruzione del Primo Tempio, a memoria del fendente che il soldato romano infisse sul Corpo di Cristo Morto aprendone il costato sul versante destro, a occidente. Tale lettura simbolica può essere condivisa esclusivamente da chi ha ricevuto la grazia di riconoscere nel Crocefisso i punti cardinali dell’orientamento della propria vita. Il Corpo di Cristo Sacramentato sta riedificando sulla Terra e nei Cieli, pietra su pietra, dalla Tenda Zigotica dell’Incarnazione al Tempio Pluricellulare della Crocefissione, le mura diroccate del Tempio di Gerusalemme. È così che dal Muro Trafitto del Costato di Dio e dagli Azimi spezzati del Suo Sacratissimo Cuore continua a sgorgare maestoso il Fiume in piena della Vita che non ha più fine.

L’AMBONE
Il termine deriva dal greco ambon, a indicare una superficie convessa da cui, al pari di un grembo gravido e prominente, oramai prossimo al parto, viene data alla Luce la Parola di Dio e consegnata all’assemblea. La Parola può così crescere nel fedele e specificare tutto il contenuto che veicola. L’ambone diviene anche Figurazione del Sepolcro Vuoto di Cristo da dove nel Mistero della Sua Morte e Resurrezione fuoriesce ogni Pienezza di Vita.

IL PORTALE
È la porta d’ingresso principale di una Chiesa. In epoca medievale ha assunto un aspetto monumentale quale evocazione dell’ingresso alla Vita Nuova in forza del Sacramento del Battesimo.

LA PORTA SANTA
Si tratta di una Porta usualmente tenuta murata, che viene aperta “esclusivamente” in occasione di un Giubileo ordinario o straordinario. Per lo più si tratta di una Porta Secondaria di una Basilica, ma non affatto marginale sotto il profilo teologico. Nell’attraversare la Sua Soglia, oltrepassandone gli stipiti e l’architrave, viene offerta al Fedele la grazia di ottenere per sé e/o per altre persone vive o morte a modo di suffraggio, l’Indulgenza Plenaria dei peccati in osservanza delle condizioni prescritte dalla Chiesa. Si tratta di un momento unico per la Salvezza dell’umanità intera, nel quale è possibile ricevere Grazie Eccezionali elargite da Dio limitatamente al suddetto periodo. Tale lasso di tempo, nel quale l’Abisso della Misericordia di Dio si rende ancora più evidente, ha la durata generalmente di un anno ed è conosciuto anche con il nome di “Anno Santo”, “Anno Giubilare” o “Anno di Grazia del Signore”. Mediante l’Indulgenza vengono cancellate dinanzi a Dio, totalmente o parzialmente le Pene temporali conseguenti ai peccati commessi, le cui Colpe sono già state cancellate dall’Assoluzione ottenuta in Confessionale.

CONCLUSIONI
Il fedele che non conosce ancora Gesù nella Sua Pienezza Evangelica e Sacramentale parlerà agli altri dell’Amore in senso lato, sebbene nelle prove personali della vita non sempre sarà in grado di testimoniarlo, manifestando piuttosto talvolta sentimenti di sconcerto e paura. Il fedele che ha ricevuto Gesù Eucarestia diviene Carne Evangelizzatrice del Suo Corpo e, Comunicandosi agli altri, fortificato dallo Spirito Santo è in grado di trasmettere l’Amore di Cristo sempre e comunque. Animato da un Santo Zelo diviene simile a un soldato che, mentre prima combatteva il maligno da solo confidando nelle proprie armi, adesso, arruolato nell’esercito capitanato da San Michele Arcangelo, lo affronta nella Onnipotenza del Corpo di Cristo che ha sconfitto ogni male uscendo Vittorioso sulla Morte. Il fedele convertito diviene ancora simile a una pecora fuggita dal gregge che, nel fare ritorno all’Ovile Mariano grazie alla Santa Messa, incute terrore persino al più feroce predatore dando somma gioia al suo Pastore. Diviene simile a una pietra diroccata del Tempio di Gerusalemme, che l’Eucarestia ha reso Cattedrale Indistruttibile e tempio dello Spirito Santo di Luce, di Pace e Splendore. Diviene simile a un uomo ricco e tronfio di certezze che la Celebrazione Eucaristica ha trasformato in un mite compagno nel cammino della vita e in un amico fidato nella stagione del dolore. Il fedele che vive l’Oltrevita, nella condizione di defunto, Redento e Salvato dal Sacramento, riprende a vivere e vestito di sacco a profetare agli abitanti della città di Ninive ai quali è stato inviato.
È importante sottolineare come, subito dopo il Battesimo, soltanto il Sacramento della Confessione o Riconciliazione o Penitenza possa portare il fedele ad una Autentica Conversione. Finché questi non avrà maturato nella propria mente, nel suo cuore e nella sua anima l’ardente desiderio di ricevere nel Confessionale la Riconciliazione con Dio mediante un Ministro Ordinato della Chiesa, sarà impossibile parlare di un Autentico Cammino Spirituale. Gesù ha pagato con il Sacrificio Espiatorio della Sua Persona il prezzo di tale Riscatto per potere liberare gli uomini della Terra dal loro peccato. Con la Sua Morte di Croce ha Espiato e Ottenuto per ciascuno la Remissione dei peccati e la Sete bruciante che accusò in modo straziante poco prima di spirare fu Sete di Confessionale e Arsura per i peccati non ancora confessati. Al penitente è dato di ottenere nel Confessionale l’Assoluzione dei propri peccati. Si ricorda altresì come l’Assoluzione cancelli soltanto la Colpa e non la Pena Temporale, i cui postumi e le cui conseguenze del peccato rimangono e segnano la vita di molti fratelli. Cristo, morendo sulla Croce, si è Assunto tutte le Colpe dell’umanità lasciando volontariamente sulla Terra le Drammatiche Conseguenze prodotte dal peccato, al fine di rispettare i Tempi e la Libertà di ciascun figlio nel fare ritorno alla Casa del Padre. La Chiesa ha concesso e continua a concedere Cascate di Indulgenze che permettono di fare ottenere al fedele o in suffragio la Rimozione Completa anche delle Pene Temporali. La vendita delle Indulgenze, storica pietra di scandalo, deve oggi intendersi quale Prodigiosa ed Inestimabile Rimozione “Parziale” o “Totale” di tali dolorosissime conseguenze che il peccato lascia, da lucrare spiritualmente sia per i Vivi che per i Defunti. Nel caso della Rimozione Totale delle Pene a suffragio dell’anima di un defunto, questi passa istantaneamente dal Purgatorio alla Visione Beatifica del Paradiso, dal Desiderio Ardente di Dio alla Visione Beatifica di Cristo che è Dio e del Suo Corpo Mistico che è la Chiesa. Non esistono, né sono mai esistite né esisteranno mai Preghiere, Assoluzioni e Indulgenze a suffragio degli angeli decaduti o delle anime di quanti abbiano deliberatamente deciso di dannarsi morendo nell’Impenitenza Finale, che coincide con il Rifiuto Definitivo della Grazia di Dio. Gli angeli decaduti hanno difatti definitivamente e istantaneamente detto No! all’Amore dell’Onnipotente, dall’alto della loro elevatissima contemplazione di Dio, mentre le anime dei dannati hanno liberamente e ostinatamente rifiutato in vita la Remissione dei peccati e, nonostante la piena Avvertenza e la Consapevolezza di essere in Peccato Grave, si sono opposti caparbiamente alla Redenzione e alla Salvezza di Cristo.
Trattando delle campane è stato detto, all’inizio, come sia il loro corpo a vibrare producendo il suono ed è a tal proposito che nasce l’augurio dell’autore affinché tutti gli uomini possano, mediante l’ascolto che diviene Preghiera, Silenzio e Contemplazione, percepire ad ogni Celebrazione Eucaristica il vibrare delle loro cellule a contatto con il Battacchio della Parola. Vibrazione mediata non più soltanto dalle membrane timpaniche, quanto dalle orecchiette del cuore, in grado di fare percepire la grandezza di essere tutti, uomini e donne, cellule viventi di Un Solo Corpo. 

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